Settembre 2016

Van Gogh e il Padrino NEWS | Un investimento che non potete rifiutare | di Ferdinando de Martino

Vincent_van_Gogh_-_Self-portrait_with_grey_felt_hat_-_Google_Art_Project

Ovviamente è risaputo che l’arte rappresenta da sempre uno dei migliori investimenti, soprattutto quando si parla di eventuali pagamenti in nero, perchè in un modo o nell’altro le potenzialità capitalistiche di un quadro sono sterminate.

Durante un blitz della polizia sono stati rinvenuti due quadri di Vincent Van Gogh a Castellamare di Stabia, presso un immobile ritenuto di proprietà del boss della cocaina  Raffaele Imperiale, soprannominato “Lelluccio ‘o parente”.

I quadri in questione, datati 1882 e 1884 di un valore inestimabile, erano stati trafugati dal Van Gogh Museum nel 2002 e d’allora l’ente olandese aveva messo una taglia di centomila euro per ogni singola informazione relativa alle suddette tele.

A qualcuno potrebbe risultare pazzesco, ma non è la prima volta che la camorra investe in opere d’arte, spesso unico mezzo per poter far girare il denaro sporco, oltre a risultare un’eccellente appagamento estetico.

Probabilmente Imperiale, attualmente in viaggio vacanza-latitanza a Dubai, avrà appreso la notizia sorseggiando del gin da una noce di cocco, accusando solo in piccola parte il colpo, ma almeno al mondo dell’arte è stato restituito un tesoro dal valore inestimabile.

di Ferdinando de Martino

Come nasce uno scrittore | Avvoltoi | di Salvo Barbaro

7 Marzo 2016

Sono le sette del mattino e sono al computer che scrivo. Ho preso la sana e buona abitudine di alzarmi presto per infilare la testa e la mente nel piccolo schermo prima che la mandria impazzita si svegli. Ho tantissime idee, sogni, speranze.
Rileggo la mail di una casa editrice a cui ho inviato un mio lavoro e che mi ha risposto subito con molto garbo. CIAO AUTORE, ABBIAMO RICEVUTO IL SUO MANOSCRITTO E SIAMO DAVVERO INTERESSATISSIMI A PUBBLICARLO. SE VUOLE ULTERIORI CHIARIMENTI, CHIAMI IL NOSTRO OPERATORE AL NUMERO CHE SI TROVA NELLA NOSTRA PRESENTAZIONE. A PRESTO.
-Bene- penso. Sono curioso di sapere cosa mi dicono. È passato un mesetto dal mio invio e subito mi hanno contattato. Allora scrivo bene, sono davvero uno scrittore di talento. –Bravo Salvo.- mi gongolo e sorrido come un ebete.
Sono quasi le nove e Giulia è in cucina con Elena. È stanca, Giulia non dorme per via della piccola che si sveglia ogni ora e per giunta ci si mette anche Vieri con le sue piccole paure notturne. Ci si riposa dalle undici di sera fino all’una. Poi inizia lo show, pianti, urla, qualche imprecazione, ma alla fine si finisce tutti nel lettone abbracciati.
-Piccola ti volevo far leggere questa mail!
Giulia mi guarda e mi risponde con un semplice -Ok!
Legge con attenzione, poi alza lo sguardo dal video e mi dice –Non so che consigliarti amore! È una bellissima mail ma gli hai inviato i racconti nemmeno un mese fa e già ti hanno risposto? Mi sembra un po’ strano. Comunque chiamali e vedi cosa dicono!
-Anche a me sembra strano, ma chiamo ora, penso mi rispondano!
Prendo il cellulare e compongono il numero. Mi siedo sul divano mentre il rumore degli squilli mi fa venire agitazione. Ma alzo di nuovo, respiro profondamente. Ecco ci siamo.
-Buongiorno sono Salvatore Barbaro e ho ricevuto una vostra mail riguardo a dei racconti che ho inviato!
Dall’altra parte del telefono una voce squillante e vigorosa.
–Ciao Salvatore. Ci fa molto piacere che ci abbia contattato. Allora ti spiego, ora il nostro capo è fuori sede, ma comunque nel pomeriggio sarà lui a chiamarti. Intanto ti invio una mail con tutte le spiegazioni del caso, ok Salvatore?
(Salvatore ciao, mi dà del tu, ma dove siamo al bar?) penso. Poi ritorno in me e rispondo -Ok!
-A presto allora- fa la voce squillante.
Riattacco e come per magia dopo dieci minuti arriva la mail. La leggo con Giulia che mi ha raggiunto al computer. GENTILE AUTORE COME D’ACCORDI PRESI PER TELEFONO LE INVIO IL TUTTO.
COSTO PUBBLICAZIONE LIBRO 2000 EURO. LE ABBIAMO INVIATO UNA COPIA DEL LIBRO GIA’ IMPAGINATO, COSI’ SI RENDERA’ CONTO DEL BUON LAVORO CHE ABBIAMO FATTO. OGGI LA CONTATTERA’ DIRETTAMENTE IL NS RESPONSABILE PER ULTERIORI CHIARIMENTI. GRAZIE.
-Mah, secondo me sono molto furbi questi- dice subito Giulia.
-Anche secondo me, ma per farti conoscere devi pubblicare così. Io non conosco nessuno in questo campo e se voglio almeno un po’ di notorietà credo sia meglio iniziare in questo modo, non credi?
Giulia mi guarda con amore.
-Te l’ho sempre detto amore mio. Io ti appoggio in tutto e per tutto. Ma aspetta un po’. Non buttarti nelle mani del primo che capita!
La bacio e il telefono magicamente squilla. Guardo lo schermo. Numero che non conosco. Prefisso Napoli.
-Ciao Salvatore, sono V. P. disturbo?
-No, mi dica!
-Allora arrivo subito al sodo. La mia collaboratrice le ha inviato una mail. Lì c’è scritto tutto, chi siamo, che facciamo e cosa faremo una volta pubblicato il tuo libro. Scusami se ti do del tu ma per me siamo tutti una grande famiglia!
Stop. Fermati V. P. Stai sbagliando approccio con me. Non mi dire che siamo una FAMIGLIA perché mi incazzo come una bestia. Primo non ti conosco, secondo mi stai offrendo l’opportunità di pubblicare chiedendomi dei soldi. E terzo hai proprio una voce di merda!
-Senta V. mi scusi ma sinceramente non lo so. Ci devo riflettere perché secondo me c’è da migliorare anche la forma e mi trovo anche in difficoltà adesso perché sono disoccupato e…- faccio un occhiolino a Giulia.
-Ok Salvatore. Comunque noi abbiamo un ottimo editor e credimi, dalla lettura secondo me c’è poco da migliorare. Sei bravo e hai talento. Comunque tranquillo, pensaci quanto vuoi e poi mi chiami. Ah, dimenticavo di dirti che ti abbiamo inviato una copia del libro. Pensaci e a presto!
-Buona giornata!
Guardo Giulia, lei mi guarda e sorride.
-Lo sapevo amore mio,- mi fa, poi continua -per me si approfittano dei sogni altrui e poi devono proprio aver bisogno di soldi!
Annuisco con un po’ di amaro in bocca. D’improvviso suonano alla porta. Mi affaccio alla finestra. È un corriere. Apro la porta e prendo il pacchettino. Immediatamente lo apro. Eccolo il libro. Una bella copertina, il mio nome su, dentro i miei racconti. È un sogno, mi emoziono. Una mia creatura.
Torno con i piedi per terra quando sfogliandolo trovo gli stessi errori corretti un paio di giorni prima. Errori grossolani che una vera casa editrice avrebbe bocciato a priori cestinando subito il manoscritto. Scuoto la testa.
Si susseguono in giornata altre dieci email della casa editrice più una telefonata dove mi dicono che se sono disoccupato non c’è da preoccuparsi. Non avrò sconti, ma il pagamento lo potrò rateizzare.
ANDATE A QUEL PAESE TRUFFATORI.

