Ottobre 2015

Scia di sangue in alto mare | PREFAZIONE | IL LIBRO OLTRE LO SCANDALO

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Cosa dire di Cristian e Veronica Papillo?

Sembrano avere tutte le carte in regola per conquistare il panorama letterario, quando in realtà a loro interesserebbe molto di più conquistare il singolo lettore.

Sono bravi, sono giovani, sono belli e innamorati. Il loro libro (Scia di sangue in alto mare) è una bomba nucleare in un armamentario letterario abituato ai petardi dozzinali.

Non mi voglio dilungare oltre… lascerò che sia la loro opera a parlare per loro.

Link PREFAZIONE: Scia di sangue in alto mare PREFAZIONE

 

BUONA LETTURA.

 

Ferdinando de Martino

SORCI VERDI | il postmodernismo di J Ax.

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Ero molto scettico riguardo a Sorci verdi, non perché pensassi che J Ax non fosse all’altezza di un late show, ma per via della refrattarietà della RAI verso ciò che si può dimostrare troppo fuori dagli schemi.

Nel libro “Il rap spiegato ai bianchi” vengono spiegate le motivazioni che spingono questo genere musicale ad incarnare alla perfezione lo spirito del postmodernismo letterario, ecco, in questo articolo mi piacerebbe spiegare perché Sorci verdi è uno show postmoderno.

Partiamo dal suo conduttore J Ax. Alessandro rappresenta tutto ciò che a me piace in un artista e prima che tutti voi v’incazziate tirando su i vostri occhialini da hipster che ignorano anche la derivazione culturale del termine hipster, lasciatemi spiegare le motivazioni di questa mia affermazione.

J AX E SHERLOCK HOLMES.

Alessandro Aleotti (J Ax) è un onnivoro culturale. Posso affermare ciò, in quanto fan degli Articolo 31 da “È natale ma io non ci sto dentro.”. Gli onnivori culturali sono delle bestie rare e non fanno altro che nutrirsi in maniera compulsiva di tutto ciò che stuzzica vagamente la loro attenzione. Questo meccanismo di apprendimento sviluppa una sorta di deficit dell’attenzione verso tutto ciò che secondo il fruitore di contenuti, non è utile alla sua sfera vitale. Questo concetto è espresso alla perfezione in “Uno studio in rosso”, primo libro dedicato alle avventure di Sherlock Holmes.

Il nutrimento artistico di J Ax, tocca diverse branche dell’arte, dalla letteratura al cinema, dalle serie t.v. al gossip e dai titoloni di giornali ai videogiochi. Il denominatore comune è “l’ignoranza”, intesa come l’ignorare tutto il resto. Questa non è una cosa negativa, ma un semplice bilanciamento mediatico, in quanto tutti gli altri presentatori ignorano gli argomenti appena citati, argomenti che se non fosse per J Ax non sarebbero mai arrivati in televisione.

Prendiamo il linguaggio. Molti abbonati Rai avranno sicuramente pensato più di una volta, guardando il programma -Ma che cazzo ha detto questo?- e sarebbe molto semplice criticare Ax per questa motivazione, se non fosse che molte persone si ritrovano a dire -Ma che cazzo dicono questi?- ogni volta che si ritrovano davanti alle trasmissioni di Bruno Vespa. Il fatto è che questi “outsider” non sono mai stati presi in considerazione come reale fetta di mercato a cui vendere un programma. J Ax è riuscito in questa impresa, avendo portato uno snob petulante ed arrogante come il sottoscritto a guardare un programma Rai in seconda serata, capendo finalmente il linguaggio usato da un presentatore.

Non mi riferisco alla retorica del “bella zio”, quanto più al linguaggio schiettamente postmoderno di una persona attuale. Il linguaggio del postmodernismo si colloca nell’attualità costante di ciò che è o era moderno nell’immediato presente e prossimo futuro, perché in quanto figli della nostra epoca sarebbe ridicolo non sapere cosa vuol dire “trolling” o essere, come dice Ax “dei tecnoanalfabeti”.

