Giugno 2015

UROBORO | il nuovo romanzo di Ferdinando de Martino (cioè io).

Gentili lettori, amici e conoscenti, sono felice di poter comunicare una nuova notizia agli affezionati dell’infernale.

Al momento mi trovo impegnato a leggere le bozze corrette del mio nuovo romanzo “UROBORO”. Ebbene sì, un nuovo romanzo è in arrivo e sono molto contento di parlarne con voi.

Ho iniziato a scrivere “UROBORO” in maniera molto metodica e razionale, cambiando le mie abitudini e i miei ritmi lavorativi. La prima stesura mi ha portato via circa sette mesi di lavoro; sette mesi in cui ho dedicato a questo progetto quattro ore giornaliere.

L’unica cosa che posso dire a riguardo di questo nuovo percorso è che la persona che ha iniziato a scrivere questo libro non è la stessa che l’ha terminato. Lavorare a questo progetto mi ha cambiato radicalmente e non parlo di cambiamenti positivi o negativi, qui si parla semplicemente di cambiamenti.

Ho riversato in questo progetto tutte le mie energie come mai avevo fatto prima, forte della pazienza che VOI avete avuto nei miei confronti e nei confronti del mio lavoro.

Chi legge questo blog in cui ho postato decine di racconti gratuiti, chi ha comprato i racconti in formato e-book, chi ha comprato i miei precedenti romanzi e soprattuto grazie a tutti quelli che mi hanno scritto le loro impressioni e le loro osservazioni tramite Mail; è grazie a tutta questa gente che ho trovato la forza di dedicarmi ad un progetto così impegnativo.

Per la prima volta ho sentito il peso di non deludere e se da un lato questa cosa mi ha quasi distrutto, dall’altro lato mi ha fatto sentire quasi un’immortale. A qualcuno potrebbe sembrare una sciocchezza, ma i vostri commenti, le vostre mail, le vostre telefonate e i vostri consigli mi hanno cambiato profondamente, dandomi una forza spirituale senza precedenti.

Ogni volta che avete letto un mio racconto, anche se l’avete ritenuto un racconto di merda, avete accolto nella vostra mente quello che per me rappresenta un figlio. Avete adottato i miei figli ed io non ve ne sarò mai grato abbastanza.

Il web mi ha insegnato anche a non essere un morto di visualizzazioni, perchè tra un morto di visualizzazioni e uno squalo dell’editoria c’è pochissima differenza.

Proprio per questo ci tengo a precisare una cosa che mi preme particolarmente. Non intendo assolutamente  radicarmi in un settore editoriale e stop; il mio lavoro continua, seguendo come al solito la mia etica di pensiero (giusta o sbagliata che sia). Ho intenzione di dividere la mia carriera tra le pubblicazioni e i progetti indipendenti. Il mio mestiere è il produrre materiale, fine. Quando qualcuno mi propone un buon contratto, accetto e quando nessuno me lo propone… mi muovo di conseguenza  per creare qualcosa d’indipendente.

Questo è il mio modo di lavorare ed è l’unico che conosco. Probabilmente non farò mai i milioni, ma per me il lettore rimane l’epicentro della storia.

Odio tutti quegli scrittori che tendono a distaccarsi dai propri lettori. Li reputo scialbi.

Per quanto riguarda “UROBORO”, posso ritenermi contento del fatto che non sia un lavoro indipendente perché sentivo in prima persona la necessita di un editing canonico per l’opera.

Quindi… grazie a voi.

Spero vivamente che chi comprerà UROBORO non rimarrà deluso.

 

Ferdinando de Martino.

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Adam Tharia | il dramma del cyber-bullismo |

A qualcuno sarà venuto in mente un eventuale raffronto con la canzone “Adam’s song” dei Blink 182 quando il caso di Adam Tharia (15 anni) ha cominciato a diffondersi a macchia d’olio tra web e stampa.

L’ennesimo caso di Cyber-bullismo, un ragazzo picchiato davanti all’obbiettivo di un telefonino costoso, comprato da un padre troppo assente per accorgersi di aver cresciuto una bestia al posto di un essere umano. Perchè di bestie stiamo parlando.

L’uomo differisce dalla bestia per due ragioni: la capacità di placare il proprio istinto e la consapevolezza della sua stessa fine.

Il ragazzo che ha ripreso il pestaggio, i ragazzini che attorniavano la scena ridendo senza un ritegno come se dovessero durare per sempre, come se non fossero anche loro destinati a lasciare un ricordo tremendo alle loro spalle; quegli stessi ragazzi imbottiti di soldi e qualunquismo mediatico fagocitato come Cheerios a colazione, sono più simili alle bestie di molti animali.

L’incapacità di provare empatia è un qualcosa di terribilmente triste, non trovate? Il non riuscire a capire che il picchiare una persona a terra, riprendendola con il telefonino mentre una folla di ragazzi continua a ridere non è un semplice reato, quanto più una totale mancanza di rispetto verso ciò che l’uomo dovrebbe rappresentare.

L’empatia è pericolosa. L’empatia potrebbe portare quei ragazzi ad immaginare anche solo per un istante quello che è passato nella mente di Adam, nel momento in cui ha deciso che tra lui, il suo essere un “sfigato” e il resto del mondo ci fosse solo un salto.

