letteratura

Mucchio d’ossa | STEPHEN KING | Best Seller d’autore

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Devo ammettere che non mi sarei mai aspettato un libro del genere da Stephen King.  Ovviamente non mi riferisco all’appartenenza di genere, quanto più al particolare ed estremamente ben definito stile letterario.

Mucchio d’ossa è un libro che mi ha letteralmente conquistato dalla prima all’ultima pagina.

Entrare nella mente e nelle elucubrazioni di un personaggio delineato alla perfezione in una veste autoriale mi ha regalato un eccellente punto di vista sul mondo della letteratura, nonostante abbia letto decine e decine di libri sul “blocco” dello scrittore.

Molti potrebbero gridare alla banalità, ma “Mucchio d’ossa” non è un libro sul morbo dello scrittore senza parole, bensì una storia in cui eventi ben più importanti hanno come cornice il suddetto problema che molti scribacchini vivono come un suicidio professionale .

I brividi trasmessi dai dialoghi-monologhi mi hanno congelato l’anima più d’una volta.

Leggendo le pagine di questo piccolo gioiello mi sono imbattuto in un vero e proprio best seller d’autore.

Ferdinando de Martino.

JOHN WICKER | DREAM | presto su Amazon

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Stiamo lavorando agli ultimi ritocchi al nuovo romanzo di John Wicker “DREAM” e mi ritrovo qui, con questo romanzo tra le mani .

Partire con il progetto editoriale dell’Infernale è un piacere inimmaginabile.

Le uniche anticipazioni che possiamo darvi sono relative al genere: DREAM  è un misto tra la classica narrativa weird e l’horror grottesco.

Ho iniziato a leggere le prime pagine di questo romanzo e mi sono sentito subito trascinato in un mondo fatto di avventure in tinte cupe e vite normali, tramutate in qualcosa di estremamente prezioso.

Sono sicuro che avrete avuto il tempo di apprezzare questo scrittore sul nostro portale, leggendo i suoi racconti e se non l’avete ancora fatto… potete trovarli qui: http://linfernale.altervista.org/j-wicker/

Comprare un libro è un po’ come firmare un contratto con se stessi, una sorta di sfida contro il mondo esteriore pre accrescere quello interiore.

 

John Wicker è uno scrittore sensazionale, capace di commuovere ogni molecola del corpo del lettore.

A breve parleremo anche della trama del primo volume di questa trilogia.

Ah, è vero… mi ero dimenticato di dirvi che DREAM sarà una saga d’autore.

Un saluto a tutti i lettori del blog

 

Ferdinando de Martino.

Scrittura creativa | IL TEMPO PER SCRIVERE | di Ferdinando de Martino.

