Settembre 2018

E ADESSO? Un racconto di Rossella Donadeo

E adesso?

“…Oh Eh Oh, quando il dovere mi chiama, Oh Eh Oh, rispondo e dico ‘son qua’ .”

Mirco avanza lentamente lungo la strada verso la metro, musica a palla, cuffiette, cellulare in tasca penzolante che rischia di cadere da un momento all’altro.  Invece è sempre lì, quasi per miracolo, a sfidare la forza di gravità, come i suoi stessi jeans, smandrappati, quasi a pezzi, ma che fanno tanto figo. Però Mirco in realtà non è figo per nulla: faccia da bravo ragazzo, occhiali, un cespuglio al posto dei capelli, magrolino. Può piacere alle mamme, certo non alle coetanee diciassettenni, che da diverso tempo popolano i suoi sogni mica tanto innocenti.

“…Oh Eh Oh, mi dici ascolta tua mamma, un, dos, tres e sono già là …”

 I passi sono lenti, svogliati, sembrano quasi rallentare come in una moviola, mano a mano che si avvicina alla metro. Alza la musica. Il suono gli dà quasi un senso di stordimento, ma è questo lo scopo. Una sorta di lobotomia temporanea che cancelli i pensieri molesti.  

“Che palle, non ce la faccio proprio, quasi quasi faccio sega, faccio un salto al nuovo negozio dove vendono la cannabis legalizzata!” gli compare un mezzo sorriso sghembo sul viso, ma subito svanisce, “ma poi cazzo a casa rompono; figurati se mio padre non mi sgama … mi sgama sempre! E poi chi lo regge? che palle!”    

Frammenti di pensieri più o meno sullo stesso tono e umore si alternano nella mente di Mirco.

Sarà una giornata calda. Sente già il sudore che gli bagna la schiena, i vestiti appiccicosi che sembrano aderire al solo scopo di dargli fastidio, umidicci e già impregnati di un odore piuttosto acre, o è solo una sua sensazione? L’aria che respira sembra densa, corposa, quasi solida, difficile da inghiottire. Ogni respiro più che portare sollievo porta fatica . Fatica di camminare, fatica di andare a scuola, fatica di pensare.

“…Oh Eh Oh, quando mi dicon “va’ a casa”, Oh Eh Oh, rispondo sono già quà.”

Forte, speziato, invitante lo colpisce all’improvviso l’odore del kebab. Senza rendersene conto è già arrivato alla fermata di Numidio Quadrato, dopo aver percorso Via Cornelio Labeone e quindi Via dei Sulpici come uno zombie, totalmente inconsapevole del percorso fatto.  Strade dai nomi altisonanti: uno scrittore e una antica famiglia patrizia romana. Tutte le strade del suo quartiere sono intitolate a scrittori, generali, personaggi vari dell’antica Roma. Sono strade ben squadrate, per la maggior parte larghe, neanche fossero gli antichi decumani.

Tuttavia, la parte che ha appena percorso non è all’altezza dei nomi, anzi gli sembra abbastanza squallida dal suo punto di vista. Negozi e bar zero, se si escludono le lavanderie, i negozi di computer e quelli dei cinesi dove trovi di tutto a pochi euro. Scarabocchi ovunque, sui muri, sui cassonetti e sulle serrande per la maggior parte chiuse, completano il quadro. Chiamarli graffiti sarebbe un insulto per chi pratica questa nobile forma d’arte.      

Ed eccolo lì il “kebab Ali Babà”, subito prima della gelateria “I Siciliani”. È la sua tappa obbligata prima di prendere la metro. Mirco si toglie le cuffie ed entra. 

“Ciao Rami!”. 

“Ti faccio il solito?”  risponde il ragazzo poco più grande di lui che serve al banco. 

Nel negozio non c’è ancora nessuno a quell’ora e possono farsi quattro chiacchiere senza problemi. “Si, però mettici meno cipolla e più carne, e tanta salsa piccante.” 

