Majakovskij e Amazon, parallelismi folli o semplici collegamenti?

Vladimir Vladimirovic Majakovskij era solito incitare il popolo ad usare i muri della propria città, per scrivere poesie al posto dei soliti e vecchi fogli di carta. Questo potrebbe sembrare folle, strano o addirittura uno dei classici gesti che gli artisti amano tanto riservare al pubblico, cercando di stupire le folle.

Nulla di più errato.

Majakovskij faceva parte di una tradizione russa di “scrittori pensatori” e sebbene, per certi versi, il forte e arcigno poeta fosse agli antipodi del tolstoismo, si può ricondurre proprio a Tolstoj, la base del ragionamento ideologico che portò l’artista ad usufruire di tale argomentazione.

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Vladimir, aveva visitato il mondo occidentale che tanto criticava, perchè in quanto studioso, aveva bisogno di conoscere alla perfezione un argomento per poterne realizzare una critica cristallina e affilata.

L’occidente, con la sua estrema commercializzazione dell’arte e il suo amore incondizionato verso gli dei del capitalismo, rappresentava per il poeta russo, l’esatto contrario del suo pensiero artistico.

Ma facciamo un breve passo indietro.

Tolstoj, poco prima del suo trapasso, donò l’intera totalità della sua opera alla Russia, rinunciando ai diritti d’autore, eliminando così la sua famiglia dal suo testamento letterario.

Il gesto dello scrittore era mirato ad ispirare gli autori del futuro a donare il proprio sapere al mondo, senza chiedere nulla in cambio. Pensiero utopico ma lodevole.

Il buon Vadimir Vladimirovic Majakowskij prese il concetto del padre di Guerra e pace e ne estrapolò il vero contenuto, come solamente lui era in grado di fare; spremendo i concetti fino al midollo.

L’arte per i tolstoiani doveva essere di tutti, ma eliminare i diritti d’autore dell’artista, lasciando però alle case editrici il guadagno era un semplice modo per farsi fregare dalle istituzioni e non aveva nulla di “anarchico” nell’intento, se non il romanticismo dell’atto di regalare il proprio operato.

Usare il muro, la staccionata o la porta, consentiva non solo all’artista di arricchire il panorama culturale della sua nazione, ma permetteva anche alla povera vecchietta, al barbone o al garzone di strada, di fruire del lavoro di un autore che non avrebbe mai potuto permettersi di conoscere.

Spesso pensiamo che autori come Majakovskij non abbiano, se non a livello artistico, lasciato niente del loro pensiero filosofico; eppure adesso io e te (caro lettore) stiamo instaurando un rapporto che svincola da ogni contratto editoriale, in un sito internet che altro non è che un muro virtuale su cui i moderni Majakovskij lasciano i loro pensieri.

Amazon che dichiara guerra alle grosse case editrici, store virtuali che aprono i battenti all’indipendente e una caterva di quotidiani online e blog, sono il lascito di un modo di pensare anarchico e alternativo che deriva direttamente da quella scuola di pensiero del fascinoso poeta con lo sguardo tenebroso e la mente perennemente assorta in un universo di lettere e sentimenti.

Magari un giorno ci accorgeremo che tutti quei poeti che abbiamo sempre snobbato, sono in realtà gli unici e veri grandi geni.

Geni che lasciamo perennemente fuori dalle grandi rimpatriate e dai tavoli contrattuali.