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Scrubs: la sit-com del futuro che rivoluzionò i primi 2000 | di M. Giacovelli

Scrubs è la serie.
Questo medical series è andato in onda a dal 2001 al 2010 ed è stato capace di rivoluzionare il concetto stesso di sit-com, rendendo venti minuti di leggerezza un inaspettato tripudio di emozioni. In poche battute si passa dal ridere a crepapelle al piangere a dirotto, poiché la quasi totalità delle scene sono in grado di coinvolgere lo spettatore. Ciò è possibile grazie a dei protagonisti credibili e nei quali ci si può facilmente riflettere: J.D., il protagonista, non è assolutamente il classico giovane medico belloccio e infallibile, ma è un ragazzo fresco di università che si fa prendere dal panico ad ogni catetere. Non conosce nulla della realtà ospedaliera, e sarà compito del dott. Cox guidarlo all’interno dei segreti del Sacro Cuore.

Scrubs: un mondo parallelo fatto di persone vere

Attorno ai due, si sviluppa un intero universo, fatto di dottori che si alternano in corsia, gag comiche al limite del realismo e diagnosi credibili. Questo è il vero punto di forza dell’intera serie: è realistica. Quando un paziente deve morire, indipendentemente dall’empatia che abbiamo sviluppato con lui, muore. Nel momento in cui viene presentato un personaggio, il suo carattere è direttamente influenzato dalla situazione in cui si trova. Questa componente così viva è il vero ingrediente segreto di questa sit-com. Sono persone, esseri umani in cui riusciamo a immedesimarci in toto.

I segreti dietro il medical più accurato di sempre

Questa connotazione è sicuramente merito degli sceneggiatori, che sono riusciti a creare, letteralmente, un mondo. Questo è stato possibile grazie alla consulenza di un vero dottore, che ha aiutato il regista a creare la maggior parte delle situazioni presenti all’interno della sit-com. A lui si devono sintomi e diagnosi e la decennale esperienza umana in campo medico è stata interamente riversata sui protagonisti, che sono stati in grado di rielaborare perfettamente il concept espresso.
A contribuire ulteriormente a costruire questa sensazione vi è la location: il Sacro Cuore, infatti, è stato realmente una struttura ospedaliera sino a metà degli anni ’90.

Margherita Giacovelli

THE SINNER | Recensione | Netflix

Superare l’esordio con la sensazionale Jessica Biel nei panni di Cora era difficile e The Sinner avrebbe potuto fare la fine di molti altri prodotti devastati dalla mancanza di uno o più elementi del cast.

Questa seconda stagione affronta il tema delle sette sempre care agli spettatori. Bill Pullman è strepitoso nel ruolo del detective e incentrare sul suo passato una parte della trama ha sopperito ampiamente alla mancanza della Biel, che figura comunque all’interno dello staff produttivo.

L’elemento sorpresa anche questa volta non manca e bisogna ammettere che il prodotto USA Network è davvero di buona qualità.

Se cercate un thriller psicologico che affronti le vicende da più punti di vista, THE SINNER fa decisamente al caso vostro.

Consiglio di visionare la prima stagione e poi passare alla seconda, nonostante le due storie risultino slegate. L’interpretazione di Jessica Biel nella prima stagione è sublime.

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Wayward Pines | La serie “stranamente” bella.

Con Wayward Pines, il ritorno delle serie televisive ben concepite è servito.

Basta guardare il primo episodio per sentirsi rapiti da una trama che, pur servendosi di un citazionismo estremo, è accattivante e ben studiata a tavolino.

Il primo punto a favore di Waywar Pines è che la suddetta serie è auto conclusiva e Dio solo sa quanto io ami le serie auto conclusive.

Molte delle serie televisive che ho adorato, sono terminate in una serie di cliché già visti e sentiti in milioni di altre produzioni tirate per le lunghe dai nazi-network dell’intrattenimento.

Wayward Pines inizia con un’atmosfera molto simile a Twin Peaks, tutto  ricorda quelle situazioni lynchane, ma non mi dilungherò sulle svariate similitudini tra i due prodotti.
Wayward-Pines1

La serie è tratta dalla trilogia di romanzi di Blake Crouch, ispirati appunto a Twin Peaks, ma le similitudini con tale prodotto finiscono praticamente subito, in quanto la trama dello show capovolgerà la sceneggiatura a tal punto da creare una sorta di frullato di generi televisivi.

I colpi di scena sono scioccanti e Mat Dillon si dimostra, come sempre, un attore capace di vivere un ruolo sulla propria pelle, senza mai sfociare nella macchietta. All’interno della serie sono presenti numerosi volti noti di Hollywood, quali Juliette Lewis, Carla cugino, Shannyn Sossamon e Terrence Howard.

Il filone narrativo è frammentato ed elaborato per minare le sicurezze dello spettatore che si sentirà coccolato da una sensazione di possibile presa per il culo (come in Lost), tuttavia, questo prodotto risponderà ad ogni vostra domanda, spiegando ogni singolo dettaglio all’interno della storia (che poi è quello che non è successo in Lost).

Ibrido tra Lost e Twin Peaks, dalle atmosfere cupe ed inquietanti, non risparmia al pubblico anche quel po’ di azione ed esplosioni tanto amate dagli americani.

Wayward Pines è senza dubbio uno show che vi consiglio di visionare, soprattutto se siete dei fanatici di David Lynch.

 

Ferdinando de Martino.