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Partiamo da un presupposto: per molti scrittori, scrivere un romanzo o un racconto è un punto d’arrivo, mentre per me è un allenamento.
Scrivere è la preparazione ad un evento sportivo che non verrà mai disputato. Allenarsi senza avere una reale motivazione.
Molto spesso sento gli autori della mia generazione spiegare della loro continua mancanza di tempo da dedicare alla scrittura. Ovviamente questo discorso è applicabile a molte altre tipologie di forme d’arte, anche se la scrittura è a livello oggettivo quella che necessita di minori mezzi per la sua realizzazione.
Un computer o, se vogliamo stringere all’osso, un foglio ed una penna è tutto ciò che serve per scrivere.
Ma veniamo al tempo.
Come fai a scrivere in continuazione? Questa è una domanda che ho sentito molto spesso e, per quanto possa sembrare banale, la risposta è: scrivendo in continuazione.
Trovo iper-ridicolo dover realmente affrontare una discussione del genere, ma anche questo fa parte della letteratura.
Quando scrivere?
Innanzitutto, il mio consiglio spassionato a chiunque si ponga questa domanda è di non scrivere, perchè se un individuo senza disturbi mentali eccessivi arriva a porsi una domanda del genere, vuol dire che non è ben motivato e la motivazione è tutto.
Ma senza dilungarmi oltremodo, andrò a rispondere.
Sempre. Scrivete sempre.
Quando i vostri amici vanno a ballare, scrivete. Non volete fare i ballerini, ma gli scrittori.
Quando i vostri amici vanno al mare, scrivete. Non volete fare il mare, ma gli scrittori.
Quando i vostri amici andranno a Copagabana, scrivete. Al loro ritorno loro avranno un sacco di diapositive che nessuno vorrà vedere e voi avrete terminato un romanzo, perchè volete fare gli scrittori e non i turisti.
Quando i vostri amici andranno a cena fuori, voi sarete dall’altra parte del muro a lavare i piati o fare il cameriere, perchè per scrivere dovrete lavorare fino a sfiancarvi, per poi tornare a casa e riprendere a lavorare davanti alla tastiera.
Quando non avrete più idee in testa, fermatevi e andate a fare dell’altro; una birra con gli amici, una partita a biliardo, andate a donne, al parco col cane, al cinema, insomma… svagatevi, perchè per scrivere bisogna anche un po’ vivere. Magari leggetevi una sessantina di libri all’anno, visto che nella vita volete scrivere.
Non allontanatevi mai dalla vita, perchè quando si è troppo lontani dalla vita, si è agli antipodi dell’arte e a nessuno interessa un’opera pretenziosa, scritta da qualcuno che non parla la lingua dell’empatia. Ricordate che la gente vuole la verità e anche allora, dei libri non gliene fregherà un cazzo a nessuno.
Anche davanti a questo scenario dovrete continuare a scrivere. Quando i calli alle mani vi bruceranno e le ginocchia inizieranno a cedervi… scrivete.
Ogni volta che direte -Non ho tempo per scrivere.-, pensate a tutte quelle volte in cui vi siete rincoglioniti davanti al televisore, quando potevate scrivere o a quando avete passato quattro ore ad abbronzarvi, quando potevate scrivere.
Pensate a Cèline e a tutti quelli che si facevano un culo a strisce, mangiando pane, odio e cipolle per poi tornare a casa e iniziare quel lavoro infame che molti chiamano: scrittura.

