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Scandalo donazioni | Armani e Ferragnez |

Di recente sono stati pubblicati online i dati relativi alle donazioni fatte da privati come Armani e Benetton, direttamente al settore pubblico.

Giorni fa abbiamo pubblicato una notizia relativa alla campagna lanciata da Fedez e Chiara Ferragni per la raccolta fondi destinata al San Raffaele. L’azienda utilizzata per la gestione del denaro è GoFundMe che per gli utenti non residenti negli Stati Uniti fa fede alla sede irlandese.

Per dovere di cronaca bisogna dire che l’azienda sponsorizzata dai Ferragnez, nel ricevere le donazioni dilazionerà i versamenti dal conto PayPall ogni 25 del mese, trattenendo i costi relativi del 2,9%. Ma questo non è tutto, un’inchiesta sulla chiarezza e la trasparenza del sito ha rilevato che per ogni donazione effettuata vi è di default impostata una donazione alla stessa GoFundMe che varia dal 5 al 15% della donazione.

L’utente ha la possibilità di deselezionare la donazione, ma la maggior parte degli utenti non si è accorta di questo cosa. Correndo ai ripari, la StatUp californiana che paga le tasse in Irlanda ha spontaneamente donato quello che a tutti gli effetti sarebbe stato un “ricavo” al San Raffaele di Milano, comunque attenendosi alla modalità della trattenuta del 2,9%.

Purtroppo non sempre le spiegazioni dei meccanismi interni degli enti benefici sono spiegati per chi non mastica il linguaggio burocratico, fatto sta che la donazione diretta di Benetton e Armani è ad oggi il miglior sistema per assicurarsi che i soldi vengano destinati al settore pubblico per la gestione dei reparti in totale sicurezza.

Anche noi come Infernale Edizioni abbiamo deciso di devolvere una percentuale delle royalties dei nostri libri in maniera diretta al San Martino di Genova senza passare per intermediari.

GoFundMe ha sicuramente aiutato l’Italia, ma la chiarezza e la trasparenza sono doveri giornalistici che ogni testata deve divulgare per tenere informati i lettori e, soprattutto, i donatori eventuali.

 

Ferdinando de Martino

L’aiuto di FEDEZ e CHIARA | È il momento di unirsi

La coppia più social del momento devolve 100mila euro al San Raffaele di Milano, destinati al settore pubblico per l’emergenza covid-19.

Molti altri personaggi di spicco hanno aderito all’iniziativa e donando cifre seguendo l’esempio della coppia milanese che ha effettivamente dato il via a una delle iniziative migliori per l’assestamento delle strutture ospedaliere, messe in ginocchio dal Coronavirus.

Leggi approfondimento REPUBBLICA

I Daiana Lou vincono X Factor 10 (lasciandolo) | Lezione di stile | di Ferdinando de Martino

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Le luci fiammeggianti e studio ghermito di un pubblico abituato ad abboccare all’amo mediatico della musica preconfezionata… lo spettacolo può cominciare.

Tre concorrenti (tra cui un gruppo) rischiano l’eliminazione. Un rapper e un cantante in bilico tra il vendere la propria madre e l’andare a letto con Costanzo pur di restare all’interno del format più seguito di Sky, stanno sudando freddo, consapevoli della bravura dei “Daiana Lou”, gruppo italiano uomo-donna proveniente dalla Berlino della strada.

Ad un certo punto i Daiana Lou prendono il microfono e palesano la decisione di auto eliminarsi.

Il pubblico è sconcertato. Per dovere di cronaca, ricordiamo che il pubblico medio di X Factor non ha la più pallida idea di chi sia Lou Reed, ma conosce alla perfezione la discografia (un solo disco) di Lorenzo Fragola, quindi non è poi così difficile da destabilizzare.

Le motivazioni del gruppo lasciano tutti di stucco -Lasciamo X Factor perchè non siamo a nostro agio in questo ambiente. Passare da un memoriale per ragazzo morto alla pubblicità delle patatine per noi è troppo.

Per quanto mi riguarda, un duo di fricchettoni italo-berlinesi ha definito la televisione con una descrizione lapidaria e inattaccabile.

Il messaggio è il seguente: chiunque abbia un minimo di contenuto non può fare X Factor.

Ovviamente tutto è passato in secondo piano, perchè Fedez ha limonato con un una sua concorrente.

E voi cosa ne pensate?

Ferdinando de Martino.

FEDEZ e il diritto d’autore | Scacco matto alla Siae |

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Nei giorni passati, abbiamo assistito all’eclatante uscita dalla famiglia Siae del rapper milanese Fedez, ma quali sono le ragioni che hanno spinto uno degli artisti più in voga del momento ad affidare il suo intero patrimonio autoriale ad un servizio giovane come Soundreef?

L’egemonia della Siae, azienda che si occupa della gestione dei proventi generati dal diritto d’autore, è da anni incontrastabile e regna da sempre in maniera arcaica, quasi come se le fondamenta della nota società italiana fossero radicate saldamente sui fossili dei dinosauri.

Perchè, personalmente, reputo molto importante la mossa di Fedez in questo preciso momento storico?

Innanzitutto, credo che un ragazzo di ventisei anni che, pur essendo partito dal nulla, è riuscito ad affermarsi come cantante, imprenditore e presentatore televisivo, non può che meritare tutta la mia stima, soprattutto in un paese che prima dei sessantasette anni  ti considera ancora una promessa o un giovane virtuoso.

La Siae gestisce i diritti d’autore, che spesso sono l’unica fonte di guadagno di alcuni artisti, ma lo fa in maniera oscura, impedendo ai suddetti di controllare i tabulati dei loro passaggi radio, T.V. e presenza in scalette nei concerti. Questo dovrebbe infastidire maggiormente gli artisti di minor rilievo, insomma, quelli che cercano di arrivare a fine mese coi diritti Siae e non gli artisti che, tutto sommato, potrebbero quasi campare anche senza i proventi in questione.

Questa è la mossa strategica del rapper milanese che ho veramente apprezzato, perchè davanti ad un panorama indie che lo chiama “venduto”, ha deciso di smuovere l’attenzione mediatica verso Soundreef, azienda londinese, fondata da due giovani italiani che hanno deciso di creare una struttura basata sulla trasparenza dei passaggi e la velocità del pagamento.

Non è la prima volta che Fedez attira la mia attenzione, in quando da scrittore sono molto legato all’utilizzo della parola e devo dire che molto spesso mi è capitato di trovare nei testi del rapper, più di uno spunto di riflessione e molta ironia ben gestita.

Trovo particolarmente significativa questa scelta e credo che il precedente in questione possa muovere le coscienze di altri artisti verso il fallimento di una Siae che continua a cambiare presidenti per corruzione e illeciti.

Il diritto d’autore è il patrimonio di un artista… una sorta di pensione, se vogliamo, e affidarlo ad una nuova realtà è un salto nel vuoto estremamente coraggioso.

Ferdinando de Martino.