Così, dopo aver passato il suo quindicesimo compleanno a piangere, guardando il video del suo pestaggio diventare virale, sentendo la sua vita staccarsi da lui giorno dopo giorno lungo i corridoi di una scuola che lo vedeva bullizzato e deriso, quello stesso ragazzo con sogni e ambizioni, ha deciso che quel salto l’avrebbe fatto da un albero e con una corda al collo.

Quindici anni. Al mondo esiste gente in grado di ridurre il cervello di un quindicenne propenso al suicidio e non ad una partita con gli amici alla play-station.

Ciò che penso su questa faccenda è tanto semplice quanto sconcertante e probabilmente sembrerò cinico e freddo nello scrivere il mio pensiero.

I ragazzi che hanno compiuto questo gesto rispondono al classico profilo psicologico dei sadici, in quanto godono nell’immaginare un quindicenne che piuttosto di passare una nuova giornata a scuola sceglie la fine dei giochi, lasciando una famiglia affranta e una macchia indelebile nella memoria di amici (veri) e parenti.

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Quegli stessi ragazzi non provano alcun rimorso per le azioni fatte, probabilmente davanti alle telecamere dei telegiornali diranno che il loro cuore è affranto; ma ciò che realmente colpisce il loro animo è la probabile punizione.

Perchè passare un giorno senza controllare Facebook su di un telefonino da ottocento euro è un vero dramma… poco importa se un ragazzo ha gettato al vento la sua vita, suicidandosi, perchè con quello stesso telefonino qualcuno gli ha rubato la dignità.

Per quanto mi riguarda, l’estenuante bisogno dell’uomo di piazzare un individuo sulla gogna è sinonimo di una società che ha fallito.

 

Ferdinando de Martino

 

ZETA | un libro, un fumetto e anche un disco musicale.

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È con immenso orgoglio che mi permetto di presentare in maniera un po’ più canonica “ZETA”.

Avevo da poco terminato l’ultima stesura di un romanzo (quella da mandare agli editori), quando quella sensazione di vuotezza post-parto mi assalì come una iena avrebbe assalito una carcassa. È difficile da spiegare, ma sono sicuro che chiunque sia dedito alla creazione di libri, musiche o altro, potrà facilmente interpretare quel sentimento nel migliore dei modi.

In quei giorni iniziai la stesura di “ZETA”, ovvero, quello che doveva essere un racconto breve. Da racconto breve decisi di trasformarlo in un libro/fumetto, cioè uno di quei libri in cui certi capitoli si affidano al linguaggio più immediato e visivo del fumetto per esprimere i concetti base della storia. Tuttavia, sebbene soddisfatto della sceneggiatura, sentivo che qualcosa mancava… ma procediamo con ordine.

Il libro doveva raccontare la storia di un giornalista che, in un’epoca distopica, si sarebbe trovato a lavorare alla stesura di un reportage sulla mente più brillante e controversa del suo secolo. A quel punto mi dissi -Ma perchè non scrivere il reportage in divenire, esattamente come se lo scrivesse il giornalista in persona, mostrando la vita del giornalista stesso grazie ad un fumetto?-. Tutto questo, fomentato dal concetto di meta-letteratura mi rese immediatamente soddisfatto della mia idea, nonostante quel “qui ci manca qualcosa” continuasse a risuonare nella mia testa.

Così pensai: visto che all’interno della storia si parla anche di un disco musicale che spesso viene ascoltato dai protagonisti, perchè non creare anche un disco musicale, facendo sì che il lettore possa fisicamente ascoltare la musica assieme ai protagonisti del romanzo?

Ecco… quella era l’idea che mancava. Di lì a breve chiamai Daniele Nicoletti, musicista che stimo particolarmente, nonché mio cugino (un po’ come i Manetti Bros, ma cugini).

Iniziammo a lavorare immediatamente al progetto, lavoro che ad oggi continua fiero della sua impostazione indipendente.

Il tutto nacque infatti da una discussione tra me e mio cugino, appunto, discussione in cui descrivevamo la difficoltà che trova sempre chi produce arte a relazionarsi con case editrici ed etichette discografiche. Nulla di trascendentale, in quanto il lavoro dell’editore è di basilare importanza per la realizzazione di un libro, ma giustamente il rapporto è spesso vittima della censura del mercato; totalmente diversa dalla censura vera e propria, in quanto la “censura del mercato” certe volte si può addirittura definire sacrosanta per chi vuole campare di questi mestieri strambi.

la domanda che feci a me stesso fu la seguente -Fè… se proprio potessi realizzare un’opera a cazzi tuoi, una di quelle capace di farti dire “sì… probabilmente sarà un buco nell’acqua ma il fatto stesso di averla creata mi fa sentire più vivo”, cosa faresti?

Credetemi… la risposta a questa domanda è “ZETA”.

Così, come progetto parallelo ai miei romanzi e ai dischi di Daniele Nicoletti, abbiamo deciso di creare un disco, libro e pure fumetto… no, ma dico… avete capito?

Se Celentano fosse qui con me direbbe senza dubbio -Zeta è rock… e gli altri sono lenti.

Scherzi a parte, inizieremo d’ora in avanti a pubblicizzare l’opera, chiedendo anche a voi “pubblico del web” di darci una mano, condividendo i nostri link di tanto in tanto, facendo sì che un progetto indipendente possa esprimersi al meglio delle sue potenzialità.

 

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Ferdinando de Martino.