Adam Tharia | il dramma del cyber-bullismo |

A qualcuno sarà venuto in mente un eventuale raffronto con la canzone “Adam’s song” dei Blink 182 quando il caso di Adam Tharia (15 anni) ha cominciato a diffondersi a macchia d’olio tra web e stampa.

L’ennesimo caso di Cyber-bullismo, un ragazzo picchiato davanti all’obbiettivo di un telefonino costoso, comprato da un padre troppo assente per accorgersi di aver cresciuto una bestia al posto di un essere umano. Perchè di bestie stiamo parlando.

L’uomo differisce dalla bestia per due ragioni: la capacità di placare il proprio istinto e la consapevolezza della sua stessa fine.

Il ragazzo che ha ripreso il pestaggio, i ragazzini che attorniavano la scena ridendo senza un ritegno come se dovessero durare per sempre, come se non fossero anche loro destinati a lasciare un ricordo tremendo alle loro spalle; quegli stessi ragazzi imbottiti di soldi e qualunquismo mediatico fagocitato come Cheerios a colazione, sono più simili alle bestie di molti animali.

L’incapacità di provare empatia è un qualcosa di terribilmente triste, non trovate? Il non riuscire a capire che il picchiare una persona a terra, riprendendola con il telefonino mentre una folla di ragazzi continua a ridere non è un semplice reato, quanto più una totale mancanza di rispetto verso ciò che l’uomo dovrebbe rappresentare.

L’empatia è pericolosa. L’empatia potrebbe portare quei ragazzi ad immaginare anche solo per un istante quello che è passato nella mente di Adam, nel momento in cui ha deciso che tra lui, il suo essere un “sfigato” e il resto del mondo ci fosse solo un salto.

Così, dopo aver passato il suo quindicesimo compleanno a piangere, guardando il video del suo pestaggio diventare virale, sentendo la sua vita staccarsi da lui giorno dopo giorno lungo i corridoi di una scuola che lo vedeva bullizzato e deriso, quello stesso ragazzo con sogni e ambizioni, ha deciso che quel salto l’avrebbe fatto da un albero e con una corda al collo.

Quindici anni. Al mondo esiste gente in grado di ridurre il cervello di un quindicenne propenso al suicidio e non ad una partita con gli amici alla play-station.

Ciò che penso su questa faccenda è tanto semplice quanto sconcertante e probabilmente sembrerò cinico e freddo nello scrivere il mio pensiero.

I ragazzi che hanno compiuto questo gesto rispondono al classico profilo psicologico dei sadici, in quanto godono nell’immaginare un quindicenne che piuttosto di passare una nuova giornata a scuola sceglie la fine dei giochi, lasciando una famiglia affranta e una macchia indelebile nella memoria di amici (veri) e parenti.

Lo-studente-15enne-Adam-Tharia

Quegli stessi ragazzi non provano alcun rimorso per le azioni fatte, probabilmente davanti alle telecamere dei telegiornali diranno che il loro cuore è affranto; ma ciò che realmente colpisce il loro animo è la probabile punizione.

Perchè passare un giorno senza controllare Facebook su di un telefonino da ottocento euro è un vero dramma… poco importa se un ragazzo ha gettato al vento la sua vita, suicidandosi, perchè con quello stesso telefonino qualcuno gli ha rubato la dignità.

Per quanto mi riguarda, l’estenuante bisogno dell’uomo di piazzare un individuo sulla gogna è sinonimo di una società che ha fallito.

 

Ferdinando de Martino