Ci siamo sorbiti decenni e decenni di presentatori di format riciclati dagli anni cinquanta e non ci siamo mai lamentati, limitandoci a spegnere quella scatola maledetta, accendendo i nostri computer per decidere come, quando e cosa guardare per il nostro intrattenimento.

Può sembrare molto stupido ma avere un J Ax in televisione, un J Ax puro che ha dato vita ad un Show di anarcocapitailsmo come solo South Park era riuscito a fare prima d’adesso, può risollevare anche questa morale becera che ancora si cova verso chi in Italia ha le braccia tatuate e, magari, decide di pensare con la propria testa e non con quella dei nonni dei suoi nonni.

Ho rivisto molto di ciò che amo in Sorci Verdi, da Bill Hicks a Letterman, senza mai sfociare nella parodia dei grandi Show americani. Prendere ciò che è buono e, soprattutto, sano e farne un qualcosa di personale è da sempre la strategia mediatica che apprezzo più di tutte la altre.

Da umile scrittore non posso che fare i complimenti a J Ax per il lavoro svolto nella stesura di uno show che ha riportato un dissidente dell’intrattenimento televisivo come il sottoscritto a pigiare il due sul telecomando.

Sono anche io un abbonato Rai ed esigo Sucide Girls e satira mediatica in televisione.

 

P.S.

Ho scritto questa recensione perché al contrario di Wired, non sono un morto di visualizzazioni pronto a sparare merda su di una trasmissione solo perché i miei lettori si aspettano che io lo faccia. Siamo Blogger… non giornalisti.

 

 

Ferdinando de Martino

Intervista a Cristian e Veronica Papillo.

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Ciao ragazzi, è un piacere avere l’opportunità di ospitare sull’Infernale due autori emergenti come voi.

In coda al vostro romanzo, che ho trovato spettacolare, ho letto i motivi che vi hanno portato a scrivere SCIA DI SANGUE IN ALTO MARE. Mi piacerebbe fare arrivare anche al pubblico dell’Infernale il vostro messaggio e le motivazioni che hanno portato alla nascita del vostro libro. Vi va di raccontarcele?

La motivazione è semplice: vogliamo che i nostri lettori si possano immedesimare nell’amore di Ettore e di Mary e di rimando nel nostro. L’ispirazione nasce circa un anno fa quando lontani a causa del lavoro ci ritroviamo a pensare al nostro viaggio di nozze e a come sarebbe potuto essere una location perfetta per l’ambientazione di un thriller. 

Personalmente ciò che ho amato di più del vostro romanzo è la sua “incatalogabilità”. Mi sono trovato davanti ad una serie di pagine estremamente erotiche, pagine thriller e thriller psicologico, tinte molto cupe in certi punti e addirittura delle venature splatter, il tutto senza mai togliere realismo alla trama principale. Avete dei modelli a cui vi ispirate? Se sì, quali sono?

Non abbiamo nessun modello. L’ispirazione siamo noi stessi, la nostra quotidianità,  i nostri gesti, il nostro sesso, la nostra passione per il vino e persino i nostri due Scottish fold.

Quanto conta la coppia e il lavoro di coppia per voi?

È fondamentale. Il lavoro è stato costruito insieme così come la nostra vita.

Quanto di voi è presente in Ettore e Mary?

Tanto. Sono presenti delle abitudini,  dei modi di fare e tutto lo “sporco” che c’è nel libro.
Ancora oggi a stesura terminata tra di noi ci chiamiamo per sbaglio con i nomi dei due protagonisti!Molte persone hanno trovato il vostro libro scandaloso, per via dei contenuti esplicitamente sessuali, mentre per quanto riguarda il sottoscritto, mi sono innamorato del lavoro già dopo la prefazione, carica di sesso e splatter. Come giudicate le critiche mosse verso il vostro lavoro?