Sua madre non approverebbe. Mica per motivi razzisti, no. Ma è fissata col cibo bio e salutare e appena può Mirco sgarra e mangia schifezze di ogni tipo: senso di colpa zero, goduria allo stato puro mille.

 “Che fai, ci vai alla partita della “magica” domani? Sei riuscito a trovare i biglietti? Oh guarda che qui si fa la storia, se riusciamo nell’impresa di rimontare l’andata, sai quanto rosicano i burini… zitti e muti almeno per un anno!“ 

“Mi piacerebbe, ma costa un botto e poi qui c’è sempre da fare e mio padre ha bisogno di aiuto, lo sai.” 

Rami fa la faccia triste e sconfortata ma in realtà il suo tifo è piuttosto blando, senza un gran coinvolgimento, forse lo fa per sentirsi più integrato, chissà? Ma gli dispiace dire a Mirco che lui tutti questi soldi per una partita proprio non gli va di spenderli. Mirco gli sta simpatico, e la magica non si tocca. Quindi fa finta di essere veramente dispiaciuto, non per mentire, ma per amicizia.   

“Vabbè, tanto non ci vado neppure io, i miei non sganciano, che tirchi! Ti saluto devo scappare. Ciao!”  saluta Mirco, che afferra il panino, lo infila nello zaino che pencola dalla spalla destra, si rimette le cuffiette ed imbuca di corsa le scale della metro.

Ogni giorno Mirco prende la metro a Numidio Quadrato per scendere sei fermate dopo a Ponte Lungo ed arrivare al Liceo Classico Augusto. 

“Sei sicuro di voler fare il classico? Guarda che c’è da studiare, greco e latino non sono uno scherzo, che credi! E che ci fai con gli studi classici? Come trovi lavoro poi?” 

Di fronte alla sua ostinazione alla fine il padre era esploso con quello che gli rodeva dentro fin dall’inizio: “E poi proprio all’Augusto? Fascio per tradizione! Ma insomma che mi tocca sentire!”. 

Pino, padre di Mirco, è sindacalista da una vita, non si è perso un festival dell’Unità (finché ci sono stati), si emoziona ad ascoltare gli Inti Illimani ed è in lutto perenne dalla nascita della “cosa” in poi. È un nostalgico dei tempi d’oro della sinistra, quando era ancora sinistra e con le palle, e a Mirco fa quasi tenerezza in questo suo aspetto di sognatore disilluso, nostalgico e un po’ retrò. È molto più grande di sua moglie, Roberta, e il salto generazionale è notevole tra lui e Mirco. Più che di salto dovremo parlare di voragine…

Mirco però era stato irremovibile, amava tutto ciò che riguardasse Roma, dal sacro (la magica Roma) al profano (gli studi classici).  

Mirco ama scrivere e ha vaghe ambizioni da giornalista. In compenso odia tutto ciò che ha un che di razionale, scientifico, logico e in definitiva noioso.

A lui i fasci non interessano. Ha sviluppato un metodo tutto suo per isolarsi da tutto e da tutti quando ciò che gli sta intorno non gli piace. Diventa invisibile e impermeabile, la mente altrove, persa chissà dove. Tanto il padre è tutto politica e passione, tanto lui è avulso da qualunque coinvolgimento politico, quasi per reazione.

Non che non abbia le sue idee. Ma non gli va di discuterne. Tempo sprecato, tanto ognuno resta sulle proprie posizioni. E a lui non va proprio di sprecare energie.

“Prigionieri di Azkaban fuggiti da Alcatraz Facevamo i compiti solo per cavarcela …”

Ora Mirco sta aspettando pazientemente la metro, appoggiato al muro, perso nella canzone che in questo periodo lo ha preso e riascolta ripetutamente come un mantra. Il rumore della folla che aspetta, il brusio delle voci gli arriva come un suono lontanissimo.  

Ha gli occhi chiusi e ascolta.