Blogger di guerra in tempo di pace | Una stanza poco Selvaggia | di Ferdinando de Martino

selvaggia lucarelli

Eccoci qui. Oggi parleremo della guerra tra Selvaggia Lucarelli e la pagina Facebook Sesso droga e pastorizia.

Ricordiamo a tutti che Selvaggia Lucarelli ( intellettuale che vediamo ritratta nel noto salotto di “Ballando con le stelle”) ha già scatenato le furie del web con tutta la polemica legata al #selvaggianonmentire di cui sostanzialmente non mi sento di parlare per conservare quel minimo di dignità  che ancora mi fa sentire uomo.

Ma veniamo ad oggi… la Lucarelli ha deciso di partire per una crociata mediatica contro la pagina “Sesso droga e pastorizia”,  nota per pubblicare contenuti ironici dal carattere erotico su Facebook. Ma voi vi chiederete: come mai una giornalista e blogger così conosciuta si ritrova a combattere con una pagina Facebook?

Ok, pronti per la risposta?

Definire giornalista una persona che lavora per M2o equivale a definire musicisti gli artisti che suonano per M2o, ma la Lucarelli collabora anche col Fatto Quotidiano, quindi non possiamo che stringere i denti e riferirci a lei come ad una giornalista.

La giornalista in questione basa la sua carriera sui numeri tratti dal web e non sullo stile giornalistico, ovviamente, quindi il suo ruolo è quello dello sciacallo mediatico, pronto a nutrirsi delle carcasse abbandonate da giornalisti e blogger.

Le notizie relative al suicidio di Tiziana Cantone e le foto rubate a Diletta Leotta hanno dato il via agli articoli di genere, un po’ come gli anni novanta diedero il via alla musica Grunge e dal giorno alla notte, anche le boy band iniziarono a sentirsi un po’ più punk.

Per la Lucarelli è accaduta la stessa identica cosa. Il modo più veloce per creare dei numeri sul web è il prendere un gruppo di utenti e insultarlo. La Lucarelli ha cavalcato un’onda che si stava prosciugando, come una surfista dell’ultima ora e ha deciso di spremerla fino all’osso per ricavare un po’ di notorietà, così ha iniziato questo battibecco 2.0..

Sesso droga e pastorizia deve chiudere, secondo Selvaggia, perchè promuove e diffonde materiale che potrebbe portare al suicidio di altre ragazze, giusto? Però io avrei una piccola precisazione da fare… non era stato il Fatto Quotidiano a diffondere il nome e cognome di Tiziana Cantone, arrivando a portarla al suicidio?

Non sarebbe una scelta più intelligente chiudere la nota testata, piuttosto che una pagina Facebook?

No, perchè nel caso non ve ne foste accorti, i giornalisti del Fatto vengono pagati, sono iscritti all’albo e dovrebbero essere dei professionisti.

Credo che la colpa di questi “moti rivoluzionari” dovrebbe essere attribuita più ad un giornale a copertura nazionale che ad una pagina ironica. Sbaglio?

Non credete anche voi che la Lucarelli voglia semplicemente attirare su di sé l’attenzione che non riuscirebbe mai a ricevere per la stesura di un normale articolo di giornale.

Quando la Lucarelli scrive, mi viene in sempre mente l’immagine di una bambina al mare che grida -Guardatemi, voglio fare i tuffi… guardatemi… guardatemi! Ho anche un bel décolleté.

E non proviamo nemmeno a gridare al sessismo, perchè nessuno si riferirebbe mai con toni sgarbati a giornaliste come Giulia Innocenzi, probabilmente perchè i servizi dell’Innocenzi girano sempre attorno ad argomenti di una levatura un po’ più elevata di una crociata da blogger di guerra in tempo di pace.

Ferdinando de Martino.

America… cara vecchia America | riflessioni sulle presidenziali | di Ferdinando de Martino

Qualche giorno fa è stato trasmesso in diretta mondiale il dibattito Clinton v.s. Trump, atteso da tutti i giornalisti e blogger del pianeta, per poter scrivere qualche frase di circostanza sulla vittoria del candidato democratico, facendo quello che in gergo si chiama clickbait ( acchiappare click con notizie scritte a cazzo di cane).

Dopo aver lasciato passare qualche giorno, anche io ho deciso di dire la mia sul dibattito in questione e sulle elezioni presidenziali americane.

Mi rifiuto di scrivere le mie opinioni in formato blogger-indie, limitandomi a sputare ironia su Trump, parrucchini e sessismo, perchè quello non è né giornalismo, né blogging, quello al mio paese si chiama popò mediatica.

Quello che voglio dire è  estremamente semplice: quando guardo un dibattito americano, non lo capisco.

Non mi riferisco al fattore linguistico, bensì alla lingua concettuale del popolo americano.

Io non capisco assolutamente la realtà americana e ascoltando Trump e la Clinton, mi sono accorto di guardare a loro come dei candidati di un paese che non riesco  ad incasellare nella mia mente.

Sforzandomi un pochino, riesco a capire moltissimi paesi di cui conosco veramente poco, mentre se si parla degli Stati Uniti, il cervello mi si blocca, mandando in pappa il ragionamento.

Mi spiego meglio. Ogni discussione presa in considerazione all’interno del dibattito genera in me un’opinione e questa opinione “politica” deve per forza di cosa essere adattata alla nazione di cui si sta parlando… lì inizia per me il dramma.

Facciamo un esempio: la riforma delle armi.

Per avere un’opinione su questo argomento bisogna correlarlo ad un paese.

Se iniziamo a parlare di armi e Italia, posso darvi una mia opinione, esattamente come se parlassimo di armi e Polonia o armi e Grecia, armi e Cina e via dicendo. Armi e America… non riesco ad avere un’opinione.

Perchè?

