Il sindaco musulmano di Londra | un concetto destabilizzante | di Ferdinando de Martino

Sadiq Khan MP at Westminster, London, Britain  - 11 Oct 2012

Oggi voglio esporvi un concetto tanto semplice quanto destabilizzante.

Il popolo italiano del web si è diviso in due fazioni ideologiche, dopo la recente vittoria elettorale di Sadiq Khan a Londra.

La divisione non è tra favorevoli e non favorevoli, ma tra stupidi e più stupidi. È iniziata una vera e propria guerra tra idioti, combattuta a suon di commenti privi d’intelligenza sulle bacheche dei più noti social.

Riesco anche ad immaginare le loro testoline, muovere gli ingranaggi utilizzati solitamente solo per i pronostici della Champions, intenti a creare un pensiero compiuto tra un -Balotelli.- gridato in maniera gutturale e un -Arbitro dimmerda.-.

La questione qui è molto più delicata di una birra Peroni bevuta davanti al Genoa, tirando scoregge e bestemmiando e mi piacerebbe davvero illuminare una parte del discorso che rimane da sempre in ombra.

Ci sono più modi di ascoltare un ragionamento binario, come in questo caso. L’elezione di un sindaco musulmano crea un binarismo di pensiero tra favorevoli e non favorevoli, ma credo che sia sbagliato accettare a priori due modi di pensare, imposti a tavolino sul banchetto dell’argomentazione.

Non mi voglio spingere assolutamente a parlare di politica inglese, perchè farei una figura a dir poco becera; quello di cui voglio parlare è il modo in cui utilizziamo il nostro cervello.

Spesso, ragionare a compartimenti stagni provoca un distacco dalla realtà e una sottile limitazione al pensiero.

Basta un qualcosa di differente per iniziare a sviluppare un ragionamento individuale, autonomo e fuori dal coro.

Vi faccio un piccolo esempio: perchè una notizia come questa non mi lascia nessun senso di stupore o rabbia?

Perchè sono musulmano? Perchè sono cattolico? NO… perchè sono ateo e credo che siano il nulla cosmico e il caos a governare uno spazio in cui siamo profondamente soli e destinati all’annichilamento. (scusate la brutalità)

Questo mio punto di vista mi dà una prospettiva differente, in quanto sono perfettamente abituato a sindaci e politici che sono lontani dalle mie idee religiose o, se vogliamo essere precisi, lontani dalle mie non-idee religiose.

Quindi davanti ad una polemica del genere, il mio ragionamento mi porta a produrre un differente interrogativo: ma per fare il politico, bisogna per forza appartenere ad una congrega religiosa?

Tutti i politici più in vista appartengono ad un mondo religioso e, tranne in rarissimi casi, è quasi impensabile, a livello politico, affidare una città o una nazione ad un ateo dichiarato.

Questo è il punto centrale della questione.

Non dobbiamo stupirci per l’appartenenza religiosa di un politico, perchè l’unica cosa che destabilizza il sistema è la non appartenenza ad un credo, infatti tale argomento non è nemmeno preso in considerazione dalle diatribe scaturita dagli “intellettuali” del web.

Ferdinando de Martino.