Ferdinando de Martino

IL RIFLESSO DELLA PAURA | un racconto di JOHN WICKER

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Sharon se ne stava accasciata a terra, tenendo suo fratello in braccio. Il coltello da carne penzolava pericolosamente vicino al viso piangente del piccolo Bruce.
Lo sguardo della ragazza era assente, quasi come se avesse visto negli occhi il reale volto del male.
Jack Milton si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore. Succedeva ogni notte.
-Tutto bene, tesoro?- chiese, ancora assonnata, Darline.
-Tranquilla cara… tranquilla.
Era passato un mese, ma Jack non era ancora riuscito a dimenticare ciò che era successo in quella casa.
Anche Darline faticava molto a prendere sonno, ma non le capitava mai di svegliarsi nel cuore della notte, in preda ad attacchi di terrore notturno come succedeva a lui.
Andavano a trovare Sharon ogni due giorni, nella clinica privata che l’aveva presa in cura. Schizofrenia. La diagnosi parlava chiaro.
La loro primogenita di diciassette anni era schizofrenica ed era monitorata ventiquattr’ore su ventiquattro.
Jack sognava quel momento in continuazione, ponendosi sempre la stessa domanda: cosa sarebbe successo se lui non fosse entrato in tempo in quella stanza?
Sharon avrebbe brutalmente ucciso il suo piccolo fratellino? Sarebbe realmente stata in grado di fare del male ad una creatura così piccola ed indifesa?
Come avevano potuto non accorgersi dei sintomi della malattia mentale della loro primogenita?
Lui passava molto tempo a lavoro, ma aveva sempre avuto un rapporto splendido con Sharon. Lei gli aveva sempre detto che lo considerava più un amico che un padre.
Quando era piccola, lui era solito guardarla intensamente prima di rimboccarle le coperte e dirle -La principessa di papà ha bisogno di un bacio scaccia mostri?
Lei rispondeva sempre -Facciamo due.- e scoppiavano entrambi a ridere.
Il tempo delle risate era finito. La sua principessa era costretta in un lettino, imbottita di psicofarmaci per impedirle di fare del male a qualcuno o addirittura a se stessa.
Si alzò per andare a prendere un bicchiere d’acqua in cucina. Lungo il tragitto si fermò davanti alla camera di Bruce. Era tutto a posto. Non avrebbe più permesso a niente e nessuno di fare del male alla sua famiglia.
Una volta in cucina, aprì il rubinetto e si riempì un bel bicchiere d’acqua. Probabilmente l’avrebbe aiutato a dormire.
Quasi senza un reale motivo, decise di andare in bagno, nonostante non sentisse nessun impulso fisiologico.
Voleva guardarsi in faccia. Voleva ricordare a se stesso che dietro quel volto c’era ancora un uomo in grado di difendere la sua famiglia.
Non accese nessuna luce, perchè la porta a vetro della camera da letto di lui e sua moglie si trovava nella traiettoria del bagno e non voleva svegliare Darline una seconda volta.
Il turno di mattina la stava uccidendo di stanchezza e le sue crisi notturne non l’aiutavano di certo.
Doveva ritrovare la sua tranquillità in un modo o nell’altro. Quell’instabilità interiore finiva per ripercuotersi anche sul suo lavoro. Era sempre stanco e assonnato e quando i musicisti gli domandavano come fossero andate le registrazioni, lui rispondeva senza aver realmente ascoltato il lavoro appena inciso.
Le orecchie andavano ancora bene, ma il cervello era proprio da un’altra parte.
Gli affari al suo studio di registrazione andavano alla grande, ma da lì a perdere tutti i loro clienti per negligenza, era un niente.
Si sciacquò il volto con dell’acqua ghiacciata e sollevò il suo sguardo nello specchio. Nel bagno c’era qualcuno assieme a lui. Un riflesso distinto di un uomo sulla quarantina, sporco e arruffato era apparso nello specchio.
Un grido sovrumano uscì dalla gola di Jack che crollò a terra, terrorizzato.
Non c’era nessuno dietro di lui. Il bagno era vuoto.
Cosa diavolo era stato? Un’allucinazione? La mancanza del sonno? Forse stava impazzendo. Prima sua figlia e adesso lui.
Uscì dal bagno ancora in stato di shock. La luce dalla camera da letto sua e di Darline era accesa. Probabilmente sua moglie aveva sentito le grida e si era alzata per l’ennesima volta.
Non era un’allucinazione. L’uomo che aveva visto in bagno era entrato dentro la camera del piccolo Bruce.
