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RESTRIZIONI NEL CENTRO STORICO | La Città Morta |

luzzati

Ieri sera mi sono ritrovato ai giardini Luzzati, una nota zona della movida del centro storico genovese, per bere una birretta e fare quattro chiacchiere con gli amici.

Volevo annusare l’ambiente dopo le recenti restrizioni legate agli orari di chiusura dei locali, per capire realmente dove potrebbe portarci il cambiamento in questione.

Questo è quello che facciamo di solito: shot al Grigua, da bere al Moretti e via verso il Quaalude.

La serata è stata surreale e la si potrebbe descrivere modificando un vecchio testo di Jovanotti: non è qui la festa.

Assenza di musica, facce tristi e assenza d’alcol.

Che Genova fosse una città morta da tempo immemore lo si sapeva già, ma il colpo di fioretto definitivo, travestito da legge, ha lasciato la nostra gioventù esangue  a terra con un bicchiere vuoto.

Il messaggio dell’amministrazione Doria è il seguente: andatevene tutti a Milano, a Genova non ci si diverte.

Ad una città già priva praticamente di attività culturali, dove i concerti non arrivano, gli spettacoli scarseggiano e i vecchietti tentano di zombiezzare la città a colpi di bianchetti mattutini e discussioni sul Genoa, non rimane che fare come il Grande Gatsby e imbandire tavolate segrete, invitando il divertimento come ospite d’onore.

Oltre al centro storico ci sono le discoteche, dove se ti va bene puoi  massacrarti il cervello con qualche chicca amfetaminica e… ah, basta. Oltre al maledettissimo centro storico non c’è realmente niente di vagamente stimolante.

Capisco i vecchietti che la notte non riescono a dormire, anzi… non li capisco per niente, perchè oltre ad averci condannato ad una vita tremenda, in un paese distrutto dalla loro classe dirigente e dai loro modi di fare beceri e qualunquisti, dopo averci tolto la possibilità di avere una pensione e di vivere una vita dignitosa, hanno deciso di danneggiare perfino il meccanismo della distrazione atta a generare quel divertimento di cui necessitiamo per non pensare all nostra condizione.

Alla soglia dei trenta, non riesco proprio a buttarmi in discoteca a parlare di deltoidi per limonarmi una diciottenne, facendomi giudicare all’ingresso da uno scimmione con la quinta elementare. Mi spiace, ma a questo mood di deculturizzazione sociale non riesco proprio a partecipare.

Di recente un bambino si è punto con una siringa in un noto parco genovese, questo dovrebbe essere da monito alla popolazione ligure, in quanto è risaputo che il degrado di una zona è direttamente proporzionale alla svalutazione sociale della suddetta e l’unico modo per intrattenere le persone, creando un divertimento sano è quello di incrementare le attività notturne. Noi, in questo momento, stiamo viaggiando nella direzione opposta.

Al Capone è figlio del proibizionismo e, senza le leggi restrittive, le mafie avrebbero avuto un terreno meno fertile da coltivare negli Stati Uniti.

I frequentatori del centro storico troveranno altro da fare prima o poi, ma le vere vittime saranno i gestori dei locali che si vedranno costretti a chiudere, andando in bancarotta. È probabile e, forse plausibile, che questa situazione possa portare ad un ritorno del degrado sociale, perchè buttando le persone sul lastrico le si abbandona automaticamente alla disperazione e la disperazione porta alla bottiglia, nel migliore dei casi.

Non vorrei sembrare estremamente pessimista, ma il gioco preferito degli scrittori è sempre stato quello d’immaginare mondi dispotici, laddove il Grande Fratello ci guarda con i suoi lunghi baffi e credo questo sia l’inizio di una nuova fine.

Avete presente quando si guarda al passato pensando -Come cazzo abbiamo fatto a prendere quella decisione?-, ecco… in questo momento l’amministrazione Doria ha preso una decisione che verrà ricordata, in futuro, come una delle scelte più idiote a livello politico amministrativo degli ultimi vent’anni.

Il quadro è semplice. I giovani migreranno verso altre zone, mentre i gestori dei locali musicali migreranno verso un suicidio economico di cui VOI sarete i mandanti.

“Mandante di un suicidio” è una professione rara e solitamente la praticavano i guru degli anni settanta nei suicidi di massa, ma a quanto pare, Marco Doria ha deciso di riportare in voga i vecchi mestieri d’una volta.

