A pugni con il karma | un racconto di Ferdinando de Martino.

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Stavo pensando. Questo è un errore.
Quando ci si trova davanti ad una tastiera non si dovrebbe mai e poi mai pensare, ma agire.
Pensavo ad un amico, mentre scrivevo. Uno scrittore promettente e carico di quella che amo definire: voglia allo stato puro.
Quindi vorrei dedicare a lui queste poche righe, perchè la vita è una stronza insaziabile e brama il nostro sangue ad ogni angolo di strada, ma alla fine della storia, quelli che attacca sono sempre gli stessi.
Siamo dei poveri stronzi, abituati ad incassare, ma sempre dei poveri stronzi. E fino a quando riusciremo a tirarcela da boxer professionisti andrà tutto bene, poi si vedrà.
O cadremo noi, o magari si stancherà lei.
A lavoro stavo combattendo con una macchia di nero di seppia.
Se ne stava lì sul lavandino a guardarmi, come in un incubo. Avevo utilizzato la spugnetta abrasiva, la paglietta metallica, una spatola e una serie di prodotti chimici che probabilmente avrebbero steso un toro se solo glieli avessi lanciati addosso; ma niente. Quella stronza non se ne voleva proprio andare.
Era come se il karma mi stesse dicendo che dovevamo diventare tutti vegetariani, perchè prima o poi tutto torna.
Dubito che il principio karmico si possa manifestare in una chiazza scura sul lavandino, ma al momento quel concetto era tutto quello che avevo e decisi che era il mio nemico.
Fanculo il karma.
Se esistesse una divinità, di certo non vorrei stringerle la mano. Preferirei attendere il grande incontro e porle una semplice domanda: Perchè?
Alla fine me ne andrei senza ascoltare la risposta, come ringraziamento per tutte quelle volte in cui, ammessa la sua esistenza, sono stato ignorato da lei o lui. Tutto torna.
Mi sentivo come Achab contro la balena bianca. Ferdinando e il nero di seppia.
Qualcuno mi ha detto che il mondo può sopportare ancora tre bombe atomiche ed io tra me e me, ho iniziato a pensare -Bene. Potremmo farla finita in un quarto d’ora. Finiremmo tutti… anche la macchia.
Spero proprio che Kim Jong accolga la mia preghiera e distrugga questa malsana rapsodia del caos che chiamiamo vita.
Mi sentivo come Ralph Maccio in Karate Kid, quando doveva salmodiare il fatidico -Metti la cera, togli la cera.
Al diavolo. Avrei continuato fino a slogarmi il braccio. Non potevo essere sconfitto da una macchiolina.
Tutti i miei sogni, le mie ambizioni, il mio amore, il mio odio, la mia finta pacatezza zen e la rabbia da tre bicchieri del mercoledì sera, tutto lì dentro, in quella centrifuga emotiva, mirata alla pulizia del lavandino.
Che dire? La macchia andò via. Come se niente fosse
Eravamo stati nemici per circa dieci minuti e poi… puff, sparita nel nulla.
La vita era una cosa terribile. Ero come Tom senza Jerry o Hitler senza Stalin, il cinema senza YouTube. Svuotato da ogni mio senso d’appartenenza.
Quello stesso giorno uscii all’aria aperta per un paio di minuti e sentii una ricciolina annoiata, davanti al suo cocktail alla fragola, pronunciare questa perla marmorea -Però stare sotto il sole, stanca da Dio.
Kim Jong… ti prego.

Dedicata al nostro amico Salvo Barbaro.

Ferdinando de Martino.

2 Commenti

  1. rita angelelli

    A volte il Karma è proprio ciò che ci rovina la vita. Solo… non facciamoci prendere dalle cose negative, lasciamole scorrere come vogliono scorrere, tanto prima o poi anche loro avranno una fine. La fine è liberatoria di ogni “vizio”, di ogni malefatta, di ogni barbarie e di ogni male. Il dolore e il male si può sconfiggere. E’ vero che nel frattempo si soffre, ma solo chi ha sofferto poi potrà apprezzare meglio la sensazione di un sorriso che prende forma sul proprio volto. Un abbraccio a Salvo

    1. rita angelelli

      mi correggo: si possono*

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