“Io mi sento fortunato, alla fine del giorno. Quando sono fortunato, è la fine del mondo. Io sono un pazzo che legge, un pazzo fuorilegge  …” 

Una signora esclama “ma che c’ha la metro stamattina? E mezz’ora che aspetto! E che cavolo tutte le mattine ce ne è una! Mo’ che sarà successo? Che altro se so inventati sti bastardi?”   

  … Fuori dal gregge , che scrive scemo che legge … Oh Eh Oh, quando il dovere mi chiama, Oh Eh Oh, rispondo e dico ‘son qua’ …”

Una sensazione di pressione sul torace sveglia Mirco dal suo “isolamento”. Un signore anziano sta a pochi millimetri da lui, è affaticato e sembra in piedi per miracolo, manca poco che si appoggi a Mirco come se fosse un muro. Mirco si gira a destra e vede una ragazza masticare chewingum a tutto spiano mentre parla al cellulare, incollata alla sua spalla destra. Un odore stucchevole di fragola proveniente dal chewingum lo disgusta e lo spinge a voltarsi di nuovo. Si gira a sinistra e non capisce come gli sia sfuggito finora che un energumeno palestrato altro uno e novanta stia al suo fianco accaldato e sudato, sbuffando per il caldo.

La metro non passa. Circolano voci su un ipotetico guasto tecnico.

 “Tra un po’ vedrai che mettono i bus MA1 e MA2 sostitutivi, un incubo!” 

Il flusso della gente che scende nella metro non si ferma, la gente si accalca sempre di più, si agita, impreca e schiaccia sempre di più Mirco contro la parete del muro della banchina.

Mirco comincia a sentire una strana sensazione allo stomaco. Gli manca l’aria, respira ma è come se non entrasse nulla, neanche fosse su Marte. Suda. Goccioline gli scorrono lungo le tempie. Improvvisamente si accorge di avere un cuore che batte, anche troppo. Il pulsare del sangue lo avverte nelle tempie, nella gola, nelle orecchie… quasi dei tonfi… una nausea improvvisa lo assale. Vuole muoversi ma non ci riesce, stipato su quella banchina malefica. C’è troppa carne, troppo sudore, troppi odori, troppe voci, troppo tutto! Si sente in trappola, chiuso, ed ora cosa cavolo gli sta succedendo? 

Ha paura. 

Si sente svenire ma è ancora lì in piedi, tutto si muove come al rallentatore, è come se stesse morendo, ma lentamente, osservando dall’esterno questo suo lento spegnersi, ma non succede nulla, lui è sempre lì, col cuore che batte all’impazzata e sembra quasi sbatacchiare a caso nella cassa toracica. 

Ora vomito pensa. 

Ma non succede. 

Con uno sforzo sovrumano comincia a pigiare in ogni direzione per farsi strada, arriva quasi a picchiare la gente che lo insulta ma a lui non importa, neanche li vede. Deve uscire! Via, Via da questo luogo angusto che lo soffoca. Fuori, Fuori aria!

“ … Dritto per la mia strada, meglio di niente, màs che nada …”

Libero! Finalmente fuori. 

Mirco si accascia sul marciapiede, le mani sulle ginocchia, chino in avanti respira avidamente l’aria esterna che ora gli sembra miracolosamente buona, e cerca di calmarsi.

Si toglie le cuffiette, miracolosamente ancora aggrappate alle sue orecchie. 

Pensa. 

Attacco di panico. Ecco, deve essere stato un attacco di panico. Certo! Tutto qua.

E adesso? 

 

 

 

 

Rossella Donadeo

Il problema non è il Movimento 5 Stelle | Ferdinando de Martino

Il problema non è il Movimento Cinque Stelle, bensì il loro elettorato. 

Essendo di base uno scrittore e non un giornalista, al contrario dei suddetti, il mio desiderio è meno nobile del semplice “informare”; io amo la distruzione. Mettiamola così: culturalmente parlando preferisco il napalm ai cerotti. 