Nessuno avrebbe più fatto del male alla sua famiglia. Non faceva altro che ripetere mentalmente quella frase, dall’incidente avvenuto il mese precedente. Adesso era arrivato il momento di dimostrare a tutti che era un uomo perfettamente in grado di difendere la sua progenie.
Correndo come un forsennato verso la stanza del figlio, afferrò il suo ferro numero quattro dalla sacca da golf che teneva sempre nell’ingresso, per mostrare a tutti che era un golfista sempre pronto al gioco ed entrò nella cameretta.
L’uomo se ne stava accanto alla culla.
Con un fendente, Jack cercò di colpire l’oscura presenza per poi afferrare Bruce e portarlo al sicuro.
-Che diavolo succede?- gridò Darline, entrando nella stanza.
-Ci sono io. Ci sono io. Vattene.
-Che cazzo stai facendo?
-Vai via… scappa.
Darline si accorse immediatamente che c’era qualcosa che stava spaventando a morte suo marito, ma doveva assolutamente prendere il piccolo Bruce, prima di occuparsi dell’uomo.
-Senti, adesso devi darmi Bruce, ok?- disse, cercando di rimanere calma, mentre i demoni della rabbia non facevano altro che impadronirsi del suo corpo.
-Non posso. Vai via…
-Perchè hai una mazza da golf in mano?
-Tu non l’hai visto.
-Dammi il bambino, Jack.
-No. Non te lo permetterò. Stammi lontana. Io… io devo proteggerlo.
-Ok. Ok. Bene. Ma dimmi solo da cosa devi proteggere Bruce, così posso darti una mano.
-Era… era… oh mio Dio, Sharon aveva ragione.
Un vaso s’infranse sulla testa dell’uomo e il buio spense il ragionamento.
La madre di Darline si trasferì da lei, subito dopo gli avvenimenti che distrussero definitivamente quello che restava della sua famiglia. Erano entrambi schizofrenici, suo marito e la sua primogenita.
Qualcuno doveva averle lanciato addosso un malocchio grande come una casa.
Bruce era tutto quello che le rimaneva. Non riusciva proprio a capire perchè la pazzia di Sharon e Jack aveva dovuto abbattersi sul piccolo bambino che stringeva tra le mani in quel momento.
Oramai Bruce dormiva assieme a lei, in quella che un tempo era stata la camera da letto che condivideva con il suo amato marito, al momento ricoverato all’interno della stessa struttura che aveva in cura anche la giovane Sharon.
Quella notte avrebbe voluto chiudere gli occhi e risvegliarsi indietro nel tempo; precisamente quando la sua vita era ancora degna d’essere vissuta.
Adesso era tutto relativamente facile. Bruce non faceva alcun tipo di domanda, si limitava a poppare, fare dei gran ruttini e nulla di più. Un giorno, nemmeno poi tanto lontano, le avrebbe sicuramente chiesto dove si trovasse suo padre e chi fosse sua sorella e Darline non avrebbe saputo cosa rispondere.
Tempo al tempo… era solamente un neonato.
Sharon si alzò e andò in bagno, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare sua madre, donna dal sonno estremamente leggero.
Fece pipì e iniziò a riflettere sugli avvenimenti che avevano distrutto la sua vita. Non aveva notato nessun sintomo di squilibrio in Sharon, prima che questi si manifestassero tutti in una volta, esattamente come era successo con Jack.
Dal nulla, entrambi si erano scagliati con enfasi sul più piccolo della famiglia.
Sharon aveva cercato di ucciderlo con un coltello, mentre Jack aveva optato per una mazza da golf.
Cos’era successo alla sua famiglia? Cosa poteva aver distrutto il cervello delle persone che più amava al mondo? La pazzia? Il demonio? Non sapeva più a chi chiedere aiuto, ora che anche la preghiera le sembrava un inutile passatempo, privo di ogni tangibile riscontro.
Forse lei era stata scelta da Dio per vegliare sul piccolo ed indifeso Bruce. Poteva essere un’ipotesi, esattamente come poteva essere solamente un modo d’interpretare una realtà orribilmente grottesca.
L’acqua fredda sulle mani le restituì un po’ di colore in viso. Da quando erano successi quegli avvenimenti, la sua pelle aveva perso un paio di tonalità, regredendo dal rosa acceso, fino ad arrivare ad un bianco tendente al blu acceso.
Le occhiaie le circondavano gli occhi, quasi come se volessero proteggerla dal senso della vista, creando un fossato attorno alle sue pupille.
Prese l’asciugamano tra le mani e alzando lo sguardo verso lo specchio, vide un riflesso di terrore su quella superficie che aveva già condannato altri due esponenti del suo nucleo familiare.
Un grido gelido interruppe il sonno di Eleonor, sua madre, che svegliandosi di soprassalto, vide sua figlia correre in camera da letto, con un coltello da macellaio serrato nel pugno chiuso.

