Gender War – Genitori e paure – di Ferdinando de Martino

Recentemente un servizio realizzato da Fanpage sul mondo del “gender” legato all’infanzia ha suscitato non poco scalpore nella periferia del web. Al centro della questione c’è Lori, un bambino che ha deciso di transitare verso un genere femminile.

Quello che ho notato quando si tocca questo argomento, è che la maggior parte delle persone se ne esce con un “Ok, accettiamo tutto, ma lasciamo fuori i bambini.”. La cosa è molto inquietante, perché con il passare del tempo ogni nodo è destinato a venire al pettine e se impedite ad un bambino di conoscere la parola “mal di testa”, questo non impedirà ad un vostro eventuale figlio di soffrire di emicrania.

Il mio non vuole essere un giudizio di parte, ma credo che nascondere alcune cose ad un bambino sia sbagliato, soprattutto se queste potrebbero alleviare delle sue tensioni interiori.

In “Uroboro” ho toccato il tema del gender perchè lo reputo da sempre estremamente complesso, ma ovviamente non sono un intenditore, né tantomeno un attivista, però vorrei spezzare una lancia in favore della consapevolezza.

Ogni transessuale ha vissuto un periodo in cui ha deciso d’intraprendere una strada, che sia quella di una transizione o di un’operazione. Gli anni precedenti alla scelta di transito vengono spesso ricordati dai transessuali come una specie di zona grigia all’interno della quale la vita scorreva, ma loro non riuscivano a rispecchiarcisi. Non riuscire a definirsi in un genere è complicato a livello emotivo se nessuno ti spiega che è una cosa del tutto normale e che molte persone vivono le stesse sensazioni.

Quello che a livello umano dovremmo impegnarci a fare è cercare, grazie all’istruzione, di diminuire la zona grigia, aiutando i ragazzi a prendere coscienza di sé fin da bambini. Questo non solo avvantaggerebbe uno sviluppo pedagogico globale, ma andrebbe a diminuire in maniera massiccia il bullismo verso la comunità lgbtq.

Viviamo in un periodo storico in cui l’informazione viaggia alla velocità della luce ma non siamo in grado di riconoscere una notizia vera da una falsa o un fatto da un’opinione. Molti italiani sono convinti che dietro lo studio e la conoscenza della teoria del gender ci sia un gruppo segreto, una specie di lobby gay. Purtroppo un editore deve capire con chi dialogare e con chi è meglio chiudere i ponti e i complottisti fanno parte della seconda categoria.

Quello che questo gruppo di persone non riesce a capire è che studiando e imparando la teoria del gender, i loro figli saranno facilitati a capire chi o cosa vorranno essere, evitandosi adolescenze infernali e vite disastrate. D’altronde preferiamo che i nostri figli guardino Temptetion Island piuttosto che un libro a tema gender.

Dietro alla sensibilizzazione c’è un vero e proprio messaggio di speranza e noi italiani abbiamo avuto una delle più importanti voci letterarie a favore del movimento lgbtq: il compianto Pier Vittorio Tondelli.

La violenza verbale, il cyberbullismo, il sessismo e la repressione sono armamenti nucleari da disarmare e l’unico modo per smaltire le scorie dell’ignoranza è quello d’informarsi e informare le persone sull’argomento a partire dalle scuole elementari.

 

Ferdinando de Martino