L’arrotino che passa per le strade di Genova, i bambini che si pungono con le spade al mare, con il ritorno dell’ero e i vecchietti beati e sereni a massacrarsi il fegato giocando a carte, immersi nella tranquillità di un’apocalisse zombie. Doria  sta creando gli anni 80 2.0. : una tristezza infinita, ma senza i Cure ad intrattenerci le orecchie.

 

Ferdinando de Martino.

 

 

Anarchia semantica. Genova, l’alluvione e la burocrazia.

Voglio cercare di essere il meno polemico possibile, ricordando in partenza che la differenza tra uno scrittore e un giornalista sta nell’obiettività che nel primo può pronunciarsi, mentre nel secondo dovrebbe rimanere velata o appena percettibile.

Non ho scritto niente sull’alluvione di Genova, prima di oggi,  in quanto la mia testata (se così si può definire questo blog) non ha assolutamente la pretesa di paragonarsi ad un giornale. Mi sembrava giusto e corretto, quindi, lasciar descrivere la situazione della mia città agli addetti ai lavori che sicuramente più del sottoscritto, hanno le armi adatte a fare informazione.

La mia intenzione è quella, da amante della parola, di portare la vostra attenzione sulle parole e sulle frasi che prendono o perdono il loro reale significato a seconda dei contesti.

Tenterò di spiegare il potere della parola con un semplice esempio.

Se un leone al circo dovesse uccidere il suo ammaestratore, quello stesso leone verrebbe immediatamente soppresso, in quanto pericoloso. Colpevole di omicidio.

Controlliamo però il significato di pericolo:

Pericolo – circostanze o persone che possono arrecare danno.

Se un uomo in mezzo a dei leoni, vedendosi implicato in una situazione di pericolo dovesse uccidere con un fucile le bestie, non sarebbe un assassino, ma una vittima del pericolo, giusto?

Ora, la stessa situazione con i soggetti invertiti, cambia totalmente il senso del termine “pericolo” davanti all’occhio umano, sebbene a livello ideologico l’individuo in pericolo dovrebbe sempre essere quello realmente vittima di una situazione tale.

Ciononostante, un animale in cattività è pericoloso e un un uomo in cattività è una vittima degli eventi.

Con questo non voglio perdermi in diatribe animaliste. Il mio era solamente un esempio atto a descrivere il potere della semantica nel nostro immaginario collettivo.

Analizziamo un secondo termine.

Furto – atto di prevaricazione, impossessamento indebito di un bene o una proprietà altrui. Attività tipica del ladro.

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In base alla sovrastante definizione, possiamo definire un cameriere che ruba dalla cassa, un ladro, come possiamo definire incompetente un cameriere che percepisce uno stipendio per adempiere al suo mestiere, pur non conoscendo la differenza tra un piatto e una forchetta.

Incompetente – persona priva di competenza in un qualsivoglia ambito.

Tuttavia, quando una giunta comunale si palleggia una cifra cospicua, affidatagli per l’adempimento di uno specifico compito, senza poi adempiere al suddetto compito, non possiamo definire tale giunta “incompetente”, ma vittima della burocrazia.

Quando invece vediamo i membri di questa giunta, partire per la Sardegna o quando misteriosamente vediamo comparire nel loro entourage prostitute, autisti, porta borse e quant’altro, non possiamo chiamarli ladri, ma onesti lavoratori.

È esattamente così che un mafioso diventa un uomo d’onore e un compressore infilato nell’ano di un quattordicenne  diventa una “guaglionata”.

Così, un poliziotto che ti mette le mani addosso per divertimento (e qui parlo per esperienza personale) diventa un passionale.

Stando alla suddetta interpretazione artistica della lingua italiana, bisognerebbe formare una nuova accademia della Crusca, atta a riassegnare i nuovi significati ai vecchi e obsoleti vocaboli.

Ad esempio, si potrebbe definire un persona violenta e irrispettosa con il termine -poliziotto-

Si potrebbe definire un individuo colto sul fatto nell’atto di rubare -politico-

E infine… si potrebbe definire -pericolo- lo scorrere del tempo, in una nazione che ha dimenticato non solo i suoi valori ma anche il loro significato.