J. Wicker

I racconti di John Wicker li potete trovare anche sul vostro Kindle store. Il terrore è portata di click.

MARKET 24 | il romanzo del web | Presentazione

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Com’è difficile parlare dei propri lavori…
Partiamo dal principio: avere un blog non serve a niente se non ci butti dentro materiale inedito.
Come molti di voi sanno, è da poco uscito il mio nuovo romanzo “Uroboro”, acquistabile dal sito di Eretica Edizioni. Scrivere Quel libro mi è servito per dimostrare di non essere un totale imbecille, vittima del postmodernismo e degli echi della beat generetion. Scrivere un romanzo lineare è stato divertente e gratificante e spero che il libro possa piacere a chi l’ha acquistato e a chi l’acquisterà in futuro.
Ci tengo a ringraziare chiunque abbia comprato i miei libri o supportato questo piccolo sito, perchè per quanto possa risultare stupido, non è per nulla semplice giocare a fare lo scrittore. È un lavoro estenuante, credetemi, ma nessuno mi ha puntato una pistola alla testa dicendomi -Distruggi la tua esistenza davanti ad un computer mentre gli altri vivono la vita vera.-, quindi è stata una scelta del tutto libera.
Mentre leggerete questo articolo, starò caricando sul blog un libro dal titolo “Market 24”.
Perchè? Semplice: perchè il mestiere dello scrittore è quello di arrivare al pubblico e per quanto ci piaccia credere che meno sei mainstream, più sei geniale, questa versione delle cose differisce molto dalla realtà.
La connessione tra la testa dello scrittore, nel momento in cui ha scritto il libro, e la testa del lettore nel momento in cui legge le parole su carta o foglio elettronico, è l’unico punto d’arrivo.
“Market 24” è un romanzo postmoderno di genere. Ecco… l’ho detto.
È un (tappatevi gli occhi intellettuali) thriller. Tuttavia, non vi saranno le solite scorciatoie e cazzate del genere appena citato, in quanto l’opera è a tutti gli effetti un lavoro singolare.
La storia c’è, ma non è il soggetto, perchè il soggetto sono i soggetti. Ganzo il gioco di parole, eh?
Il romanzo è stato pensato per il web, seguendo il modus operandi di Netflix, ovvero, avendo terminato la prima parte (di tre), ho deciso di caricarla interamente sul sito, dandovi l’opportunità di seguire il lavoro come e quando volete. Potrete leggerlo tutto d’un fiato, oppure frazionare la lettura secondo i vostri ritmi di lavoro.
Come dicevo, la storia è interamente narrata dal punto di vista dei singoli protagonisti, come se il lettore entrasse nella testa di ogni personaggio, ascoltandone i pensieri. Questo renderà difficile seguire la trama, semplificando però l’empatia. Questo è l’obbiettivo di “Market 24”, raccontare i personaggi più che la storia; impresa estremamente difficile per un romanzo di genere.
Ogni capitolo parlerà delle ore relative alle singole giornate dei personaggi, nell’arco di alcune settimane, regalandovi la prospettiva di ogni carattere all’interno dello stesso contesto.
Ogni personaggio avrà il suo modo di esprimersi e pensare, seguendo il tanto amato da noi feticisti della parola scritta, flusso di coscienza.
Ci sarà un pazzo, un altro pazzo un po’ più pazzo del primo, una youtuber, una cassiera, un poliziotto e… altri personaggi nella seconda parte, in produzione.
Ecco fatto. Adesso, dopo aver svelato tutto, mi sento molto più libero e felice di condividere con voi questo materiale inedito.
Anche perchè mi sembra maleducato produrre solamente cose a pagamento, sebbene io debba comunque mangiare, senza coltivare il blog come se fosse un lungo romanzo in continuo sviluppo.
Detto questo, non crediate che i lavori piovano dal cielo a noi scrittori, anzi… non piovono mai e quelli che piovono sono quasi esclusivamente cazzate erotiche e per cazzate erotiche, intendo: porno. Sì, per tirare a campare ho scritto anche porno.
Non voglio rubarvi altro tempo…
Se volete comprare il mio libro, potete comprarlo e spero che Ermand, il suo protagonista, possa allietare le vostre ore di lettura; mentre se volete leggere “Market 24”, dovrete semplicemente fare un giretto sul mio blog e iniziare la lettura.
Spero perdonerete gli eventuali refusi, dovuti alla produzione indipendente del lavoro e la narrazione scostante, dovuta all schiettamente postmoderna linea di prospettiva.

Ciao e grazie.
Ferdinando de Martino.

Scia di sangue in alto mare | PREFAZIONE | IL LIBRO OLTRE LO SCANDALO

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Cosa dire di Cristian e Veronica Papillo?