Vedete l’America ai miei occhi è un paese complicatissimo. La visione mondiale degli States è quella del paese più forte del mondo, quello più avanzato, quello in cui con un’idea in un garage puoi creare la tua azienda multimilionaria in due giorni e via dicendo, ma la realtà dei fatti non è questa.

Gli Stati Uniti non sono due coste in cui vengono girati i telefilm di successo, ma un insieme di stati di cui sappiamo poco e niente. In certi stati, ad esempio, viene insegnato esclusivamente il creazionismo , perchè il darwinismo è illegale; quindi è probabile che qualche americano sia realmente convinto che al suo interno non batta un cuore, bensì un pezzo di fango unto dalla mano del signore.

In altri stati il parlamento ha dovuto votare delle severissime leggi contro l’incesto, perchè senza di queste, il popolo avrebbe continuato ad andare a letto coi propri familiari ad intermittenza, senza porsi minimamente un dubbio morale.

In quattordici stati è vietata la sodomia. Questo vuol dire che se per caso confessate al vostro amico poliziotto di aver praticato la sodomia con vostra moglie, lui potrebbe tranquillamente sbattervi in carcere.

In quattro di questi stati, tra cui il Texas, è vietata la sodomia solamente ai gay; questo vuol dire che in Texas potete essere gay esclusivamente se decidete di non consumare.

Ma non è finita qui. Nel 2007, una ragazza portò in tribunale un cospicuo campione dei migliori studenti della Ivy league (raggruppamento delle otto migliori università americane), per dimostrare la totale inefficienza del sistema scolastico americano. Solamente il due per cento di questo campione riuscì a rintracciare il Giappone su di una cartina muta. Badate che stiamo parlando delle più brillanti menti degli Stati Uniti d’America e non di un gruppo di redneck dell’Alabama (paese in cui la sodomia è assolutamente illegale) .

Quando ci fu il massacro della Columbine, in cui due adolescenti sterminarono un’intera scuola, il popolo americano si scagliò su South Park automaticamente, dando alla serie animata la colpa di ciò che era avvenuto. Questo è estremamente esplicativo per quanto riguarda la mentalità americana, perchè davanti ad un episodio del genere, un italiano si domanderebbe -Dove diavolo hanno comperato due sedicenni, fucili a pompa, pistole, caricatori, bombe a mano, bazooka  e mitragliatori?-, perchè anche se ad un americano potrebbe sembrare strano… i nostri sedicenni giocano a palla e raramente riescono ad arrivare a possedere un arsenale da fare invidia alla camorra, alla tenera età di sedici anni.

Davanti a queste cose  non mi sento proprio in grado di dire chi o cosa  sarebbe meglio per il popolo americano, perchè realmente non riesco a capire il meraviglioso mondo della mente U.S.A..

La Clinton e Trump parlano… ma le orecchie sono degli americani, Questo è il grande problema.

Ferdinando de Martino.

La poesia del corpo |L’importanza del gesto | di Ferdinando de Martino

travis barker

Ci sono dei giorni particolari. Oggi è uno di quelli.

Dopo una notte di bagordi è sempre difficile scrivere qualcosa di vagamente intelligente, quindi se si sta lavorando ad un libro o ad un racconto, bisognerebbe mettere da parte il proprio progetto e scrivere qualche stronzata… magari su di un blog.

A livello teorico si potrebbe anche non scrivere niente, prendendosi un giorno di pausa, ma l’allenamento è la parte più importante dello scrivere. E poi, per quanto mi muova in maniera ossessiva nel mondo della scrittura, non riesco proprio a viverla come un lavoro nell’accezione negativa del termine.

Così, tra le prove mentali dello spettacolo teatrale a cui sto lavorando e i libri, ho deciso di prendermi la mia pausa qui sul web, scrivendo qualcosa… non importa cosa.

C’è una sorta di bellezza nel lavoro continuo, quando si parla d’arte.

Proverò a descriverla in maniera lineare, senza perdermi in divagazioni inutili. Scrivere significa scrivere, quindi: mettersi davanti ad una tastiera e battere.

Quando non si batte sui tasti, ci si sta semplicemente allontanando dalla scrittura e, soprattutto, dal ruolo dello scrittore.

La bellezza o se vogliamo la poesia, sta nel gesto e nella sua naturalezza. Ora, siccome non c’è nulla di esteticamente bello in una persona che batte sui tasti, assorta in quel limbo situato tra due mondi, l’immaginario e il reale, proverò a descrivere questa bellezza  cambiando campo.

Purtroppo la massima espressione della scrittura è la lettura, mentre durante la creazione si diventa parte di un processo d’impressione, nulla di più e nulla di meno.

Quindi parlerò del GESTO di un musicista.

Mi capita molto spesso di perdere del tempo su Instagram e tra le persone che seguo c’è anche Travis Barker, batterista dei Blink 162.

Sul profilo di questa rockstar sono presenti decine e decine di video dedicate al gesto del suonare. Era da quando andavo alle superiori che non mi soffermavo a guardare i video dei musicisti, impegnati a suonare o ad allenarsi con il proprio strumento.

Perchè Travis Barker riesce quindi a focalizzare la mia attenzione?

L’attitudine al gesto di quest’uomo è bellezza. Credo che Mozart avesse la stessa identica visione d’insieme di questo batterista californiano iper-tatuato.

Forse molti di voi mi prenderanno per pazzo, ma c’è una sorta di poesia nel guardare suonare Barker, come se l’armonia del corpo a lavoro riuscisse in qualche modo a giustificare la produzione del suono.

Guardare gli allenamenti di un batterista equivale a guardare uno scrittore pensare e tutto questo equivale a noia.

La poesia che s’intravede nell’utilizzo della batteria di Travis Barker, fa parte del mondo dell’immaginario ma non è un qualcosa che può, passatemi il termine, capire solamente lui; possiamo vederlo anche noi e in maniera ben definita.

Non mi è mai capitato di guardare uno scrittore e pensare -Hey, guarda come pensa bene quel tizio.- o – Com’è armonioso mentre si accarezza il mento.-, no… è una cosa del tutto impossibile.

Viviamo in un mondo in cui qualsiasi bambino coreano, bastonato da una famiglia repressiva, a sette anni suona dieci volte meglio di Travis Barker, ma quando questi ragazzetti di YouTube suonano, non c’è niente di vagamente interessante in loro, quasi come se non avessero nemmeno l’anima.

La bellezza del gesto credo che sia una parte molto importante di quella cosa astratta che noi amiamo definire con il termine TALENTO, impegnandoci oltremodo nel funambolico gesto di definire l’indefinibile.

Ferdinando de Martino

C’è speranza per la poesia? | Intervista a Davide Rocco Colacrai, poeta teatralizzante | di Ferdinando de Martino

infinitesimalità

C’è speranza per la poesia nel nostro paese? Chiediamolo direttamente ad un poeta che sta per pubblicare la sua quarta raccolta di poesie ( Infinitesimalità ) in uscita lunedì 26 settembre.

