Minimalismo, relazioni e convivenza | E POSSIBILE ? | F. de Martino

Uno dei grandi problemi del minimalismo è la convivenza. Raramente in una coppia italiana si riesce a far coincidere gli ideali minimalisti e questo potrebbe generare problemi all’interno dell’ecosistema casalingo. 

Per molte persone mia moglie non possiede molte scarpe o vestiti, mentre per la mia visione minimalista della situazione ne ha fin troppe. Tuttavia la stessa idiosincrasia verso il superfluo che mi ha portato verso la strada del minimalismo deve a tutti gli effetti convivere con l’idiosincrasia di mia moglie nei confronti di tutto ciò che è asettico.

Il mondo è fatto di compromessi e laddove personalmente mi sembra d’invadere con il mio nazismo minimale la sfera di Irene, cerco di tenere a freno il Savonarola che è in me; quello che brucerebbe tutto. Per quel che riguarda Irene, più d’una volta ha preso decisioni che a suo gusto sono fredde e impersonali, solamente per appagare quel mio lato che gode nel vedere esaltate le superfici vuote, elevandole a vere e proprie opere d’arte geometriche.

Ho provato più volte a Marikondizzarla dicendole “Questo oggetto ti provoca emozioni?” e lei mi ha mandato a quel paese, perché si trattava di oggetti come scontrini del 92 che conservava nel portafoglio.  Credetemi… quella tecnica non funziona in Italia, almeno non per tutti. Quello che consiglio, per una buona convivenza minimalista è quello di ridurre il proprio numero di oggetti senza assillare il partner in questione. 

Escluso il cappotto il mio intero guardaroba risiede in due scatole Ikea. Il resto dei mobili è dedicato a Irene. A me possedere più vestiti darebbe fastidio, ma per lei è diverso. Capire il proprio partner è basilare per una buona convivenza minimale.

(Le ultime due scatole sono quelle in cui tengo tutto il mio guardaroba)

 

 

Con mia moglie viviamo in un bilocale soppalcato con una sola finestra e dal minimalismo all’appartamento milanese di Pozzetto nel Ragazzo di campagna è un attimo. 

La differenza sostanziale tra un minimalista e un non minimalista è che i primi non si lasciano definire da un cappellino delle Burton o da un coccodrillo sulla maglia. Non è un caso che tutti i grandi uomini votati alla meditazione abbiano in un modo o nell’altro seguito la strada del minimalismo. 

La routine alimentare di Gandhi o la divisa di Steve Jobs sono solo degli esempi di come il minimalismo possa influire per creare uno stile di vita più performante. 

Personalmente vivrei bene con un divano letto, un Kindle, un computer e un bagno. Dovrei rinunciare a Irene e il gioco non ne varrebbe la candela. Quindi ben vengano paia di scarpe che non si utilizzeranno mai e scontrini del primo dopoguerra. 

Dopotutto il minimalismo è anche un concetto mentale che serve a minimizzare lo stress.

 

Ferdinando de Martino

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