Sembrano avere tutte le carte in regola per conquistare il panorama letterario, quando in realtà a loro interesserebbe molto di più conquistare il singolo lettore.

Sono bravi, sono giovani, sono belli e innamorati. Il loro libro (Scia di sangue in alto mare) è una bomba nucleare in un armamentario letterario abituato ai petardi dozzinali.

Non mi voglio dilungare oltre… lascerò che sia la loro opera a parlare per loro.

Link PREFAZIONE: Scia di sangue in alto mare PREFAZIONE

 

BUONA LETTURA.

 

Ferdinando de Martino

On Writing | Autobiografia di un mestere. Stephen King

Chi mi conosce bene, probabilmente, rimarrà di stucco davanti alla seguente affermazione: “On Writing” di Stephen King è la bibbia dello scrivere.

Personalmente non sono un fan del Re, sebbene abbia trovato alcuni dei suoi titoli (tra cui uno di cui sto terminando la lettura) semplicemente straordinari.

On Writing (autobiografia di un mestiere) è senza dubbio un libro basilare per chi desidera cimentarsi nel difficoltoso mestiere del produttore di buona narrativa.

Ci sono due motivi per cui reputo questo saggio sullo scrivere una vera e propria bibbia:

1 È di Stephen King, l’autore più tradotto e venduto del pianeta e se uno scrittore di narrativa è presuntuoso a tal punto da ignorare i consigli di King, probabilmente non merita il successo editoriale.

2 King è un metodico e la metodicità è l’unica vera arma di uno scrittore. Questo libro sottolinea l’importanza della metodicità nella lettura e nella scrittura e, sebbene possa sembrare una cosa banale, uno scrittore non dovrebbe mai prendere sotto gamba il continuo allenamento del suo cervello.

Prima di leggere questo saggio avevo una visione distorta del lavoro di King, lo immaginavo freddo e chirurgico, un po’ come se l’autore fosse una sorta di nemesi di Hemingway. Dopo aver letto On Writing, la mia visione è cambiata totalmente e posso asserire che, almeno nel metodo, King è diventato uno dei miei punti di riferimento.

Consiglio ad ogni scrittore ed aspirante tale, la lettura di questo saggio scritto con una mano sulla macchina da scrivere e l’altra sul cuore.

 

Ferdinando de Martino.

Zeta, Uroboro e Genesi | Una nuova stagione in arrivo.

Eccoci qua. L’estate prosegue e molti di voi saranno in vacanza, altri staranno lavorando ed altri ancora non staranno facendo un cazzo.

Questo periodo, per il sottoscritto, è stato particolarmente caldo. Per permettermi di lavorare costantemente a tutti i miei progetti, senza che il cervello mi andasse in fumo, ho risparmiato come una formichina, per regalarmi la possibilità di lavorare per due mesi in uno stupendo paese in provincia di Cosenza.

-Che pazzo.- direte voi.

-Questo, smette di lavorare per andare a lavorare ancora di più, giorno e notte!-

Sì. Sono completamente pazzo e innamorato profondamente del mio lavoro; specialmente della parte nobile di questo: il linguaggio, in ogni sua fora.

ZETA è praticamente agli sgoccioli ed il progetto, ultra-ambizioso, di due cugini che con un budget ridicolo e tanto, tantissimo, tantissimissimo, sforzo hanno realizzato, sotto il sole cocente di luglio, sarà presto disponibile per essere acquistato. E posso dire senza vergogna, che  ZETA è la cosa più intrippante che abbia mai letto ed ascoltato.

In questa stagione uscirà anche il mio nuovo romanzo “UROBORO”. Lavoro che mi ha portato via una parte di cervello. La stesura di questo libro è stata una delle cose più viscerali che abbia mai partorito.

E dulcis in fundo… “Genesi”. Avendo prodotto  dei lavori acquistabili, come ZETA e “Uroboro”, mi sono sentito quasi in dovere di creare qualcosa di gratuito e seriale per il blog… anche per ripagare chi andrà a comprare gli altri lavori. “Genesi” sarà una graphic-novel horror, interamente disegnata con un solo acquarello (il nero). Ah, quasi dimenticavo, il tutto sarà proposto in due versioni… una in inglese e una in italiano.

