La poesia del corpo |L’importanza del gesto | di Ferdinando de Martino

travis barker

Ci sono dei giorni particolari. Oggi è uno di quelli.

Dopo una notte di bagordi è sempre difficile scrivere qualcosa di vagamente intelligente, quindi se si sta lavorando ad un libro o ad un racconto, bisognerebbe mettere da parte il proprio progetto e scrivere qualche stronzata… magari su di un blog.

A livello teorico si potrebbe anche non scrivere niente, prendendosi un giorno di pausa, ma l’allenamento è la parte più importante dello scrivere. E poi, per quanto mi muova in maniera ossessiva nel mondo della scrittura, non riesco proprio a viverla come un lavoro nell’accezione negativa del termine.

Così, tra le prove mentali dello spettacolo teatrale a cui sto lavorando e i libri, ho deciso di prendermi la mia pausa qui sul web, scrivendo qualcosa… non importa cosa.

C’è una sorta di bellezza nel lavoro continuo, quando si parla d’arte.

Proverò a descriverla in maniera lineare, senza perdermi in divagazioni inutili. Scrivere significa scrivere, quindi: mettersi davanti ad una tastiera e battere.

Quando non si batte sui tasti, ci si sta semplicemente allontanando dalla scrittura e, soprattutto, dal ruolo dello scrittore.

La bellezza o se vogliamo la poesia, sta nel gesto e nella sua naturalezza. Ora, siccome non c’è nulla di esteticamente bello in una persona che batte sui tasti, assorta in quel limbo situato tra due mondi, l’immaginario e il reale, proverò a descrivere questa bellezza  cambiando campo.

Purtroppo la massima espressione della scrittura è la lettura, mentre durante la creazione si diventa parte di un processo d’impressione, nulla di più e nulla di meno.

Quindi parlerò del GESTO di un musicista.

Mi capita molto spesso di perdere del tempo su Instagram e tra le persone che seguo c’è anche Travis Barker, batterista dei Blink 162.

Sul profilo di questa rockstar sono presenti decine e decine di video dedicate al gesto del suonare. Era da quando andavo alle superiori che non mi soffermavo a guardare i video dei musicisti, impegnati a suonare o ad allenarsi con il proprio strumento.

Perchè Travis Barker riesce quindi a focalizzare la mia attenzione?

L’attitudine al gesto di quest’uomo è bellezza. Credo che Mozart avesse la stessa identica visione d’insieme di questo batterista californiano iper-tatuato.

Forse molti di voi mi prenderanno per pazzo, ma c’è una sorta di poesia nel guardare suonare Barker, come se l’armonia del corpo a lavoro riuscisse in qualche modo a giustificare la produzione del suono.

Guardare gli allenamenti di un batterista equivale a guardare uno scrittore pensare e tutto questo equivale a noia.

La poesia che s’intravede nell’utilizzo della batteria di Travis Barker, fa parte del mondo dell’immaginario ma non è un qualcosa che può, passatemi il termine, capire solamente lui; possiamo vederlo anche noi e in maniera ben definita.

Non mi è mai capitato di guardare uno scrittore e pensare -Hey, guarda come pensa bene quel tizio.- o – Com’è armonioso mentre si accarezza il mento.-, no… è una cosa del tutto impossibile.

Viviamo in un mondo in cui qualsiasi bambino coreano, bastonato da una famiglia repressiva, a sette anni suona dieci volte meglio di Travis Barker, ma quando questi ragazzetti di YouTube suonano, non c’è niente di vagamente interessante in loro, quasi come se non avessero nemmeno l’anima.

La bellezza del gesto credo che sia una parte molto importante di quella cosa astratta che noi amiamo definire con il termine TALENTO, impegnandoci oltremodo nel funambolico gesto di definire l’indefinibile.

Ferdinando de Martino