L’italiano medio di Maccio Capatonda | Di Ferdinando de Martino | Malaproduction87

 

 

 

 

Italiano Medio

Quando un fenomeno mediatico con una fan-base forte ed omogenea riesce ad arrivare al pubblico mainstream, rischia di tirarsi addosso l’ira delle divinità del settore, fan e media.

Per analizzare “Italiano medio” (Maccio Capatonda, Italia 2015) bisogna focalizzarsi esclusivamente sul prodotto finale, destrutturare la pellicola e infine concentrarsi sul fenomeno di costume che ne consegue.

Soffermarsi sul prodotto è estremamente difficile, in quanto questo condensa al suo interno l’intera opera di Maccio Capatonda (soprannome di Marcello Macchia), tuttavia perfino questo modus operandi potrebbe definirsi citazionistico. Il riciclaggio di battute, scenette e trame ha dato vita nel 1988 al film The Naked gun: From the Files of Police Squad! (in italia tradotto in “Una pallottola spuntata”). Non tutti sanno infatti che la famosa pellicola, capitolo iniziale dei successivi film, nasce da una serie televisiva di culto che tuttavia non riusciva a fare i numeri del cinema.

Il film di Marcello Macchia tenta più e più volte di sottolineare l’ironia di fondo che contraddistingue l’italiano che riempie la sua vita di mediocrità in ogni sua forma, nutrendo il cervello con libri dozzinali, trasmissioni spazzatura e politica da bar. È sicuramente difficile scendere in questo campo in una terra che ha già vissuto le pellicole di Nanni Moretti ma giocare di strategia, spesso, è l’unica arma a disposizione di un artista. All’interno della sala cinematografica in cui ho visionato Italiano medio, il pubblico pagante non aveva nemmeno mai sentito nominare “questo Nanni Moretti”, ed è proprio in quel pubblico che si nasconde la genialità dell’autore.

Più che un film, italiano medio è un fenomeno sociologico, un esperimento di massa in cui il pubblico della sala deride se stesso, senza accorgersene minimamente. Le pettinature dei personaggi presi in giro all’interno della pellicola, i vestiti e gli atteggiamenti erano perfettamente riconoscibili sulla quasi totalità delle persone in sala, persone che probabilmente non avranno nemmeno colto le svariate citazioni: Arancia meccanica, Limitless, Fight-club e Una pallottola spuntata su tutte.

Quando il pubblico è disposto a pagare per vedere la propria figura denigrata e violentata sul grande schermo, ci troviamo davanti ad un desidero masochista del nostro subconscio; il desiderio meta-visivo di entrare in un contesto, a scapito del contenuto. Basti pensare alle persone che firmano le liberatorie per apparire tra gli esclusi di X-Factor, pronti a farsi deridere dal paese pur di apparire almeno una volta in quello schermo a copertura nazionale.

Il lungometraggio non è deludente, io per primo ho riso come non ridevo da molto, si tratta di un prodotto leggero, divertente ed in linea con la tipologia di film che riesce a far ridere il pubblico italiano. L’unica differenza tra questo film e un cinepanettone è che questo prodotto tende ad ironizzare sul pubblico dei film commedia-natalizia, sebbene si tratti dello stesso identico range di spettatori.

Ferdinando de Martino per  Malaproduction87.