CSI | Classico per eccellenza | di M. Giacovelli

C’è una serie TV talmente longeva e conosciuta che il solo nome risveglia una sorta di unica coscienza collettiva. Il titolo è composto di una sigla di tre lettere che, al solo sentirle nominare, porta alla mente immagini di omicidi, inseguimenti, interrogatori feroci e, soprattutto, tanto, tanto splatter. Da quasi un decennio accompagna le nostre cene su Italia Uno, e la Mediaset ha perfino deciso di aprire un canale tematico con questa serie come programma di punta.
Stiamo parlando, ovviamente, di CSI.

Diversi distretti, stessa formula: un format che ha fatto scuola
Esistono diversi formati di questa serie TV, a seconda della città in cui essa è ambientata: da New York a Miami, da Los Angeles a Quantico. Non importa la collocazione geografica, il format è sempre lo stesso e funziona dannatamente bene. Ogni episodio si apre con un omicidio, la cui indagine si sviluppa durante il corso della puntata. Appena un’ora di caccia all’uomo, in cui super poliziotti, con un senso della giustizia degno del miglior marines, riescono a smascherare il colpevole a suon di analisi di laboratorio ed ispezioni al microscopio. E’ questa la vera forza della serie: riesce a comprimere in appena una puntata mesi e mesi di lavoro di una qualsiasi squadra della scientifica, rendendo il ritmo estremamente incalzante.

Il segreto di CSI: una trama semplice e sempre attuale
La trama semplice, ma efficace, è il vero colpo di genio. Gli episodi si sviluppano verticalmente, mentre la storia orizzontale non ha grossi sviluppi. Questo sistema è estremamente funzionale ad un sistema televisivo come quello nostrano, dove le stagioni non vengono rispettate e l’importante è solo avere quel programma tappabuchi tra il telegiornale e la prima serata. Non conta, alla fine, se sia Mac, Grissom o Horatio a catturare il cattivo di turno. Quello che è davvero essenziale è che ogni sera, alle ore 19:00, si apra una nuova caccia all’uomo.  

Margherita Giacovelli