Aggiungo che per permettermi un tenore di vita dignitoso, qui in Calabria, scrocco pranzi su pranzi ai parenti e quando sono in casa, mangio solamente pasta. Le brioche le ho finite e non avendo la macchina per andare a comprarle, mi ritrovo a scroccare passaggi ad amici e parenti. Sono tre giorni che ho finito le brioche, quindi faccio colazione con la pasta e molto probabilmente mi verrà un disturbo alimentare.

Ah, ultima cosa… con il sapone per i piatti si possono lavare tantissime cose, evitando di comprare altri prodotti. Con il sapone per i piatti, oramai, pulisco ogni cosa; perfino il sottoscritto.

Morirò povero… ma al retrogusto di lampone.

 

Un saluto. Ferdi.15872_1644889479091665_8958573713339839364_n

Di vino in libro | Nebbiolo ROCCARDO di Rocche Costamagna | di Ferdinando de Martino

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Ho pensato di unire i miei due lavori (lo scrivere e il vender vino) in un unico lavoro.

Oggi voglio parlarvi di un Nebbiolo, il Roccardo (vino delle rocche).

Stappando la bottiglia ci troviamo immediatamente davanti ad un Nebbiolo in purezza (100%), prodotto presso il comune di La Morra, con un tannino moderato e delle note di fiori secchi al profumo che sprigionano un aroma persistente e ben bilanciato.

Si tratta di un vino che potrebbe preparare la vostra morosa ad una notte di fuoco, coi suoi 13,5 gradi, ma potrebbe risultare anche un eccellente compagno per una bevuta in solitaria, davanti alla nascente primavera.

Se dovessi consigliarvi un libro da accompagnare a questo particolare Nebbiolo, vi consiglierei un autore con una solida struttura, con la capacità di arrivare a tutti, senza usare paroloni e inutili giri di parole. Con un buon Roccardo vi consiglierei uno qualsiasi  dei quarantanove racconti di Hemingway.

 

Ferdinando de Martino.

Infinite Jest. Lo scherzo infinito del più grande genio del nostro secolo.

Tempo fa scrissi un articolo su Infinite Jest, libro che mi accingevo ad iniziare con una carica emotiva simile a quella di Teseo contro il Minotauro.

Sostanzialmente Infinite Jest è esattamente quello: un minotauro di carta stampata che si perde nelle stradine dissestate dei labirinti della narrativa.  Proprio all’interno dell’opera è David Foster Wallace ad offrirci una sorta di filo d’Arianna per meglio interpretare ciò che accade all’interno del libro (il calendario del tempo sponsorizzato).


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Partiamo dal principio.

Leggere questo libro è stata una delle esperienze più complesse della mia vita per svariati motivi che andrò ad elencarvi qui sotto:

1) Mi ha costretto a non leggere altro per sette mesi (non consecutivi).

2) La difficoltà nell’estrapolare dalle singole storie raccontate, il nesso che riconducesse le suddette storie all’interno della trama estremamente particolare del romanzo è senza pari.

3) La rabbia ha giocato un ruolo centrale nella lettura del romanzo, rabbia vera e propria nel vedersi giornalmente sconfitti da un genio senza pari, rabbia nel non riuscire a dedicare al libro tutta l’attenzione che meriterebbe, rabbia per non essere in grado di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, rabbia per tutte le note che ti troverai a leggere e rabbia verso quello strano senso di oppressione che il libro genera in chi lo legge.

4) L’alienazione a cui porta la lettura compulsiva delle pagine è del tutto simile alla paranoia, quindi  posso asserire di aver vissuto sette mesi della mia vita in uno stato paranoide.

5) Descrivere alla gente cosa si sta leggendo è praticamente impossibile.

