Perché VICE fa schifo ?

Perché VICE Italia fa schifo?

Ricordo ancora i tempi in cui leggere VICE era un’esperienza di accrescimento. Dai servizi sulla Black Metal Mafia agli articoli antropologici più interessanti del web, VICE in tutte le sue declinazioni estere era una vera e propria Mecca per noi fruitori di contenuti, delusi dalle dinamiche antiquate della carta stampata. 

Quando la rivista approdò in Italia eravamo tutti carichi di aspettative e nessuno di noi (lettori di VICE) avrebbe mai remato contro quel piccolo gioiello nascente. 

Adesso, dopo svariati anni di attività, possiamo finalmente dare un giudizio al progetto VICE Italia: un prodotto destinato ad un target di quindicenni che trovano ribelle una bevuta di sciroppo alla codeina e prendere un paio di XANAX.

L’unica cosa che salva la versione italiana del quotidiano è l’utilizzo di articoli tradotti dalle altre versioni. Abbiamo imparato a godere delle rubriche di Karley Sciortino, diluite in un mare di articoli su quanto sia cool mangiare cristalli di CBD o valutare le tipologie di amfetamine trovate nei locali più trap della città.

Il problema è che la mia generazione si è drogata realmente e non ha voglia di leggere la storia di un blogger diciannovenne convinto che fumare una canna da un vaporizzatore possa creare una dipendenza o, ancora, la classica storia di una scrittrice che si sente grrrl power perché si è portata a letto due uomini in una sola notte, con titolo accattivante tipo “Ho provato il poliamore e mi sono sentita vuota.”. 

Il succo della questione è che il lettore medio di VICE estero è cresciuto con Bret Easton Ellis e non ama essere preso per il culo. 

La scelta aziendale credo che sia stata quella di adeguarsi ai canoni della carta stampata: trova il tuo target e coltiva esclusivamente quello (in questo caso i liceali).

Auguro il meglio alla rivista, ma per il momento il mio spassionato consiglio è quello di cambiare il nome in VICE  LIGHT (non nuoce assolutamente all’establishment).

Ferdinando de Martino