Come nasce uno scrittore? | La spesa | di Salvo Barbaro

salvo

È con estremo piacere che vi presento il secondo episodio della rubrica a cura di Salvo Barbaro. 

Buona lettura. 

 

3 Novembre 2015
Cammino su e giù per la casa in cerca di qualcosa da fare. Oggi è il mio primo giorno da disoccupato-nevrotico-triste; mille idee mi passano per la testa, innumerevoli, confuse.
Vado in cucina e mi preparo un caffè, poi mi siedo sul divano in salotto: dopo cinque minuti mi rialzo, sbuffo, vado da Giulia che in quel momento, stanca e nervosa, allatta la piccola Elena. –
Amore come va?-, le faccio, mentre lei mi sorride appena, nella stanza illuminata dalla luce fioca di una piccola lampada.
-Ho pensato di andare a fare una corsetta, giusto per dimagrire un pochino- le faccio, cercando qualche sua parola di sprono e uno sguardo di approvazione o aiuto. Si gira di scatto con la “navigata” sincerità che la contraddistingue e mi fa a brucia pelo -Amore ma con questo tempo freddo ti viene una sincope, dove vai? Andrai quando sarà primavera, dai retta a me!-
Annuisco, la bacio sui morbidi capelli, accarezzo la dormiente Elena e ritorno in cucina, bevo il caffè e mi siedo.
Penso al da farsi, penso a qualcosa che voglio fare, rendermi utile, -Ok, vado a fare la spesa dal fruttivendolo, manca tutto qui!
Mi infilo il cappotto, saluto Giulia ed esco. Sono le nove del mattino ed è davvero una strana sensazione essere vestito con panni “normali” a quest’ora, indossare una camicia e non la tuta da lavoro, le scarpe comode e non quelle antiinfortunistiche. Essere solo e non seguito da qualcuno che ti dice cosa fare, come mettere un bullone o cose del genere. Respiro l’aria fredda del mattino e con passo svelto mi dirigo dal fruttivendolo: compro di tutto, frutta, verdura, fagioli, ceci, verdura fuori stagione, senza un senso, uno scopo, un obiettivo. Rientro in casa dopo nemmeno mezz’ora, poso tutto accuratamente nel frigo, mi tolgo il cappotto e di nuovo la stessa sensazione e la stessa domanda: ora che si fa?
Lavatrice, si ci sono da mettere i panni sporchi in lavatrice e un dubbio atroce mi assale: come si manda una lavatrice? I calzini bianchi a righe blu rientrano nei panni colorati o banchi? Le mutande celesti? Le camicie celesti? La biancheria rosa? Gli asciugamani? I gradi? Il sapone? Basta, la manderà Giulia dopo!
Ideona, cucinerò qualcosa di buono. Vado in cucina, apro il frigo pieno, ma trovo solo verdure.
-Piccola vado al supermercato a fare la spesa- grido nel corridoio e Giulia, annuendo, mi redarguisce con lo sguardo, perché Elena dorme.
Supermercato enorme, affollato di anziani che camminano lenti col carrello, che ci mettono mezz’ora a parcheggiare in un posto dove “cazzo, entrano facilmente!”. Come mio solito mi innervosisco, non respiro, mando a quel paese una decina di persone e mi ritrovo, come d’incanto nel reparto frutta e verdura.
Già comprata tutta, cazzo però, costa la metà! Pazienza, vado avanti, pane, patate, latte, uova, biscotti, pasta, pollo, pannolini, salviettine, cibo per il gatto, carta igienica e poi alcol, birra, vino. Preso tutto, ok, pago, rientro in auto e vado a casa. È quasi mezzogiorno, cucino un petto di pollo impanato al curry, insalata per contorno, poi caffè, bacio Elena, chiacchiero con Giulia e poi… poi niente, guardo la casa, mi sento perso, in bambola, non so che fare, dove andare. Mi accascio sul divano, nervoso, dando delle occhiatacce a Giulia che in quel momento cerca di interloquire con me.
-Vai a riposare che sei stanca- le faccio.
Mi alzo, prendo le chiavi di casa, m’infilo il cappotto ed esco per una passeggiata di scarico, cercando idee, “consigli” da questa città, Firenze, che oramai mi ha adottato, coccolato, sculacciato, redarguito.

 

 

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3 Commenti

  1. Roberto

    Leggendo questa storia si riesce quasi a percepire i luoghi e le cose che ci potrebbero essere. Bellissimo il modello di scrittura. Complimenti

    1. linfernale

      Ti ringrazio. Riferirò i compimenti all’autore. Personalmente, credo che Salvo abbia una sorta di talento innato che solamente i partenopei possono vantare. Quello stesso qualcosa che smuoveva le riflessioni di Troisi.

      Ferdi.

  2. Salvo Barbaro

    Ringrazio Roberto per le belle parole perché cerco in tutti i modi di portare la realtà sul pc e poi su questo blog a me caro. Poi ringrazio il paragone di Ferdinando troppo bello e quasi “surreale”. Onoratissimo davvero. Ogni settimana cercherò di migliorarmi. Grazie!

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