Anarchia semantica. Genova, l’alluvione e la burocrazia.

Voglio cercare di essere il meno polemico possibile, ricordando in partenza che la differenza tra uno scrittore e un giornalista sta nell’obiettività che nel primo può pronunciarsi, mentre nel secondo dovrebbe rimanere velata o appena percettibile.

Non ho scritto niente sull’alluvione di Genova, prima di oggi,  in quanto la mia testata (se così si può definire questo blog) non ha assolutamente la pretesa di paragonarsi ad un giornale. Mi sembrava giusto e corretto, quindi, lasciar descrivere la situazione della mia città agli addetti ai lavori che sicuramente più del sottoscritto, hanno le armi adatte a fare informazione.

La mia intenzione è quella, da amante della parola, di portare la vostra attenzione sulle parole e sulle frasi che prendono o perdono il loro reale significato a seconda dei contesti.

Tenterò di spiegare il potere della parola con un semplice esempio.

Se un leone al circo dovesse uccidere il suo ammaestratore, quello stesso leone verrebbe immediatamente soppresso, in quanto pericoloso. Colpevole di omicidio.

Controlliamo però il significato di pericolo:

Pericolo – circostanze o persone che possono arrecare danno.

Se un uomo in mezzo a dei leoni, vedendosi implicato in una situazione di pericolo dovesse uccidere con un fucile le bestie, non sarebbe un assassino, ma una vittima del pericolo, giusto?

Ora, la stessa situazione con i soggetti invertiti, cambia totalmente il senso del termine “pericolo” davanti all’occhio umano, sebbene a livello ideologico l’individuo in pericolo dovrebbe sempre essere quello realmente vittima di una situazione tale.

Ciononostante, un animale in cattività è pericoloso e un un uomo in cattività è una vittima degli eventi.

Con questo non voglio perdermi in diatribe animaliste. Il mio era solamente un esempio atto a descrivere il potere della semantica nel nostro immaginario collettivo.

Analizziamo un secondo termine.

Furto – atto di prevaricazione, impossessamento indebito di un bene o una proprietà altrui. Attività tipica del ladro.

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In base alla sovrastante definizione, possiamo definire un cameriere che ruba dalla cassa, un ladro, come possiamo definire incompetente un cameriere che percepisce uno stipendio per adempiere al suo mestiere, pur non conoscendo la differenza tra un piatto e una forchetta.

Incompetente – persona priva di competenza in un qualsivoglia ambito.

Tuttavia, quando una giunta comunale si palleggia una cifra cospicua, affidatagli per l’adempimento di uno specifico compito, senza poi adempiere al suddetto compito, non possiamo definire tale giunta “incompetente”, ma vittima della burocrazia.

Quando invece vediamo i membri di questa giunta, partire per la Sardegna o quando misteriosamente vediamo comparire nel loro entourage prostitute, autisti, porta borse e quant’altro, non possiamo chiamarli ladri, ma onesti lavoratori.

È esattamente così che un mafioso diventa un uomo d’onore e un compressore infilato nell’ano di un quattordicenne  diventa una “guaglionata”.

Così, un poliziotto che ti mette le mani addosso per divertimento (e qui parlo per esperienza personale) diventa un passionale.

Stando alla suddetta interpretazione artistica della lingua italiana, bisognerebbe formare una nuova accademia della Crusca, atta a riassegnare i nuovi significati ai vecchi e obsoleti vocaboli.

Ad esempio, si potrebbe definire un persona violenta e irrispettosa con il termine -poliziotto-

Si potrebbe definire un individuo colto sul fatto nell’atto di rubare -politico-

E infine… si potrebbe definire -pericolo- lo scorrere del tempo, in una nazione che ha dimenticato non solo i suoi valori ma anche il loro significato.