Come nasce uno scrittore ? |Lucidi pensieri | di Salvo Barbaro.

salvo

10 e 11 agosto 2015
È notte, fa un caldo soffocante. Mi giro e mi rigiro nel letto, le lenzuola sono bagnate del mio sudore. Accanto a me Giulia dorme con in braccio Elena, nell’altra stanza Vieri che russa, ogni tanto si sveglia con le sue piccole paure di bambino. Mi alzo per andare a bere, il caldo mi massacra. Ritorno in camera, accendo la piccola luce sul comodino e inizio a leggere per conciliare il sonno. INFERNAPOLI di Beppe Lanzetta. Sono le tre di notte, tra tre ore la sveglia suonerà e mi dovrò svegliare per andare in fabbrica, la catena di montaggio mi aspetta. Le pagine sono avvincenti, dentro di me un unico pensiero –Cazzo è ora di smettere perché domani senno’ sarò un cencio! Non ci riesco, è troppo forte, i miei occhi sono incollati come calamite a questo libro “malefico”-, non ce la faccio e mi ripeto -devo smettere!
Poi inesorabile arriva il pianto di Elena a distogliermi da tutto e a svegliare Giulia.
-Ancora sveglio,- mi fa, -qualcosa ti preoccupa?
-Amore, niente, fa caldo e non riesco a dormire.
Elena si riaddormenta dopo una serena poppata, Giulia idem, più stanca del solito e anche io finalmente abbraccio il cuscino. Sono geloso, non ho detto niente a Giulia del libro, come a nascondere un’amante o un segreto inconfessabile. È strano ma è così.
Il rumore e la monotonia fanno da padroni in questa fabbrica. Gli operai sono veramente strani, alcuni ambigui, altri tranquilli, piatti. Il posto non è male: una sorta di zona industriale immersa nelle colline a sud di Firenze.
Sono qui che avvito bulloni da stamattina alle otto e trenta, avvito, svito, pulisco, riavvito. Il capo reparto mi “INSEGNA” come avvitare un bullone, è quasi mezzogiorno e mezzo e non vedo l’ora di addentare qualcosa. Ho fame, sonno e sono nervoso perché non ho chiuso occhio. Non parlo con nessuno, non interagisco con anima viva. La mia mente frulla all’impazzata, penso a Vincent Profumo, il protagonista di INFERNAPOLI, nella sua guerra ai cinesi per il predominio di affari illeciti, penso che dopo mi tocca stare in una postazione che mi è alquanto antipatica per altre quattro ore. Voglio andar via, poi come una sinfonia arriva il “dolcissimo” suono della campana. Mensa.
Odio i posti affollati, odio i posti affollati di persone che mangiano, odio i posti affollati di persone che mangiano a bocca aperta e biascicano. -Perché non vai fuori a mangiare?-, mi chiede spesso il mio ego e io gli rispondo semplicemente, -Sono masochista e poi fatti i cazzi tuoi!
Mi siedo, inizio ad assaporare il mio buon riso all’insalata, prendo il cellulare e continuo la mia lettura del libro (comprato su Google libri). Accanto a me un mio collega, anzianotto, in pensione, ma ancora molto attivo in fabbrica; lo chiamano ogni tanto, perché bravo in una postazione precisa e unica. Apro una parentesi, come cazzo si fa a far lavorare una persona in pensione mentre un ragazzo interinale è ancora in cerca del posto fisso? Misteri del globo.
Lo osservo mentre mangia e vorrei dirgli in faccia quel che penso, ma soprassiedo e mi immergo nei panni del boss Profumo. Sento bisbigliare qualcosa, -Tutti con questi telefonini in mano, ai miei tempi si leggevano i libri, mi dice il pensionato. Alzo lo sguardo dall’ultimo pezzo di tonno e pomodoro del riso e gli dico semplicemente, -Anche ai miei tempi ci sono i libri, ma si sono ristretti e sono finiti sul cellulare.
Non risponde, si alza e va via.
-Mah.- faccio.
Finisco di pranzare e continuo la mia lettura.

 

 

Salvo Barbaro.

1 Commento

  1. Roberta

    Durante la lettura le parole prendono forma e diventano immagini,diventano scene di vita quotidiana che evidentemente nascondono dietro un mondo!continua a raccontarci il tuo mondo…

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