Infinite Jest è un romanzo distopico, un giallo, un horror, un libro drammatico, un libro sulla verità e un libro sulla menzogna, un libro sulla FAMIGLIA e un libro su tutto il genere umano. La capacità dello scrittore di analizzare le singole e singolari mentalità dei personaggi è totalmente disarmante, in quanto dietro ad ogni riga del libro possiamo trovare una purezza di fondo simile a quella di un neonato e una cattiveria cruda e ai limiti del surreale.

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Personaggi come Joelle (La Donna Più Bella Del Mondo) con il volto perennemente coperto, come Hal incandenza con il suo mutismo emotivo ed alienante e personaggi spiazzanti come Mario Incandenza, rendono l’opera un vero e proprio classico contemporaneo, capace di stregare i lettori, incantando la loro mente. Molte persone sembrano quasi spiritate quando parlano di Infinite Jest, proprio perchè il libro stesso rappresenta una sorta di percorso spirituale all’interno dei noi stessi che vivono negli altri; lo so, lo so… probabilmente non riuscirete a capire tutte queste elucubrazione, ma è praticamente impossibile parlare di un libro come questo senza perdersi in divagazioni alienanti.

L’unico parallelismo che ho trovato all’interno dell’opera è quello con la serie americana Twin Peaks, serie di cui Wallace ha parlato ampiamente all’interno di “Tennis, tv, trigonometria, tornado (e altre cose divertenti che non farò mai più)”, essendo un noto estimatore dell’opera Lynchana. Ovviamente la mia è e rimane solamente una piccola elucubrazione, ma ho sentito l’eco narrativo del “BOB” di Twin Peaks più volte in una delle tante questioni irrisolte che ruotano attorno al personaggio di James Incandenza.

Ad oggi posso asserire con tutta tranquillità che Infinite Jest è, probabilmente, il miglior libro che sia mai stato scritto, seguito a ruota da Anna Karenina di Tolstoj (autore citato anche in Infinite Jest), nella mia personale classifica mentale.

Per concludere… anzi, perchè concludere un articolo su Infinite Jest?

 

Ferdinando de Martino.

 

Alfred de Musset. LA PERVERSIONE E L’EROTISMO NELLA LETTERATURA.

Era il 1833, quando uno scrittore che ai giorni nostri definiremmo indipendente, accolse una sfida che sostanzialmente nessuno aveva lanciato.

Si discuteva di letteratura attorno ad uno dei classici tavoli letterari dell’epoca, quando un signorotto intellettuale asserì a gran voce che la letteratura erotica non era degna di esser definita, appunto, letteratura.

A quel tavolo letterario era presente uno degli autori che più ho amato nella mia adolescenza, Alfred de Musset. Il giovane Alfred somatizzò quella discussione a tal punto da costringere il proprio estro ad una di quelle guerre ideologiche tanto care al romanticismo dell’epoca.

Come per Baudelaire, anche per de Musset la letteratura doveva essere un perfetto connubio di “morbo e marmo”. La perversione della morbosità e la struttura marmorea della prosa, dovevano convivere regalando al lettore una vera e propria esperienza mentale, del tutto simile ad una sbornia.

Così nel giro di qualche giorno, Alfred de Musset scrisse “Gamiani”, un racconto erotico che vedeva come protagonista una contessa ninfomane, ansiosa di amare uomini e donne con l’ardore di una leonessa.

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Dopo aver stampato questo racconto in maniera del tutto indipendente, lo distribuì ai suoi “colleghi” letterati, dicendo che quell’opera gli era stata recapitata da uno scrittore anonimo e che lui l’aveva trovata talmente bella da volerla rilegare, rendendola leggibile ai suoi commensali.

Il sesso e la perversione hanno sempre giocato un ruolo fondamentale nella letteratura, un po’ come se l’uomo non desiderasse altro che il ritornare nel grembo femminile con l’insistenza di uno stupratore intellettivo. Il sesso vende, il sesso fa scalpore e rende leggera ogni lettura, trasportando il lettore in un qualcosa  tangibile per lui a livello emozionale. Tutto ciò che concerne l’erotismo, in fin dei conti è arte, in un modo o nell’altro.

D’altronde, quasi tutti gli scrittori scrivono esclusivamente per rimorchiare le donne.

Ferdinando de Martino.