In questa intervista formato podcast ho avuto il piacere di chiacchierare con Davide Rocco Colacrai di poesia, editoria, letteratura e nuove forme di comunicazione letteraria.

Buon ascolto.

ASCOLTA L’INTERVISTA in podcast

 

Ferdinando de Martino.

Come nasce uno scrittore | TENTAZIONE | a cura di Salvo Barbaro

16 marzo 2010
Sono settimane che rifletto sul mio futuro con V.
Fingo.
In questo periodo sto fingendo un rapporto che ormai dura da quasi otto anni. Ho aperto gli occhi ad altre “vedute”, come fanno la maggior parte degli uomini immaturi e scontenti della loro vita sentimentale. V. con me è sempre carina, affettuosa e amorevole. Io continuo a immedesimarmi in un ruolo che non è più il mio.
-Senti amore (stronzo!), faccio tardi a lavoro oggi! Devo accompagnare il mio responsabile a Napoli per delle commissioni. Ci vediamo direttamente stasera!
-Wow amore, dai ti hanno dato un ruolo importante, sei contento? Accompagnare il responsabile non è da tutti!
–Si, si, contentissimo! A stasera allora!
– Ti amo!
La telefonata s’interrompe. Sono quasi mezzogiorno e mi sento una merda. Pur di non vederla racconto di tutto. Sono a lavoro e ho detto alla mia fidanzata una bugia, una menzogna, una stronzata. Non devo accompagnare nessuno. Mai fatto e credo che mai lo farò. Non ho le palle di lasciarla, sono un codardo.
Nell’azienda vitivinicola dove lavoro c’è una ragazza napoletana che è venuta apposta per uno stage trimestrale in laboratorio. Le mie attenzioni e i miei sguardi sono sempre rivolti ai suoi bellissimi occhi marroni e al suo sorriso accattivante. Passo la maggior parte del tempo dove c’è lei, inventandomi di tutto, pulizie, analisi, semplici caffè e quant’altro. Spalleggiato dall’ amico-collega R. le mie intenzioni si fanno sempre più reali e concrete.
–R. che bella che è S., quella nuova!
–Si, diciamo- fa spallucce.
–Che palle sei, mamma mia! Per una volta nella tua vita dammi una soddisfazione!
-Salvatò è bella ma è sveglia! È napoletana, ricordalo, occhio! Ma poi a te che te ne frega? Non sei fidanzato?
Cala il silenzio e divento paonazzo. Mi divoro le unghie. Guardo negli occhi R. e con semplicità gli dico -Hai ragione, ma mi piace!
Sono quasi le tre di pomeriggio e il mio turno è quasi finito. Faccio un ultimo giro in laboratorio e vedo per l’ennesima volta lei. Il cuore inizia a battermi forte. Sembra un martello pneumatico. Le tempie mi pulsano e ho la lingua secca, praticamente la salivazione azzerata. Lei mi vede, sorride e si avvicina.
-Ciao Sa’, per caso hai FACEBOOK?
Mi blocco. Resto fermo come un ebete aspettando un qualcosa o qualcuno che venga e mi salvi dalla figuraccia che sto’ per fare. –Per favore imbecille, non balbettare proprio ora! Respira e dille semplicemente no! Poi le dici con calma che sei fidanzato e che a te non interessa assolutamente avere contatti con lei! Non guardarla negli occhi, no, no, no, non farlo, no, no, no….
-Si, si, ho FACEBOOK! (Bravo coglione, e ora?)
–Ok, ora t’invio l’amicizia! Per te va bene?
Lei già pronta con il cellulare in mano. Il camice bianco e quei capelli castani legati indietro mi distraggono da ogni mia azione. Gli occhialini neri che porta mi incantano e stordiscono.
–Si, si, va benissimo, nessun problema!
Mi gratto la testa. Mi guardo intorno. Inizio a dare calci alla sedia della scrivania dove lei sedeva pochi minuti prima. Sono nervoso, ipocrita e tanto rapito da lei.
-Allora a domani Sa!
Quando mi chiama Sa mi fa impazzire. Annuisco e deglutisco la saliva che magicamente è riapparsa nella mia bocca.
Sorride e si gira. Mi saluta con un cenno della mano e la vedo sghignazzare insieme all’altra sua collega, brutta, nana e racchia. Vince facile accanto a lei. Vado via con il cuore che inizia a calmarsi. Vado a farmi una doccia, il turno è finito e non vedo l’ora di spaparanzarmi sul letto di casa mia.
In auto accendo il cellulare e per curiosità mi collego a FACEBOOK. Richiesta di amicizia di S., accetto e noto un messaggio in bacheca. GRAZIE PER L’AMICIZIA. SE TI VA UNO DI QUESTI GIORNI POTREMMO PRENDERE UN CAFFE’ INSIEME ALL’USCITA DA LAVORO. CHE NE PENSI? SENZA IMPEGNO. CIAO E BUONA SERATA!
Bingo! E come tutti i coglioni soddisfatti mi guardo allo specchietto retrovisore sorridendo a trentadue denti. Le risponderò più tardi, penso. Vasco mi culla fino a casa.

 

Salvo  Barbaro.

Fatti mandare dalla mamma… | Gianni Morandi e il web | di Ferdinando de Martino

Che bello parlare di argomenti seri e importanti, come l’indignazione del web.

Avendo deciso di dare al blog una cadenza giornaliera, oltre ai racconti e alle divagazioni letterarie, ho deciso di parlare anche di alcune notizie che trovo interessanti e questa, a mio parere. è abbastanza interessante.

Il popolo del web è indignato per la classe politica che ci sta divorando come un tarlo all’interno di un mobile antico! Ah, no, no… mi sono sbagliato, scusate.

Il popolo del web è indignato perchè un operaio è stato asfaltato da un camion, no… no, scusate… ho dormito poco questa notte.

Il popolo del web è indignato perchè Gianni Morandi è andato a fare la spesa di domenica.

Grazie, genere umano, per regalarmi ogni giorno un nuovo argomento per detestarti a tal punto da desiderare di trasferirmi nei boschi e scrivere su fogli di carta da bruciare nel fuoco a fine giornata per scaldarmi.

La polemica nasce dal fato che un establishment di subnormali avrebbe deciso che far lavorare i dipendenti di un supermercato la domenica, sarebbe immorale. Non c’è un vero motivo, è un po’ come quando vai a guardare dei bambini ad una recita scolastica; non ci sarà mai lo spunto per un applauso, in quanto la recinzione sarà sempre scarsa e la voce della maestra si sentirà sussurrare le battute, ma non appena qualcuno inizierà ad applaudire, tutti applaudiranno.

Ecco, le polemiche nel web si sviluppano secondo la stessa metodologia: un pirla scrive e gli altri pirla copiano e incollano.

Ricordo che una volta anche Gianni Morandi s’indignò per qualcosa… cos’era? Diavolo, non riesco proprio a ricordarlo.

