La fontana rosa della mia città. / Diario di uno scrittore psicotico 2×02 | di Ferdinando de Martino

Giravo per il centro della mia città, in cerca di quel relax che solitamente mi serve per ricaricare le batterie dopo una settimana di lavoro. Il progetto “Zeta”, a cui sto lavorando a distanza con mio cugino, si prende molto tempo e molta rabbia… in quanto mi auto-reputo un pessimo disegnatore; ne consegue quindi un bisogno viscerale di relax.

Faccio un salto in Feltrinelli e uno in Mondadori… i baluardi della nostra letteratura (ironia). Fuori dalla Mondadori noto una strana folla, una marmaglia di persone che con un insistente chiacchierare finivano per deturpare il muro di silenzio che solitamente mi piace innalzare tra me e la folla.

Pensai che probabilmente un qualche scrittore rock-star doveva esser lì a firmare autografi, così mi avvicino guardingo, silenzioso, quasi a spiare da lontano il comportamento di uno scrittore di successo, in quanto quello di uno scrittore disperato lo conosco fin troppo bene.

Era un topo.Quel maledettissimo topo dei libri per bambini… quella specie di detective di cui non ricordo mai il nome. Eccomi lì… fottuto da un topo che firmava autografi come se non ci fosse un domani.

Credetemi, ho invidiato quel topo. Ovviamente non stiamo parlando di un topo vero, quanto più di un tizio travestito da topo, ma il senso non cambia: avrei voluto essere quel topo.

Gli mancava solamente una topolina inginocchiata sotto il tavolo a darci come un ossessa con la sua testolina da topina e quel dannatissimo ratto sarebbe divenuto il mio nuovo idolo.

Non ero un topo, ma me ne andai lo stesso con la coda tra le gambe.

Notai la fontana di De Ferrari spruzzare acqua rosa. Ogni tot il comune decide per qualche motivo di colorare l’acqua di quella fontana. Una volta a favore dei bambini malati, altre volte per la violenza in un qualche paese del terzo mondo e via dicendo… roba di cui non me ne può fregare niente, neanche lontanamente.

La guardavo e non vedevo nient’altro che una fontana rosa e non sentivo nessuna voglia particolare di venire a conoscenza delle motivazioni per cui l’acqua era stata colorata.

Gli uomini coloravano l’acqua e i topi avevano iniziato a scrivere libri. Il mondo stava decisamente andando a farsi benedire.

 

Ferdinando de Martino. 1294-2