Luglio 2019

Come nasce un libro ? – di Ferdinando de Martino

Ogni libro ha una genesi particolare.  Nella mente degli scrittori  c’è sempre una causa scatenante e questa è l’unica cosa che trovo interessante da discutere assieme ad un autore. Lavorando da anni nell’editoria preferisco che siano i libri a parlare, lasciando agli scrittori l’onere della scrittura.

Mi capita quindi di chiedere ai miei autori di pensare bene all’idea, a quello che si vorrebbe comunicare con un manoscritto e reputo tutto ciò estremamente interessante.

Quindi oggi non ho nessuna intenzione di ammorbarvi parlando di un libro, bensì delle motivazioni che mi hanno spinto a pubblicare il titolo ROMEO E GIULIETTA SI SONO BEVUTI IL CERVELLO.

Come potrà garantirvi Marco Peluso, un autore che frequento mediaticamente, spesso chi lavora con la scrittura finisce per impegnarsi in molti progetti, allineando questi allo studio. Nel mio caso si aggiunge anche il lavoro editoriale, ma esattamente come nella produzione dei miei spettacoli teatrali, mi avvalgo di componenti che riescono a rendere il mio lavoro un po’ più facile.

La genesi di questo libro nasce da due fattori. Il primo è legato alla produzione di racconti che molti siti di case editrici francesi regalano ai lettori per poi aggiungerne uno un po’ più lungo in una versione cartacea. Amando profondamente la linea editoriale dei nostri cugini, decisi di optare per questa metodologia ed iniziare a pubblicare una serie di racconti sul sito dell’Infernale Edizioni, lavorando a quello principale in parallelo.

Insomma, regalare dei racconti confezionando poi un libro finale mi sembra molto coerente con la divulgazione quasi open source.

Il secondo è il concetto di prigione. Ho visto, nella mia breve vita, persone con un’incredibile capacità di auto-privazione-della-libertà che mi ha sempre affascinato. La mia storia, quindi, partiva dal concetto basico del: spesso noi stessi possiamo essere il nostro peggior nemico.

Questo è il punto centrale. La storia parla di un pugile e di una cameriera. Un piccolo idillio nella periferia piemontese esploderà tra loro, mettendo in luce le sbarre delle prigioni che i protagonisti si sono costruiti attorno.

Io amo chiamare il format con cui ho pubblicato ROMEO E GIULIETTA SI SONO BEVUTI IL CERVELLO, “libro regalo”. Lavorando alle mie sceneggiature e ai miei romanzi nelle pause tra gli editing, la preparazione dei corsi della scuola e le attività gestionali è bello poter sfornare ogni tanto qualcosa per non far passare dei tempi biblici tra un romanzo e un altro.

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Ferdinando de Martino

After Life – La serie evento – recensione di Ferdinando de Martino

Prendere un personaggio conosciuto e mediatamente controverso è un’arma a doppio taglio quando si lavora ad un progetto d’intrattenimento. In questo caso la scelta, dell’emittente mediatica più lungimirante del momento (Netflix),  di produrre una serie televisiva creata, diretta e prodotta dal poliedrico Ricky Gervais è stato un vero e proprio azzardo.

L’idea di affrontare due temi drammatici quali malattia fisica e patologia mentale è non solo coraggiosa, ma a tratti folle e ipoteticamente fallimentare. Tuttavia Netflix ha dalla sua parte un enorme vantaggio, correlato alla nuova metodologia di fruizione dei contenuti. La possibilità d’immergersi in una maratona, guardando un’intera stagione nel giro di due o tre giorni, rende molto semplice il linguaggio narrativo. Per i profani del mondo delle sceneggiature, mi soffermerò meglio su questo particolare.

La prima puntata di After Life è eccezionale, ma non avrebbe assolutamente funzionato in un contesto televisivo. Dopo aver guardato l’episodio pilota, la settimana successiva, la maggior parte del pubblico non si sarebbe sintonizzato sulla seconda puntata. Non è una questione di qualità, bensì di metodologia d’assunzione.