Ah, sì… la guerra del Vietnam. Ricordo che quando tutti gli sconsigliarono di cantare quella canzone, prevedendo la fine di una carriera, lui decise di cantarla lo stesso, perchè sentiva di dover dire la sua.

Però… cavolo, ha fatto la spesa di domenica.

In Italia ognuno può e deve dire la sua anche di domenica, però se per caso l’ADSL dovesse darvi dei problemi mentre scrivete cose a caso in neandertalese, non chiamate il numero verde dell’assistenza, perchè è domenica e non è giusto che un uomo debba lavorare la domenica per aiutarvi a migliorare una connessione che utilizzate solamente per abbassare il Q.I. nazionale portando l’asticella a 8.

Nel caso internet smettesse di funzionare, fate una passeggiata o andate al cinema… no, non è gusto che un uomo lavori in un multisala la domenica.

Dai, facciamo così, sintonizziamo il canale giusto e… partita e birra!

No, un attimo. Per il calciatore il calcio è un lavoro e non è giusto che lavori la domenica.

Ecco, forse ho trovato il centro nevralgico del pensiero comune. Togli la palla dalla visuale e avrai l’attenzione su di te. Badate che questa è la stessa strategia che utilizzo per farmi dar retta dal mio cane, perchè finché la palla rimane visibile non c’è verso che lui mi ascolti.

La prossima volta che vi troverete a scrivere qualche frase geniale ed arguta su chi lavora la domenica, badare che i vostri idoli in maglietta e calzoncini, lavorano anche la domenica e lo fanno, indovinate per chi? Per voi.

Ma perchè i calciatori giocano di domenica? Perchè voi il resto della settimana lavorate e quindi per offrirvi un servizio decente, giocano di domenica.

Succede la stessa identica cosa coi supermercati. Togliete la palla e inserite i ravanelli nell’equazione e avrete lo stesso scenario.

Fatti mandare dalla mamma a prendere l’abbonamento a Sky Sport.

di Ferdinando de Martino.

Escobar e Narcos | La venerazione del male allo specchio | di Ferdinando de Martino

benicio

Sulla figura di Pablo Escobar sono stati realizzati una serie di prodotti noti e meno noti, oggi noi parleremo di due differenti visioni inerenti al mondo del re del narcotraffico.

Innanzitutto spegniamo le sterili e puerili critiche ai film di genere, perchè una pellicola è e rimane una storia e se qualcuno viene influenzato da un film a tal punto da diventare un narcotrafficante o il novello Vallanzasca, il problema sta nella testa dell’individuo in questione e non in una troupe cinematografica che ha lavorato giorno e notte per la realizzazione di un prodotto d’intrattenimento.

Il film dell’italiano Andrea Di Stefano mi ha deluso enormemente. È da quando in entourage si vociferava della produzione di un film sulla figura di Pablo Escobar con Del Toro come protagonista, che avevo iniziato a pregustare un capolavoro visivo.

Purtroppo ho trovato “Escobar Paradise lost” un film tremendo.

Capisco benissimo il concetto di decentralizzazione di una storia per raccontare un personaggio attraverso la vita e le vicissitudini di un altro nucleo, ma tenere lontano Del Toro dall’inquadratura per quasi l’intera durata del film, mi è sembrata una mossa non da dilettante, bensì da finto-intellettuale.

Benicio è stato grande e magistrale in ogni senso, ma la sua assenza non ha retto per niente il ritmo drammatico della storia. Il film risulta piatto e sterile.

Per quanto riguarda Narcos, il discorso è completamente diverso. Il livello degli attori è altissimo, i dialoghi possono essere definiti perfetti, anche nella traduzione in altre lingue, perchè per volere dell’emittente sono stati mantenuti nella loro lingua madre.

Wagner Moura è stato fantastico e ha regalato al publico un personaggio con cui empatizzare nel bene e nel male, senza cadere mai nel cliché.

Il progetto “Narcos” è dettagliato e documentaristico e dalla terza stagione parlerà del cartello di Cali, confermando uno stile decisamente “true-story” romanzato.

Togliere carattere ai personaggi negativi, semplicemente per non far empatizzare il pubblico con loro, equivale sempre a produrre un prodotto di serie B e, se vogliamo, anche moralista.

Se si vuole raccontare un mondo opulento, bisogna mostrare l’opulenza e per mostrare la cattiveria, devi farmi vedere la cattiveria, altrimenti mi ritrovo davanti al televisore con un bagaglio di domande irrisolte che mi lasceranno perplesso e amareggiato.

Il voto di Narcos è 10, mentre quello di Escobar è 5.

Buona visione.

Ferdinando de Martino.

 

Diletta Leotta | Coerenza dei Media tradizionali e la banalità dei social | di Ferdinando de Martino

diletta

Eccoci nuovamente a parlare di Cyberbullismo-sessuale e di coerenza da parte del popolo mediatico.

Solamente qualche giorno fa ci siamo trovati a discutere del caso di Tiziana Cantone, suicidatasi per il bullismo scaturito dai video pronto pubblicati su internet e adesso un nuovo caso impazza nel panorama italiano.

Diletta Leotta è stata hackerata e sono trapelate delle sue foto a petto nudo.

Ah… il caro e vecchio panorama italiano. Questo furto di foto ha dato l’opportunità all’essere umano di dimostrarsi coerente con le frasi  che solamente un giorno fa copiava ed incolla sulle bacheche dei social per mostrarsi affranto nei confronti della povera Tiziana.

Possibilità annullata. L’italiano medio, in questo momento sta condividendo su Facebook  frasi come “finalmente le ha uscite” e “zoccola”, mentre i media tradizionali stanno nuovamente pubblicizzando la cosa come un gruppo di sciacalli mediatici che giocano a dare ai blogger degli sciacalli mediatici, dimostrandosi sciacalli mediatici.

Dopo aver vinto la medaglia d’oro per l’utilizzo compulsivo del termine “sciacallo mediatico”, posso andare avanti.

Cosa ci dimostra questo ennesimo avvenimento? Che da gente non ce ne frega assolutamente niente. Tutte le persone che ieri pregavano per Tiziana, adesso condividono le foto di Diana Leone, facendo ironia, scrivendo delle frasi da mentecatti, seguite da #escile.

Quello di cui voglio parlarvi, però, è l’incoerenza.

Partiamo da un presupposto, siamo dei pervertiti e dopo la morte di Tiziana Cantone c’è stato il boom di download dei suoi video porno su E-mule, quindi acqua in bocca… ma mentre al bar siamo tutti San Francesco, su internet siamo dei pervertiti con cronologie da medioevo.

In secondo luogo, nessuno è coerente e vi dirò di più, nemmeno io lo sono.

