socrate il pazzo

Filosofia da bar | BAR E PAZZIA | Socrate il pazzo

diogene

Quando ero ancora un pischello mi capitò di assistere ad una scena che solamente adesso riesco a capire realmente.
Mi trovavo a Torino, avevo assistito da poco ad un concerto dei Sex Pistols ed ero assonnato, mezzo stordito dalle canne e, cosa da non sottovalutare, inebriato dall’aver visto dal vivo quel gruppetto di uomini che negli anni passati avevano dato vita ad un genere che era riuscito ad infondere coraggio a svariate generazioni di sociopatici.
Arrivato in stazione notai un ragazzo, si muoveva in silenzio nel bel mezzo di una marmaglia di pseudo punk addormentati, tenendo in mano un accendino.
Dal nulla, illuminato dal suo accendino iniziò a gridare a squarciagola -SVEGLIA!-, facendo un baccano tale da svegliare tutti quei ragazzi insonnoliti.
Quel ragazzo è un mio amico… uno dei tanti Diogene da bar.
Ebbene sì, siamo arrivati a parlare di uno degli esponenti da me più amati della filosofia antica: Diogene di Sinope, conosciuto anche come Socrate il Pazzo.
Esattamente come il mio amico, anche Diogene di Sinope se ne andava in giro per la città con un oggetto atto a fare luce, mi pare fosse una lanterna. La differenza era che il Socrate pazzo era solito utilizzare la suddetta lanterna di giorno e non di notte come avrebbe fatto un qualsiasi altro essere umano.
Quando la gente gli si avvicinava per chiedergli cosa stesse facendo con quella lanterna in pieno giorno, secondo Diogene Laerzio (da non confondersi col Diogene in questione), lui era solito rispondere -Cerco l’uomo.-.
Che risposta fenomenale. Cerco l’uomo. L’uomo era ed è sotto gli occhi di chiunque, ma gli artifizi, le costrizioni auto indotte, la vita all’interno di una società basata su dei canoni che snaturavano e snaturano l’uomo, fa si che risulti molto difficile trovare un “vero uomo”.
Questo ragionamento potrebbe sembrare poco veritiero, quindi per provare a spiegare quanto questa linea di pensiero sia veritiera, mi basterà farvi un piccolo esempio.
Siete mai andati allo zoo? E al circo? Ecco. Avete mai pensato, guardando un elefante giocare con un pallone -Io non ho mai visto un elefante!-.
Personalmente mi è successo. Mi sono trovato al circo e ho visto un elefante e al contempo ho pensato -Questo non è un elefante. Gli elefanti non giocano a palla.-.
Quindi è possibile vedere un elefante senza effettivamente vedere un elefante, infatti Diogene nel dire -Cerco l’uomo.- intendeva dire -Cerco l’uomo che non si sia adattato alla cattività.-. La ricerca del Socrate pazzo era quella dell’uomo “vero”.
Io credo di non aver mai conosciuto nessun uomo vero, tuttavia posso asserire di aver visto uomini e donne muoversi verso la verità in brevi momenti della loro vita.
Se la vediamo con cinismo (non inteso nell’accezione pessimistica contemporanea) l’uomo si avvicina decine e decine di volte al giorno alla verità, per poi tornare immediatamente nel “non vero”.
Quando l’uomo si avvicina al vero? Prendete tre amici al bar, ognuno di loro avrà in tasca un telefonino con annessa telecamera; chi avrà una telecamera da 7 mega pixel, chi da 4, 6 e chi più ne ha più ne metta. Provate a chiedere ad ognuno di loro cos’è un pixel e attendete la risposta. La maggior parte delle persona non saprà darvi la definizione corretta di pixel.
Il tecnologico del gruppo probabilmente saprà spiegarvi che con il termine pixel si indica l’insieme degli elementi puntiformi che rappresentano un immagine visualizzata da un dispositivo elettronico.
Quando parliamo di mega pixel, invece, ci si riferisce al raggruppamento di un milione di pixel, quasi sempre in rapporto ad una macchina fotografica digitale o un apparecchio mobile dotato di fotocamera annessa.
L’uomo contemporaneo è capace di possedere 7 megapixel in tasca ed ignorare il significato. Per molti di voi questa potrà sembrare una cosa perfettamente normale, ma se proviamo a sostituire il termine megapixel con il termine “castelli”, il gioco cambierà.
Come giudichereste una persona che pur possedendo sette milioni di castelli, ignori cosa voglia dire “castello”?
Questo è l’uomo contemporaneo: un’entità che mira più al possesso che alla comprensione, mentre la natura dell’uomo dovrebbe essere per natura curiosa.
Questa involuzione è probabilmente dovuta alla cattività in cui l’uomo vive; cattività che ha trasformato l’uomo in un non-uomo. Per questo Diogene si aggirava disperato alla ricerca dell’uomo in mezzo all’uomo.
In rarissime occasioni ho visto uomini fuggire da questa estenuante ricerca del possesso per dirigersi verso la contemplazione del tutto e dell’importanza di ciò che lo circonda in relazione con se stesso. Tuttavia, quando in un bar, alleggerito da un bicchierino di troppo, un uomo inizia a domandarsi se sia giusto possedere così tanto senza nemmeno concepire il significato del “tanto” che si possiede, quell’uomo diventa uomo per almeno qualche istante.

Fine.

Vi ringrazio per aver letto questo saggio sull’infernale e spero che la vita vi sorrida in maniera filosofica.

Ferdinando de Martino