Non ho nessun interesse ad informare i lettori, anche perchè oramai le persone hanno completamente perso la capacità d’informarsi e ruminano informazioni brucate random nel grande pascolo della rete. 

Prima d’iniziare voglio spiegare cosa intendo per “incapacità d’informarsi”. Nel web manca la canonica redazione, questo per alcuni potrebbe significare “evviva, siamo liberi dai poteri forti”, ma la realtà dei fatti è ben diversa. Volendo io potrei tranquillamente scrivere che l’Onorevole Di Maio ha svaligiato una tabaccheria nel centro di Novara. A quel punto il pubblico medio del web crederebbe alla notizia in questione semplicemente perchè l’avrebbe letta, quindi diventerebbe, per la sua concezione della fruizione dei contenuti, automaticamente vera.

Il fatto effettivo è però che Di Maio non ha mai rapinato nessuna tabaccheria in vita sua. Perchè, allora io ho la possibilità di scrivere questa notizia (Fake News)? Perchè non avendo una redazione alle spalle, non c’è nessuno col potere di bloccare una notizia. La suddetta figura, un tempo, veniva chiamata “ricercatore di fatti” ed era l’addetto che in questo specifico caso avrebbe telefonato ai carabinieri di Novara chiedendo informazioni sull’arresto del politico e, una volta dopo aver scoperto che nessun arresto era avvenuto per mancata effrazione, avrebbe detto al capo redattore di licenziare in tronco il giornalista in questione. 

Al momento, invece, io posso scrivere che Di Maio ha rapinato una tabaccheria e che Luxuria ha deciso di affittare un utero, che Berlusconi ha avuto un ictus e che Papa Bergoglio ha un amante del Mozambico senza essere licenziato da nessuno, perchè le persone credono a qualsiasi cosa gli venga sottoposta. 

Da qui nasce il mio esperimento. L’elettorato dei Cinque Stelle è pro o contro al Movimento stesso? Preparatevi, perchè ci sarà da scompisciarsi. 

Per questioni lavorative, mi trovo spesso a mangiare e a far colazione nei bar… che in fin dei conti sono il Facebook dell’era pre\Facebook. 

Ed è proprio al bar che ho realizzato questo esperimento, partendo dal presupposto che grazie ad una semplice legenda che potrete applicare anche voi dopo aver letto il suddetto articolo, sarete in grado di dimostrare quanto segue.

L’esperimento si divide in tre fasi, dopo aver capito che accanto a voi è presente un elettore del Movimento:

1 Attaccare bottone, leggendo il cellulare, citando una frase detta da un politico contrario al Movimento, iniziando la frase con: “esponente a caso del Movimento” ha detto che… 

2 Ascoltare la sua reazione favorevole a ciò che è stato detto da un politico che in realtà non ha nulla a che fare con il Movimento Cinque Stelle.

3 Ed ultimo, ma non per importanza: terminare con un “Nuovo ordine mondiale”.

Vi riporto tre meravigliose reazioni al mio esperimento. (si… ho un sacco di tempo da perdere ma è l’unica cosa bella del fare lo scrittore, assieme ad un sacco di misantropia e crisi esistenziali)

Esp 1

Ferdinando: Di maio, oggi, parlando dei 49 milioni di euro rubati dalla Lega Nord ha detto ai Pidioti (termine che fa eccitare ogni membrana del vero penta stellato e serve per entrare in sintonia): Io sono sempre stato al corrente della natura illecita dei finanziamenti ai partiti e anche al loro partito. L’ho cominciato a capire quando portavo i pantaloncini corti. In Italia il sistema dei finanziamenti ai partiti  e alle attività politiche in generale contiene delle irregolarità e delle illegalità, credo a partire dalla storia repubblicana. Da decenni il sistema politico aveva una parte, non tutto, ma una parte di finanziamento di natura irregolare e non lo voleva vedere solo chi non lo voleva vedere e non ne era consapevole solo chi girava la testa dall’altra parte. Credere che non funzioni così è come credere che Napolitano non si fosse mai accorto del grande traffico di denaro illecito che passava sotto di lui. Mi sembra strano che non se ne sia mai accorto? Avanti… è una cosa non credibile.

