Settembre 2017

COS’È L’EROS ? | di Ferdinando de Martino

Ci sono tre cose che mi ero ripromesso di non fare mai nella vita.
Al terzo posto troviamo il non chiamare le proprie ex dopo la mezzanotte, soprattutto se il basso livello di sobrietà potrebbe incidere in maniera invasiva sulle  parole e sui pensieri. Purtroppo non sono riuscito a mantenere questo proposito.
Al secondo c’è il non intromettersi in una battaglia di break dance, soprattutto se non hai mai praticato tale sport. Quei ballerini sono davvero bravi e tu potresti finire con il sembrare una sorta di Michael Jackson sotto fentanyl.
Sul podio, alla posizione numero uno, troviamo l’unico fioretto che fino ad oggi sono riuscito ad onorare: non iniziare mai un racconto con “C’era una volta”.

C’era una volta e forse c’è ancora lo spazio. Immaginate il buio più assoluto e una manciata indefinita di luci gettate a caso nell’universo, secondo alcuni generate da una gigantesca esplosione, mentre per altri create da una specie di anelito divino.
In questo caos ancestrale troviamo asteroidi, pianeti, buchi neri, galassie, stelle, satelliti e l’ispirazione dei romanzieri di fantascienza che hanno bisogno di alieni a quattro teste per creare una storia convincente.
In alcuni di questi pianeti potrebbe esserci la vita, mentre in altri è probabile che il nulla continui a perpetuare il suo dominio incontrastato. Questo “nulla” è un meraviglioso concetto che la nostra condizione ci impedisce di concepire a pieno.
L’assenza del tutto è un po’ come l’acqua che esce dalla manichetta della doccia: un qualcosa che a livello teorico riesci a toccare, ma non a trattenere il tempo atto a capirne il significato. Avendola toccata, potresti provare a soffermarti sui ricordi per elucubrare una soluzione assoluta, ma la condensa sulle mattonelle, il fruscio e il vapore finiscono per distrarti e di colpo dimentichi tutto fino alla doccia seguente.
Adesso prendiamo due punti microscopici nell’universo: il pianeta K e il pianeta N.
Ognuna di queste sfere orbitanti dista milioni e milioni di anni luce dall’altra, sistemate in un ordine apparente di galassie, regole e formule destinate a finire, un giorno, nel nulla incomprensibile dell’acqua della doccia.
I pianeti girano, orbitano o per i più romantici “danzano nel buio” per citare Bjork. Gli islandesi sono dei musicisti eccezionali.
Accade di tanto in tanto che qualche contatto da una botta e via faccia interagire i corpi celesti con un meteorite o un asteroide, nulla di devastante a meno che voi non siate dei brontosauri.
Gli ecosistemi cambiano dopo questi contatti, esattamente come cambiano le persone quando interagiscono tra loro. Sembra quasi pornografia spaziale.
Il pianeta K se ne sta nella sua galassia, nell’ordine apparente dei suoi compagni davanti ad una qualche stella incandescente, vivendo la sua condizione nel nero dell’universo. Una situazione analoga è quella del pianeta N che balla nel buio di una solitudine apparente, un po’ ammaccato dai cambiamenti del suo ecosistema, ma non ancora del tutto rotto.
Forse è la fisica a tenerli in piedi, ma a me piace pensare che ci sia qualcosa di più sottile dietro.
C’è una sorta di vicinanza tra i pianeti dello stesso sistema, ma non per questo possiamo definire un rapporto d’amicizia tra questi. Prendiamo la Terra e Marte come esempio. La vicinanza tra i due corpi è palese, tuttavia se in un contesto nazionale sono difficili le storie a distanza, in un mondo in cui tra il primo banco di una classe e l’ultimo le distanze sembrano incolmabili, si può intuire che sarà molto difficile trovare Marte e la Terra in un pub a fare due chiacchiere tra una birra e l’altra.
Il romanticismo è morto e Romeo si è bevuto il cervello. Rifugiarsi nel nichilismo aiuta un sacco quando l’acqua della doccia scorre e i meteoriti aprono crateri nei nostri corpi, alla ricerca di quella cosa che potrebbe definirsi anima se il raziocinio non ci avesse privato anche di quella.
In tutto questo K ed N se ne stanno appesi al nulla, continuando a ballare seguendo ritmi e temi differenti.
Spesso a chi si occupa di narrativa viene detta una frase molto fastidiosa: torna coi piedi per terra.
Bene! Per una volta voglio tornare coi piedi per terra.
Prendiamo Andrea, un amatore dell’astronomia, intento a passare un po’ del tempo che gli è stato concesso sullo stesso pianeta che ha ospitato menti del calibro di Sartre e Lorenzo De Medici, a coltivare le proprie attitudini.
In una serata qualunque è plausibile che il nostro ipotetico Andrea possa essersi preparato una bella tazza di caffè fumante, lo stesso che i suoi amici definiscono brodaglia americana. Non è che ad Andrea non piaccia l’espresso, ma il suo modo di pensare è strettamente legato al suo hobby. L’astronomia è lenta; non potrebbe essere altrimenti visto il tempo che ha impiegato il cosmo a divenire ciò che è.
Un semplice caffè ristretto dura un secondo, mentre Andrea è costretto a seguire dei tempi dilatati nella notte, perdendosi con lo sguardo nell’infinito attraverso la piccola lente del suo costosissimo telescopio.
La prospettiva cambia dal punto di vista del nostro personaggio. Il caffè americano è un buon compagno perchè dura di più. Questo è uno dei rari casi in cui la quantità è decisamente migliore della qualità.
Eccoci qui, noi siamo coi piedi per terra, mentre Andrea salpa con lo sguardo verso le stelle. Dopo ore ed ore di estenuanti ricerche visive, l’occhio del ragazzo potrebbe percepire un accenno del pianeta K tra un sorso di caffè e l’altro.
Un micro secondo, in un preciso istante e la percezione di K appena abbozzata potrebbe rendere impossibile l’ipotetica visione di N, perchè dal punto di vista del giovane Andrea, K nasconde N per via di un allineamento anarchico dettato solo dalla prospettiva del momento.
Andrea non immagina nemmeno lontanamente l’esistenza di K e di N, esattamente come i suddetti pianeti ignorano l’esistenza l’uno dell’altro e, ovviamente anche quella di Andrea, del suo telescopio e del caffè che gli amici definiscono brodaglia americana.
L’eros per me è quel momento quasi impercettibile durante il quale la prospettiva ipotetica diventa più appagante dei crateri lasciati da un meteorite. Un qualcosa di minuscolo e gigantesco allo stesso tempo, un po’ come l’acqua della doccia.

Ferdinando de Martino

Squarcio da BOOKOWSKI | L’INFERNALE IN LIBRERIA

Da un po’ di tempo noi dell’Infernale Edizioni eravamo alla ricerca di un posto analogico per i nostri libri. Insomma… l’idea della libreria c’è sempre piaciuta pur lavorando prevalentemente con il digitale, però volevamo trovare il giusto angolo di mondo per noi.

Beh, a Genova abbiamo trovato l’isola felice di “Bookowski”  una libreria indipendente all’interno del Centro Storico della città e da oggi potrete trovare i nostri libri all’interno della suddetta libreria.

Le danze sono state aperte con “Squarcio” del nostro Simone Morini, disponibile da Bookowski in cartaceo.

Che dire… adesso non ci sono più scuse. C’è una nuova editoria in città.

 

Ferdinando de Martino (Direttore Editoriale)unknown