Carlo Ape | l’Italia ha un nuovo investigatore| I. Edizioni

Da cosa è nata la necessità di scrivere PIAZZA PAOLO DA NOVI?

La letteratura di genere, messa di tanto in tanto ai margini di quella alta è decisamente una di quelle in grado di farmi provare empatia da lettore, mentre d’autore rende il mio lavoro molto più razionale e irrazionale al contempo. Alla fine scrivere un thriller ci costringe a cercare dei nemici che non ci sono, quindi irrazionalmente aiuta la nostra razionalità a realizzare le strategie più assurde per le indagini

Perché Carlo Ape è il nuovo investigatore italiano?

Questo è molto semplice. Da poco tempo abbiamo perso uno dei migliori autori hard boild italiani (Pinketts). Lui sì che era in grado di distinguersi nel panorama italiano. Abbiamo i vari Montalbano e i Rocco Schiavone, personaggi fantastici. Carlo Ape a differenza dei due sopracitati è stato un poliziotto e ha mollato la carriera durante il G8, quindi s’intuisce una caratterizzazione in direzione della legge anche quando la legge non porta la divisa.  Quindi, da investigatore privato, tracagnotto, col naso paffuto e amante del cibo e del vino, questo astuto investigatore trova in Genova e nell’Italia, in seguito, una ragione per cui vivere, ponendosi come il bene nei confronti del male.

Quindi per Ape il bene e il male sono due cose distinte?

Alcune volte si travestono. Per Ape è una questione carnevalesca. Ci tengo a dire che con IL NUOVO INVESTIGATORE ITALIANO non intendo imporlo sugli altri eroi letterari, ma volevo sottolineare la sua umanità. Ape si rade ogni mattina e fa il suo lavoro, a casa si mette in mutande e canottiera e e smania per le attenzioni di sua figlia adolescente. È divorziato e, come De Andrè, tende ad affezionarsi agli ultimi.

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