Scrubs: la sit-com del futuro che rivoluzionò i primi 2000 | di M. Giacovelli

Scrubs è la serie.
Questo medical series è andato in onda a dal 2001 al 2010 ed è stato capace di rivoluzionare il concetto stesso di sit-com, rendendo venti minuti di leggerezza un inaspettato tripudio di emozioni. In poche battute si passa dal ridere a crepapelle al piangere a dirotto, poiché la quasi totalità delle scene sono in grado di coinvolgere lo spettatore. Ciò è possibile grazie a dei protagonisti credibili e nei quali ci si può facilmente riflettere: J.D., il protagonista, non è assolutamente il classico giovane medico belloccio e infallibile, ma è un ragazzo fresco di università che si fa prendere dal panico ad ogni catetere. Non conosce nulla della realtà ospedaliera, e sarà compito del dott. Cox guidarlo all’interno dei segreti del Sacro Cuore.

Scrubs: un mondo parallelo fatto di persone vere

Attorno ai due, si sviluppa un intero universo, fatto di dottori che si alternano in corsia, gag comiche al limite del realismo e diagnosi credibili. Questo è il vero punto di forza dell’intera serie: è realistica. Quando un paziente deve morire, indipendentemente dall’empatia che abbiamo sviluppato con lui, muore. Nel momento in cui viene presentato un personaggio, il suo carattere è direttamente influenzato dalla situazione in cui si trova. Questa componente così viva è il vero ingrediente segreto di questa sit-com. Sono persone, esseri umani in cui riusciamo a immedesimarci in toto.

I segreti dietro il medical più accurato di sempre

Questa connotazione è sicuramente merito degli sceneggiatori, che sono riusciti a creare, letteralmente, un mondo. Questo è stato possibile grazie alla consulenza di un vero dottore, che ha aiutato il regista a creare la maggior parte delle situazioni presenti all’interno della sit-com. A lui si devono sintomi e diagnosi e la decennale esperienza umana in campo medico è stata interamente riversata sui protagonisti, che sono stati in grado di rielaborare perfettamente il concept espresso.
A contribuire ulteriormente a costruire questa sensazione vi è la location: il Sacro Cuore, infatti, è stato realmente una struttura ospedaliera sino a metà degli anni ’90.

Margherita Giacovelli