Le donne e gli uomini della rete sono improvvisamente diventati dei paladini del consenso alla diffusione del materiale, perchè Tiziana non voleva che i suoi SEI video trapelassero e condividere le immagini o i video di qualcuno, solamente per deriderlo è sbagliato, perchè anche Tiziana ha un’anima. Bene, vero, ma volete sapere chi altro ha un’anima?

anegro

Questo ragazzo è esattamente come Diletta e come Tiziana e ha un’anima; si è ubriacato e qualcuno ha fatto trapelare le sue foto su internet e noi tutti le abbiamo sempre condivise, ironizzando sulla sua foto. Credete che lui sia felice di vedersi ridicolizzato ogni giorno davanti ad uno schermo da una serie di cretini, imbecilli, che nella vita si saranno ubriacati cento volte più di lui?

Eppure io ho condiviso decine e decine di meme con questo faccione e sapete il perchè? Perchè non me ne frega niente, esattamente come non ve ne frega niente a voi e come non gliene frega niente ai giornalisti.

Se per caso riusciremo nell’intento di portare questo ragazzo al suicidio, allora diventerà importante, ma fino a quel momento: ANEGRO MONTAMARO a tutti.

 

Ferdinando de Martino.

La morte del padre | Karl Ove Knausgard | di Ferdinando de Martino

karl ove

Oggi voglio parlarvi di un libro norvegese, facente parte della collana “La mia lotta”, attualmente in fase di traduzione per Feltrinelli.

“La morte del Padre” è un romanzo fiume che getta le sue radici in un universo enciclopedico di emozioni. L’intera saga si basa sulla vita dello scrittore, entrato a pieno titolo in quella categoria di scrittura in cui gli scrittori parlano dello scrivere. Fin qui nulla di nuovo, giusto? Ci siamo già passati milioni di volte ed io per primo ho recitato mea culpa per il susseguirsi di questo mood letterario.

La differenza nell’opera titanica di Knausgard sta nella particolare attenzione al dettaglio, laddove il contesto viene minuziosamente passato al setaccio come in una lunga chiacchierata intima e viscerale. Lo spazio ed il tempo seguono metriche contrastanti in cui si anticipano eventi che verrano affrontati solamente pagine e pagine dopo.

Questa tecnica risulta molto interessante proprio perchè il suddetto stile si sposerebbe alla perfezione con un susseguirsi di tratti auto-referenziali, miscelati con descrizioni approssimate e utili solo alla rappresentazione del contesto ed è proprio qui che l’autore ci stordisce con un’infinita poesia filosofica continua, in cui ogni flash diventa un quadro dipinto ad olio.

La tela, dipinta alla perfezione, è davanti ai nostri occhi, pronta per essere studiata e vissuta in prima persona. Voltata la pagina appare un nuovo soggetto, un nuovo colore dalle tinte differenti e tutto riprende come in un continuo ciclo di stupore.

La morte del padre è un tomo gigantesco e scorrevole in cui, senza nessuna moralizzazione, Knausgard racconta ogni dettaglio della sua vita con un tono di voce silenzioso che obbliga il lettore ad abbassare il rumore esterno per riuscire a sentire meglio le emozioni del libro.

Un concetto molto freddo di verità traspare dalle pagine dal volume “La morte del padre”, una realtà che vi condurrà in un viaggio molto intimo e a tratti struggente all’interno dell’animo umano.

Consiglio ai lettori dell’Infernale di dare un’occhiata al libro in questione.

Ferdinando de Martino.

Corso di scrittura creativa | blog, carta stampata e inchiostro digitale |Ferdinando de Martino

Con l’inizio della nuova stagione, voglio esporvi uno dei progetti più ambiziosi del blog.

L’infernale aprirà un corso di scrittura creativa.

Spesso gli ambienti accademici risultano stretti a chi nella vita prende la folle decisione di scrivere, tuttavia il vivere da eremita può da una parte alimentare la scrittura e dall’altra annientare completamente l’ispirazione.

Parlare con chi scrive e coltivare le amicizie letterarie è la base di questo terribile mestiere.

I corsi di scrittura creativa non sono mai accademici, ma borderline e alla fine tendono ad arricchire esclusivamente il bagaglio esistenziale di un autore, perchè nessuno potrà mai realmente insegnarvi a scrivere.

L’unica domanda da prendere in considerazione è la seguente: cosa cerco da un corso di scrittura creativa?

Tramite il blog ho deciso di parlarvi del corso di scrittura creativa che ho intenzione di avviare e il modo migliore per farlo e descrivere cosa succederà all’interno del suddetto corso. Se il percorso risponderà a quel -Cosa cerco da un corso di scrittura creativa?-, allora potrete iscrivervi.

Il corso sarà incentrato su due differenti percorsi letterari, quello online e quello cartaceo.

Per prima cosa si discuterà di un tot di libri, sezionandoli chirurgicamente per studiarne ogni singolo dettaglio, perchè la lettura e la critica sono due armi che lo scrittore dovrà imparare ad utilizzare esclusivamente a suo favore.

La letteratura e le prove degli eventuali scrittori saranno il centro nevralgico del corso, ma questo accade in ogni corso di scrittura creativa.

Una parte estremamente importante del percorso sarà quello di mettere un autore in condizione di interagire con gli editori in cerca di esordienti.

Avendo lavorato come ghostwriter, scrittore, articolista ed editor sono perfettamente consapevole di ogni difficoltà che un autore potrà incontrare sul suo cammino e indirizzarlo verso il giusto percorso editoriale o letterario sarà l’aspetto più importante del corso progettato dal blog.

Ho volutamente tenuto per ultima la parte che reputo più importante e che secondo me rappresenta il reale valore aggiunto di questo progetto. Durante il corso ogni autore getterà le basi per un manoscritto e quello che risulterà più affine alle linee editoriali dell’Infernale, verrà pubblicato dalla sezione editoriale del  blog, con relativa presentazione ed esposizione mediatica.

Meditare sulla scrittura e mediare tra lo scrittore e il lettore sarà il mantra del corso che seguirà una strada  in cui sin dall’inizio gli autori potranno raffrontarsi con il pubblico del mondo digitale, instaurando un feedback iniziale con il loro lavoro.

Per informazioni sui corsi potete contattarmi alla casella: ferdidioniso@gmail.com

oppure utilizzando i commenti sottostanti.

Un saluto

Ferdinando de Martino.

Di Canio e Voltaire | 1 a 0 per l’intolleranza | di Ferdinando de Martino |

Premessa: mi sembra estremamente stupido parlare di politica rapportata allo sport, un po’ come se dovessi parlare di mafia cinese rapportata alle patatine, ma la stupidità riesce ad entrare in ogni argomento.

Paolo Di Canio, calciatore, allenatore e presentatore tv,  è stato licenziato in tronco dall’emittente Sky Sport. Le motivazioni di questo licenziamento sono a dir poco incredibili e ci tengo particolarmente a dire che chi scrive questo articolo ha avuto un passato da amante della sinistra, per poi disinteressarsi totalmente dalla politica, diventando in tutto e per tutto un autarchico.  Quindi posso asserire in tutta onestà di essere completamente guarito dalla mia “sinistrite”, ma al contempo di non aver mai votato un partito tendente a destra, in quanto la mia x più destrorsa è stata quella data ai radicali. Non sono di sinistra e odio molto della sinistra, ma sicuramente non sarò mai di destra e questo lo voglio precisare, per potermi esprimere liberamente in questo articolo.

