Troppo terrone per gli americani, troppo americano per gli italiani. JOHN FANTE.

John Fante (Denver 1909, L.A. 1983) è stata la voce di una di quelle americhe impegnate a sopravvivere all’incubo americano, in un mondo in cui non si faceva altro che parlare dell’America e del suo sogno.

I suoi lavori, carichi di rabbia e vittimismo, sono una denuncia all’animo umano con la sua debolezza e la sua forza intrinseca.

Italiano d’origine, non riuscì mai a superare il suo dramma personale di “terrone” americanizzato.

johnfante1

Il suo romanzo d’esordio sarà Aspetta primavera Bandini, sebbene “La strada per Los Angeles” risulti a tutti gli effetti il primo lavoro scritto dall’autore.

Questo ciclo si conclude con il capolavoro assoluto “Chiedi alla polvere”, opera che lo consacra tra i mostri sacri della letteratura mondiale.

Il lavoro di Fante è una continua beffa ai danni del buon senso di una nazione talmente grande da non riuscire a concentrarsi sulla piccolezza dei suoi abitanti. Il tema centrale del suo immaginario è proprio quell’America che tanto amava e tanto odiava, mentre in lontananza vi era un’Italia che non era mai riuscito realmente a vivere.

Troppo terrone per gli americani e troppo americano per gli italiani.

Costretto a scrivere sceneggiature per mantenere la famiglia, non abbandonerà mai la sua attitudine narrativa, sfornando lavori come “La confraternita dell’uva” e a “Ovest di Roma”.

La riscoperta delle sue opere, avviene quando in età avanzata, cieco e costretto sulla sedia a rotelle per via dell’amputazione delle gambe a causa del diabete, lo scrittore Charles Bukowski costringe la sua casa editrice a ristampare le opere di Fante.

Grazie al gesto di Bukowski, Fante rivive una parvenza di quel successo che in vita non ottenne mai realmente, nonostante la cruda bellezza dei suoi libri.

Fante apparteneva a quella tipologia di scrittori capaci di ispezionare l’animo umano con un sorriso beffardo sulle labbra. Un sorriso classico di noi italiani. Il sorriso di Fante, davanti a tutti quegli yankee privi di talento.