neal cassady

Santippe ha rotto il … | Le regole per scrivere male, con stile.

 

Piazza il Times New Roman e parti.

Buona notte, mondo.
Abbiamo iniziato una partita a scacchi con la noia. Mossa dopo mossa, pianifichiamo ogni nostro pensiero, come se fossimo delle macchine troppo impaurite per affidarci all’istinto.
Guadagniamo qualche manciata di secondi ad ogni giro di boa, ma nessuno ha ancora capito che diavolo fare in quel susseguirsi di attimi che continuiamo a chiamare tempo.
Tutto è relativo, ma se ti cade la saponetta nella doccia d’un carcere, puoi anche ritrovarti questa maieutica di circostanza ben piantata nel colon.
Certe volte guardo gli altri, indosso la maschera del “freddo” e mi butto nella folla, cercando di mimetizzarmi nel mare dell’inconsistenza. È una lotta continua. Lotti contro te stesso, contro un foglio, contro le donne, contro il senso comune, contro gli animalisti, contro Hitler. A fine incontro non ti rimarrà che una bella cicatrice e un profilo disfatto, in pieno stile Picasso.
Ti rialzi e ti accorgi che il cielo è nero solamente per chi non riesce a distinguere le sfumature. Fai un giro con gli amici, di tanto in tanto rimedi da scopare… tutto regolare.
Gli angeli ci stanno guardando e più che un Byron storpio, ti senti un Neal Cassady pronto a seguire i binari della ferrovia, imbottito di secobarbital.
Cassady. Lui sì che aveva capito tutto. Ad oggi, penso che Neal sia stato l’esponente più importante della Beat Generation, o almeno quello da cui ho imparato la lezione più importante.
Neal Cassady è stato il professore che ogni letterato dovrebbe avere, altro che “Oh capitano, mio capitano”.
Le aule improvvisate nei bistrot, il sesso e il jazz… riesco proprio ad immaginarmelo, tutto impettito, nelle vesti di professore. Accenderebbe una sigaretta, guardando tutti i suoi alunni negli occhi, come se il suo sguardo avesse il dono dell’ubiquità e direbbe:

Mettete la E dopo il punto. Sbagliate i congiuntivi e soprattutto, non scrivete mai col cazzo moscio.

Sono sicuro che se Neal non avesse tirato le cuoia così presto… avremmo qualcosa di meglio dei “Vagabondi del Dharma” da leggere la sera, prima di addormentarci.
Forse ho deciso di abitare in un cliché stantio, ma non sono proprio i cliché a rendere in apparenza ciò che la sostanza è a tutti gli effetti?.
È stato Martin Heidegger, in ”Essere e tempo”, a scrivere -Ciò che non si manifesta nel modo in cui non si manifesta l’apparenza, non può neppure sembrare, esser parvenza.-, ed io la penso esattamente come lui.
Piazzi il Times New Roman e parti, come se non ci fosse un domani, come se una pioggia di meteoriti dovesse spazzare via dalla faccia dell’universo l’intero pianeta.
Siamo a tanto così dalla pazzia, pronti a dilaniarci le carni, alimentando il nostro Charles Manson interiore con Helter Skelter.
Veicoliamo le nostre emozioni attraverso canali che viaggiano supersonici nell’atmosfera e ancora non riusciamo a capire perchè il destino del mondo si trovi nel sorriso delle donne. Perchè in fin dei conti Santippe è una scassacoglioni, ma pur sempre una donna, quindi, amore.
L’arte non dovrebbe mai parlare di niente.

WILLIAM BURROUGHS. Chi ha detto che gli scrittori sono noiosi?

Spesso ci si immagina gli scrittori come dei semplici topi di biblioteca, perennemente rintanati nella loro stanzetta buia, intenti a sollevare le pagine di vecchi tomi impolverati. Questo non è il caso di William S. Burroughs, lo scrittore che divenne il padre spirituale della Beat Generation.

William S. Burroughs nasce a Saint Louis nel 1914 e muore a Lawrence nel 1997. La sua carriera di scrittore e saggista statunitense è stata in pratica sovvenzionata dalla sua famiglia, per la quasi totalità della sua vita.

Tutti gli esponenti della Beat Genetration, da Jack Kerouac e Neal Cassady, sino ad arrivare ad Allen Ginsberg, avevano imparato qualcosa da Lui, il grande padre pazzo di quella combriccola d’intellettuali che riuscì a cambiare il mondo della letteratura.

La differenza tra William Burrougs e il resto dei letterati è sostanzialmente la pazzia. Ricordiamo che a soli venticinque anni, lo scrittore decise di recidersi l’ultima falange del mignolo, ma ovviamente questa “stranezza”, nell’immaginario caotico dello scrittore americano, passa in secondo piano, cedendo il podio all’uxoricidio.

Durante una delle tante serate passate all’insegna di eroina e amfetamine, Lo scrittore decise d’improvvisarsi novello Guglielmo Tell, piazzando sul capo della moglie una mela che (secondo le sue previsioni) avrebbe sicuramente centrato. Beh, nel caso ve lo steste chiedendo… non centrò la mela.

La poetica di Burroughs è incasinata, complessa e non di facile scorrimento. Lo scrittore americano Charles Bukowski, descrisse Burroughs come lo scrittore più noioso d’America.

Le letture di Burroughs, spesso saggistica sui codici Maya e vari libri di speculazione scientifica, tracciano uno strano background culturale dell’artista. I suoi libri sembrano scritti per metà da un professore di Harvard e per metà da un gangster degli anni venti.

Tossicomane, omosessuale, assassino, criminale e meraviglioso scrittore. Tutto questo era l’autore di Jukie (la scimmia sulla schiena).

Osannato dalla cultura hippie e spesso associato ad essa, durante un intervista disse -Non potrei mai essere un hippie… io i fiori ai poliziotti li lancerei, ma con tutto il vaso.-.

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Mentre gli scrittori rattrappiti di mezzo mondo s’interessavano di letteratura, Burroughs ingurgitava funghi allucinogeni in giacca e cravatta, per farsi una personale cultura sulla telepatia; in fin dei conti non c’è da stupirsi che fosse dieci anni avanti a tutti.

Il Pasto Nudo, rimane nella mia personale classifica, il secondo libro più bello che abbia mai letto.