Di Canio è un uomo di destra, quindi uno sportivo di destra, un padre di destra e un bevitore di caffè di destra, un guidatore di destra e uno che fa la pipì di destra. Ora, fermiamoci a ragionare in che cosa differisce la guida di un uomo di destra da quella di un uomo di sinistra.

Davanti ad un semaforo rosso, non si fermeranno tutti e due?

Ci sono mondi in cui la politica non va ad intaccare il normale svolgimento dei meccanismi atti alla riuscita di un prodotto. In una trasmissione sportiva, ad esempio, credo che il pubblico si aspetti un presentatore con la capacità di esporre le dinamiche sportive con cognizione di causa.

Ma veniamo al punto. Di Canio è stato licenziato per un tatuaggio giudicato destrorso, raffigurante la scritta “DUX”.

Le brillanti menti democratiche del pubblico televisivo hanno iniziato ad inondare la casella mail di Sky con frasi tipo “Mettetegli una camicia”, “È immorale”, “licenziatelo”.

È sempre molto interessante vedere come chi denuncia l’intolleranza della destra radicale in base all’abbigliamento o all’estetica di un individuo, riesca a battersi per far licenziare un individuo in base alla sua estetica e al suo abbigliamento, con il ghigno e l’arroganza dei primi della classe (cit. Guccini.).

Io accantonerei immediatamente la connotazione politica, perchè l’apologia del fascismo non la fa e non la farà mai un tatuaggio. Se qualcuno iniziasse a fare discorsi fascisti o razzisti in televisione, quella sarebbe apologia del fascismo, ma punire qualcuno perchè potrebbe fare apologia del fascismo in base ad un tatuaggio, sarebbe come arrestare me, perchè avendo le mani potrei un giorno imbracciare una pistola ed unirmi all’Isis.

In secondo luogo, accorgersi adesso che Di Canio è di destra, vuol dire non essere stati molto attenti ai decenni di saluti romani fatti in curva. Basta cercare il nome dello sportivo in questione su google immagini per ritrovarsi decine e decine di foto inneggianti al duce.

Tuttavia se la condotta di una persona è esemplare in uno show, il licenziamento è dovuto ad un mero senso estetico, traducibile in: non ci piacciono suoi tatuaggi.

Ecco, nel duemilasedici queste frasi non dovrebbero esistere, soprattutto se a pronunciarle sono quelli che si definiscono democratici.

Se Maradona avesse una trasmissione televisiva, il pubblico si sarebbe accanito contro di lui per il tatuaggio raffigurante Che Guevara? E soprattutto, Di Canio avrebbe protestato, secondo voi, vedendo Maradona in televisione?

Si può realmente licenziare una persona per i suoi tatuaggi? Perchè se un datore di lavoro licenziasse me per i miei tatuaggi, credetemi… lo darei in pasto alla CIGL fino a farlo spolpare.

Amen, a quanto pare un tatuaggio è ancora discriminante nel duemilasedici. I ben pensanti vincono sempre, ma voglio lasciarvi con una frase di un certo Voltaire:

“Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perchè tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente.”

Credo che questa frase rappresenti in maniera eloquente quanto questa faccenda si ridicola.

Un saluto alla redazione di Sky Sport, con l’augurio di poter trovare qualche faccia pulita da schiaffare davanti alla telecamera, visto che noi tatuati torneremo ad essere impresentabili.

Ferdinando de Martino.

Come nasce uno scrittore | INCONTRO | di Salvo Barbaro

01 febbraio 2013

Sono quasi le nove del mattino e mi sveglio in preda alla mia “solita” agitazione. Mille domande e migliaia di dubbi attanagliano di continuo la mia testa: sto facendo la cosa giusta? Venire a Firenze è stata una scelta sbagliata? Avellino mi manca, ma al diavolo, chissenefrega e poi devo lavorare, voglio lavorare. Giulia è la donna giusta per me?
Mi guardo intorno, osservo la mansarda in cui dormo, mi sta stretta, mi manca l’aria e non riesco a respirare. Mi alzo velocemente e vado a farmi una doccia. Sono solo, i miei zii sono usciti per andare a lavoro, è un venerdì, guardo fuori dalla piccola finestra del bagno e noto che il tempo è bigio, una giornata come al solito brutta e fredda. Sospiro e mi giro verso il corridoio. Mi affaccio alle scale che portano giù al piano inferiore. Ho un po’ paura, paura di tutto.
Poi nella testa mi si accende la famosa lampadina… quello che mi manca davvero è un caffè zuccherato e decisamente forte. Lo preparo, lo bevo con soddisfazione e mi vesto perché il pranzo al ristorante mi attende. Sbuffo prendendo dal comodino il mio cellulare e sul display c’è un messaggio di Giulia: oggi vengo a pranzo da te e porto un mio amico, buona giornata!
Rispondo semplicemente Ok e penso tra me e me, -Un amico? Ma chi è? Io devo lavorare e lei mi porta un suo amico…mah!
Mi chiudo la porta alle spalle, salgo in macchina e mi dirigo a lavoro.
Monotonia, imprecazioni e puzzo di fritto misto a salse conservate male in frigo. Corro tra i tavoli e non ci penso, tra le solite facce da ebeti e i clienti che mi inebriano il cervello con le stesse e medesime domande “intelligenti”, tipo -Ma quest’acqua è refrigerata?-, -Il coupon vale anche a pranzo?-, -Sei di Avellino vero? Napoli è bellissima!
Abbandono la voglia di ammazzare qualcuno quando la porta del ristorante all’improvviso si apre. Giulia sorridente che stringe la mano a un bambino con i capelli biondo cenere, caschetto e frangetta perfettamente pettinata. Occhioni celesti e viso vispo e furbo. Sembra un puttino, bello come il sole.
Sorrido e incredulo vado incontro ai due lasciando per un attimo la commissione che dovevo fare: portare un calice di vino rosso a un mezzo rincoglionito che si sente chissà chi, con il viso da grande intellettuale che usa il suo affusolato mignolo come un ottimo stuzzicadenti.
-Ciao Salvo, questo è Vieri!
-Piacere Vieri, io mi chiamo Salvatore.- faccio imbarazzatissimo.
Il piccolo sicuro di sé, dice -Ciao, ho fame, voglio le patatine con il ketchup e la Fanta!
-Ok, ok, sedetevi lì.- e indico un tavolo per due, in disparte in fondo alla sala.
-Arrivo subito.- faccio, girandomi e ritornando al tavolo dell’educato.
Sbrigo subito la faccenda e ritorno immediatamente da loro. Non m’importa niente degli altri tavoli, il mio interesse è solo ed esclusivamente per loro. Prendo la comanda e allontanandomi li osservo. Sono uno spettacolo, chiacchierano, sorridono, possiedono una loro unica intimità.
Vieri mangia con gusto le sue patatine imbrattandosi gioiosamente le labbra, tipico della spensieratezza dei bimbi. Giulia mangia la sua capricciosa molto lentamente perché il piccolo non le dà tregua un attimo: si alza, gioca con le posate, si guarda dietro, avanti e ai lati, ride, beve velocemente l’aranciata. E poi parla, chiacchiera, parla, parla e parla ancora.
Vederli, oggi, mi ha proprio riempito il cuore. Ogni tanto vado al loro tavolo per chiedere se tutto va bene, Giulia mi sorride, mentre Vieri non mi degna di una risposta.
Poi dopo un’oretta circa si alzano e il piccolo mi viene incontro mentre sono intento a sparecchiare, -Cameriere noi andiamo via! Ciao!
Mi giro, gli sorrido e noto che si sta infilando il piumino in modo molto strano: infila il braccio destro nell’apposito buco da davanti, poi con un gesto veloce e repentino se lo porta dietro la testa. Faccio per aiutarlo, -Vieri aspetta ti aiuto!
Lui mi guarda in cagnesco, si ferma e mi fulmina con lo sguardo dicendomi freddo -FACCIO DA SOLO!-, per poi voltarsi e andare via.
Resto come uno stoccafisso, saluto con un cenno della mano Giulia e li osservo oltrepassare la porta del ristorante.
Sei grande Vieri. Grazie Giulia per avermi presentato la tua vita.