Quando si produce il primo episodio di una serie televisiva, l’obbiettivo è quello di infilarci una ricca presentazione dei personaggi e un colpo di scena atto a incuriosire lo spettatore, portandolo ad aspettare la puntata successiva. Stiamo parlando di un mero ragionamento commerciale.

Gli utenti Netflix, avendo già pagato per usufruire della piattaforma, non sono costretti ad attendere settimane per guardare un episodio, questo gioca a favore dei prodotti targati Netflix, perché essendo forti di questa dinamica anti-commerciale, possono permettersi di creare un prodotto d’autore, senza snaturare la trama nativa, evitando di trasformare il primo episodio in un grosso spot pubblicitario dell’intera opera.

Questa motivazione, strettamente settoriale, rende After Life un prodotto tecnicamente ottimo.

Ma veniamo al reale motivo che mi ha spinto a scrivere una recensione: si può uscire dalla depressione?

Questa è la grande domanda attorno alla quale ruota la vita del protagonista. Non è la risposta onnisciente ad essere importante, quanto più quella che lo stesso Gervise riserva al suo personaggio, ovvero: no.

Così, dare ad un tossico i soldi per comprare un’overdose finale diventa una scelta comandata, perché se da quel tunnel buio non si può uscire, è inutile tentare la corsa.

Tuttavia facendo gli stronzi spesso si finisce per imparare che il genere umano non è altro che lo specchio dei nostri stessi atteggiamenti e che la persona che abbiamo davanti non è che un essere vivente con un suo bagaglio emotivo e un caleidoscopio di demoni.

After Life è il prodotto di uno dei migliori sceneggiatori del nuovo millennio e come al solito noi europei riusciamo a creare una tipologia d’intrattenimento che gli americani possono solamente sognare.

 

 

Ferdinando de Martino

 

VITTIME – un racconto di Rossella Donadeo

“Cosa ti passa per la mente un attimo prima di morire?”

Chiudo gli occhi, non voglio vedere.

Mi illudo per l’ultima volta.

Nego, evito, ignoro.

Cosa ti passa per la mente?

La nausea fortissima, le viscere attorcigliate in un fuoco che brucia da dentro fino a contrarre tutto il corpo attorno a questo nodo, la gola arida e serrata: tutto questo sembra improvvisamente svanito nel nulla.

Sospeso in questo attimo senza fine, ogni cosa mi arriva attutita, rallentata, irreale. Come questo mio non provare nulla ora.

Cosa ti passa per la mente?

Una vita passata a schivare ogni possibile scelta, responsabilità.

Sono il mago dello slalom d’immaginari paletti.

Troppo dolore, troppa crudeltà hanno visto questi occhi.

E allora è meglio chiuderli.

Trascinato dalla corrente del fiume ho scelto solo l’inevitabile.

In questa guerra senza fine ho fatto solo ciò che andava fatto.

Vittima e carnefice.

Ho ucciso, certo.

Ho visto uccidere, certo.

Ma è come se fossi stato altro da me stesso, spettatore di un film splatter e truculento, con tanto sangue, ovunque.

Cosa ti passa per la mente?

Il cuore asciutto, riarso come un deserto.

Perché non provo nulla ora?

Dove è finita la rabbia, l’odio, la paura, la sete di giustizia?

Mi scopro lucido a pensare cosa rimarrà di me.

Cosa ti passa per la mente?

Forse questa foto, che mi renderà un eroe per il mio popolo e griderà vendetta.

Ma io dove sarò?

Svanito nel nulla, come la mia paura, le mie emozioni, la mia anima, il senso di tutto ciò.

Forse non è poi così male morire.

Tutto tace alla fine.

Anche il dolore che non ha parole.

Rossella Donadeo

Link al libro dell’autrice: LINK LIBRO