Pentastellato numero uno: Ci voleva proprio qualcuno che gliele gridasse a questi qui… incollati alle poltrone. Questi sono abituati al culo foderato… ma ora è finita la pacchia. E Di Maio è giovane. Salvini è giovane. Facciamoli provare. Non capisco come si possa non  essere d’accordo con questo concetto. Avranno rubato, ma allora il PD? Tanto lo si sa benissimo da chi è stato messo lì quel Napolitano all’epoca…

Ferdinando: (lieve cenno d’intesa, perchè entrambi sappiamo dove stiamo andando a parare, come se quello fosse un segreto tutto nostro) Nuovo ordine mondiale.

Pentastellato: Nuovo ordine mondiale. (Conclude, guardandosi con fare sospetto)

Riflessione:

Il discorso da me riportato non è di Di Maio, ma di Bettino Craxi quando davanti alla sbarra degli imputati , nel 1992 (da un’idea di Stefano Accorsi) si proclamò truffatore in un mondo di truffatori, ma le stesse parole dette da Di Maio dimostrano l’analfabetismo funzionale dell’elettore medio, ovvero: non importa cosa si dice, ma importa solo chi la dice. La stessa frase detta da Renzi è stupida, mentre se detta da Di Battista è geniale e contro i poteri forti.

Esp 2

Ferdinando: Senti un po’ Diba… cos’ha detto sui diritti civili… a me piace Diba, perchè non gliene frega niente delle regole del movimento. Lui dice quello che pensa. L’ha twittato da una missione in Mozambico: La questione dei diritti civili è una di quelle che ci sta mettendo in difficoltà. Dobbiamo utilizzare chiarezza e concretezza. Ancora oggi c’è un po’ di paura in Italia. Io non voglio tirare fuori la verità, ma vorrei dirvi con rispetto ed umiltà, che paura possono fare due persone che si amano? Che paura possono fare delle persone che vogliono dei diritti e in cambio sono pronti a restituire dei doveri? A me fanno paura quelli che si odiano… non quelli che si amano. 

Pentastellato 2: Eh, la Lega non sarà d’accordo, ma il Diba è sincero… zoccolo duro. Sono d’accordo alla fine.

Ferdinando: Sì… altro che Renzi e le sue finte apologie e gli ottanta euro. 

Riflessione:

Il discorso in questione è di Matteo Renzi, ma credendolo di Dibattista, l’elettore ha completamente cambiato linea sul pensiero del suo Movimento.

Esp 3 (quello più subdolo)

Ferdinando: Salvini e Di Maio… finalmente qualcuno pronto a difendere anche noi italiani. Senti che conferenza stampa della Madonna: Uomini e donne d’Italia l’ora segnata dal destino batte il cielo della nostra nazione. È l’ora delle decisioni irrevocabili la Dichiarazione di Guerra al traffico di schiavi è già stata consegnata agli ambasciatori libici. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’occidente che troppo spesso hanno insidiato l’esistenza stessa del popolo italiano. 

Pentastellato 3: Ah. Cazzo gliele cantano questi qui. Voglio vedere ora la Merkel

Ferdinando: (in realtà qui ho preferito stare zitto.)

Riflessione:

Il discorso in questione è la dichiarazione di guerra del 1941 di Benito Mussolini.

Questo esperimento porta ad una semplice considerazione: bisognerebbe istituire una monarchia costituzionale, fare una buona riforma scolastica per istruire i giovani, attendere la nostra morte con l’annesso ricambio generazionale e allora e solo allora, instituire una nuova democrazia, dando questa volta alle persone la capacità di votare con cognizione di causa. 

 

Ferdinando de Martino