COME NASCE UNO SCRITTORE | Estate |di Salvo Barbaro

17 settembre 2011

L’estate sta finendo. Prendo spunto da una famosa e ridicola canzone degli anni ottanta. Sono triste, non perché la stagione volge al termine, anzi per questo sono strafelice. Ho sempre odiato l’estate. Odio il sole, l’acqua salata del mare, le spiagge affollate di domenica mattina, le urla, la sabbia, gli ombrelloni, camminare a dorso nudo sotto il sole cocente e bruciarsi solo per far vedere che la tua pelle cambia colore diventando più nera. Mi sta sulle palle fare chilometri di fila chiuso in macchina e arrivare al mare già esausto e nervoso, poi dopo tre ore rimettermi in auto, bestemmiare perché c’è fila, innervosirmi per un niente e arrivare a casa ustionato sulle spalle con neanche una stramaledetta pomata dopo-sole. Fisime. Tutti mi dicono che le mie sono solo fisime. I miei amici non vedono l’ora di buttarsi in quei cessi a cielo aperto, in cui l’acqua brulica di rifiuti tossici. Sono esagerato lo so, ma allora perché non ti fai una doccia refrigerante a casa tua? Un bagno nella tua bella vasca e intanto prendi un bel libro, lo sfogli e aumenti di sana pianta i tuoi orizzonti culturali?
-Dai muovi quel culo flaccido e vieni con noi, ne approfittiamo per berci delle birre e ubriacarci in cerca di qualche sventola per divertirci un po’!
-No, andate voi, preferisco stare a casa e riposare!
Questo è il solito dialogo. La solita routine. Ho un fisico che fa schifo, ho la pancia, i fianchi sporgenti e le ragazze “estive” cercano l’uomo con la tartaruga, l’italiano medio tatuato con gli occhiali a specchio che si abbronza rischiando un’insolazione. Poi ci sono quei bar abbelliti con palme e fesserie varie che vorrebbero far somigliare il tutto a posti caraibici, casse enormi che sparano musica da discoteca a manetta dove bevi degli intrugli colorati, ti stoni e non capisci nulla, balli e tutto il mondo ti sorride, chiacchieri con una e non sai nemmeno cosa dici. Sarò paradossale e rompiscatole, ma il mio pensiero è questo. La odio punto e basta.
Sono triste perché non lavoro. Sono rimasto solo, sì, solo contro tutti. I miei con il loro bigottismo estremo non capiscono nulla, V. è volutamente sparita dalla mia scena e mi sento una nullità. Sono seduto al tavolino di un bar. Ho davanti una birra e penso. Penso a cosa farò “da grande”, o meglio a cosa vorrei fare. Mi scruto dentro, scavo nei miei ricordi e nel mio animo. Non ho una qualifica, non ho una laurea, non so fare niente di particolare. Non ho mai viaggiato, non conosco Avellino figuriamoci un’altra città dell’Italia o del pianeta. Il mondo non mi appartiene. Bevo, butto giù un’altra birra gelata, e poi un’altra e un’altra ancora. La mia testa inizia a girare. Si ferma. Smette di pensare. Mi piace questa sensazione, ma in fondo la odio. Non mi piace questo star bene senza riflettere, senza un modo per cui essere felice. Il nulla oggi mi appartiene. Cerco di alzarmi dalla sedia. Mi guardo intorno e vedo il fallimento più totale. Vedo il mio quartiere, anche il nome fa cagare. FERROVIA si chiama. L’hanno chiamata così perché è l’unica stazione dei treni di Avellino. Paradossale ma vero. Passa un treno ogni tanto, uno ogni due ore, stessa tappa, stessa gente, stessi capostazione, stesse facce, stessi poliziotti che non controllano nulla di nulla. Lo specchio del sud che funziona male e dell’Italia che guarda in alto.
Mi gira la testa, sono ubriaco, vado via, vado a casa. No, meglio di no. A casa basta un minimo odore di alcol che ti marchiano come drogato e ubriacone per l’eternità. Prendo l’auto. No, peggio ancora. Mi fermo, mi volto indietro, mi rimetto seduto al tavolino e mi prendo un’altra birra. Sorrido fingendo che tutto vada per il verso giusto.

Salvo Barbaro.

6 Commenti

  1. Francesca

    Parole tanto amare, cariche di realismo e stanchezza.
    Nemmeno io amo l’estate, ma spero che un tiepido raggio di sole ti scaldi un po’ e ti faccia trovare qualcosa di positivo!

    1. linfernale

      Grazie per aver letto il lavoro di Salvo. È vero, sembra un po’ pessimistico come mood, ma d’altro canto tutti i più grandi scrittori erano anche dei pessimisti cronici…

  2. Gina

    …. mannaggia a te..

  3. Lorena Ghironi

    Non amo particolarmente l’estate ma non la disdegno nel tuo stesso modo… Non amo invece, o meglio non mi piace affatto chi scrive solo di allegria, per scaturire buonumore a tutti i costi. I dialoghi con sé stessi, anche quelli meno esaltanti servono, a farci riflettere, capire, crescere. Sperando che la storia della birra non sia vera…è molto bello questo stralcio di vita reale, impresso sulle tue righe.

  4. susanna

    La vita è una dolorosa avventura,solo un attimo ci è concesso, un attimo fuggevole come la nostra vita

  5. Anna D'Auria

    Salvo ha un modo tutto suo di descrivere il mio Sud. Avellino la conosce bene, la stazione è proprio come l’ha descritta.
    Al suo posto, opterei certamente per un’altra birra, sorridendo.
    Ciao ciao, mondo.

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