Salvo Barbaro.

Siamo tutti Madre Teresa | Tiziana Cantone | l’ipocrisia dei giornali | di Ferdinando de Martino

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Allora, cari leoni da tastiera e giornalisti carichi a pallettoni, vogliamo fare un gioco?

Le regole sono queste: scriviamo quello che realmente pensiamo, evitandoci discorsi retorici ed ipocriti, atti solamente a far sciogliere i cuori di un intero paese che non faceva altro che stampare magliette con scritto “bravoh” fino a due giorni fa.

Sono profondamente infastidito da chi è in grado di partorire titoli come “Cari maschietti, Tiziana si è uccisa per colpa vostra”, quindi vorrei spiegare bene quello che sento, senza essere per forza politicamente corretto o uno scrittore cuccioloso dal cuore di pastafrolla.

Partiamo dall’immagine pubblica. Fino a qualche anno fa solamente le star avevano un’immagine pubblica che finiva per danneggiare o migliorare la loro carriera, ma con l’avvento dei social network tutti noi abbiamo iniziato ad avere una nostra visione esterna, del tutto simile all’immagine pubblica di una rockstar.

Adesso, immaginiamo che tizio X vada ad un colloquio di lavoro come dog-sitter e che i suoi datori di lavoro, prima di assumerlo, decidano di dare un’occhiata alla sua pagina Facebook. Fin qui niente di male.

Immaginate però che tizio X abbia un profilo Facebook pieno di foto di lui intento ad uccidere cani e, qui sta il centro nevralgico della questione,  che le foto siano state fatte da lui in persona.

In parole povere, se ammazzi cani è un conto, ma se sei così stupido da farti delle foto da solo mentre lo fai, per poi metterle su internet… sei un cretino.

I vip hanno dei paparazzi che gli rovinano la vita, mentre tizio X la vita se la sta rovinando da solo, per pura stupidità.

Adesso torniamo al punto. Smettiamola di beatificare ogni cosa, perchè quello che è successo a Tiziana Cantone è terribile, ma non è colpa di chi ha trasmesso i video, non prendiamoci in giro.

Quando leggete frasi tipo il vigliacco, gli stronzi, i maledetti, state leggendo merda e non giornalismo.

La realtà dei fatti non è quella che vi stanno propinando i telegiornali, in quanto questi non vogliono altro che creare un Bella e la bestia mediatica, in cui la ragazza era un’ignara fanciulla che voleva solo divertirsi e noi uomini un branco di assaltanti senza Dio. NO, la ragazza in questione non era inconsapevole del fatto  di trovarsi davanti ad una telecamera, perché nei primi venti secondi di ripresa del primo video, dice chiaramente -Stai facendo un video? Bravo.- , dopodiché spiega quanto vuole fare soffrire il suo ragazzo e quanto le piaccia essere trattata da troia, il tutto guardando fissa la telecamera.

Dopo questo primo video ne sono stati fatti altri due e i look erano differenti, quindi non era inconsapevole del fatto, ma compiacente e come tutte le storie analoghe a questa, la depressione arriva solamente quando poi i video giungono alla massa e quindi alla famiglia.

La sofferenza è vera e reale, ma non è dettata dall’uscita del video in sé, ma dalla semplice consapevolezza che ne consegue negli occhi dello spettatore: ah, questa ragazza ha fatto tre video porno.

Non si può fuggire da quello che si dice o si fa, ma le nuove generazioni non hanno ancora capito la potenza del mondo mediatico e questo è il vero problema: le persone sono stupide.

Le persone vogliono vedere Tiziana umiliata, vogliono deriderla, stampare una maglietta con sopra la sua frase celebre e infine beatificarla dopo il suicidio.

Tiziana, invece, voleva umiliare il suo fidanzato, facendosi riprendere consapevolmente per tre volte da una telecamera mentre lo tradiva e se il video non fosse mai approdato su internet non se ne sarebbe pentita, ma avrebbe continuato a guardare la sua performance, prendendo in giro il suo fidanzato, perchè all’interno del primo video gli “attori” non fanno altro che ripetere quanto sia cornuto il fidanzato di lei e questa non è una cosa inconsapevole, gente.

Ogni foto di Tiziana presente su internet è sexy, ma non sono stati dei paparazzi a scattare le immagini in questione, bensì lei stessa, quindi il rimorso creato dall’eco mediatica che additava la povera ragazza non è colpa del pubblico, ma della ragazza che non faceva altro che mostrare un solo lato di sé.

È terribile da dire, ma una persona deve capire che se tradisce il proprio partner mentre le stanno facendo un video, dovrebbe dire chiaramente -Smettila di fare il video, perchè potrebbe finire male.

La razione della povera Tiziana è stata: figo, facciamone altri tre.

È sbagliato mettere online un video porno senza chiedere il permesso alla star, ma è anche vero che i video porno si fanno esclusivamente per essere messi online con titoli tipo “La zoccola si fa dare” solo per umiliare la donna.

L’unico messaggio che dovrebbe passare da questa situazione è il seguente:

Se non vuoi che il mondo pensi a te come ad una pornostar, non devi fare video porno con persone che parlano un italiano stentato.

Sono profondamente rattristato dalla morte di Tiziana, ma la colpa di questa non è dei maschietti, esattamente come la morte di Kurt Cobain non è colpa di produttori di fucili.

Per la morte del giornalismo in Italia, invece, forse la colpa è anche dei giornalisti del Mattino.

Ferdinando de Martino.