Ogni lavoro di questo tipo riceve le sue critiche. Noi, non ce ne preoccupiamo in quanto siamo i primi a criticare tutti gli altri!Il libro è stato scritto totalmente a quattro mani o ci sono delle parti scritte da Veronica e parti scritte solamente da Cristian?

Totalmente a quattro mani, consumando litri di caffè! Tornando allo scandalo, credete che questo possa tornare utile per la pubblicità del libro o credete che potrebbe danneggiarne l’immagine?

Il libro è stato scritto prendendo spunto da emozioni personali. Quello che è nato è un prodotto forte che se ne frega della pubblicità cosi come degli scandali. 

Personalmente credo che il vostro libro abbia suscitato scalpore perché il pubblico medio crede davvero che “50 sfumature di grigio sia un romanzo erotico”, mentre il vostro che dovrebbe essere un giallo è dieci volte più erotico di quel mucchio di pagine sfumate di grigio.
Comunque, volevo farvi un ultima domanda… vi andrebbe di pubblicare qualche stralcio del vostro libro on line? Perché mi farebbe molto piacere far conoscere il vostro lavoro ai lettori del mio blog.

Aprendo una parentesi sulle 50 sfumature, noi apparteniamo a quella categoria di persone stufe di vedere nelle librerie pile di libri sul classico bello, ricco e pervertito e brutta, sfigata e asessuata.  Ettore e Mary sono erotici in quanto  marito e moglie e anche se alla maggior parte delle coppie quello che stiamo per dire sembrerà irreale, essere marito e moglie è la forma più pura e allo stesso tempo sporca dell’erotismo. Perfetto, allora vi ringrazio per l’intervista e vi auguro una buona giornata, ma non prima dell’ultima domanda (sì, lo so che l’ultima doveva essere quella precedente).
Da fan del vostro romanzo, mi sorge spontanea una domanda: avete già immaginato un possibile seguito per Ettore e Mary?

Ci sono due lavori in corso. In uno li troveremo a Parigi alle prese con un branco di stronzi e l’altro, molto probabilmente verrà ambientato nella valle del Lujo dove viviamo noi.
Questo invece è un appello che facciamo noi, a tutti gli innamorati, a quelli che ci credono davvero e a quelli che lottano per realizzare i propri progetti: noi abbiamo fatto tutto da soli e credetemi completamente e totalmente SOLI, ma la realtà è che quando accanto a sé si ha la persona che Dio ha creato per noi, si può fare qualunque cosa, anche scrivere un romanzo e vedere avverati i propri sogni.

Ferdinando de Martino.

FILOSOFIA DA BAR #2 | il teorema del triangolo o il gioco dell’istinto.

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Lo scopo di questo saggio è il seguente: analizzare la società, utilizzando il metro del bar.

Molto spesso, alleggerendo il nostro modo di ragionare, finiamo per lasciarci guidare dall’istinto. Quella spinta inconscia che provoca, negli esseri viventi, reazioni e risposte immediate agli stimoli esterni.

L’istinto fa parte del nostro animo più ancestrale, ovvero, quello che ci lega in maniera stretta ed indissolubile al genere animale. Preso da un punto di vista scientifico, l’istinto, non andrebbe mai lodato, in quanto prerogativa innata di ogni essere vivente. L’istinto non si può allenare come si farebbe con un muscolo e a chiunque sostenga il contrario, potrei rispondere in tutta tranquillità che credere di poter allenare l’istinto è del tutto simile al credere di poter allungare il proprio pene, seguendo un blog su internet.

Quando annusate un qualcosa di estremamente maleodorante, l’istinto  sarà quello di allontanare il suddetto oggetto dal vostro naso. Questo perché, ad un livello teorico, ciò che profuma dovrebbe essere meno pericoloso di ciò che puzza.

L’istinto ci fa fare in un nano secondo, quello che il ragionamento meditato e filosofico ci farebbe fare in tre o quattro secondi. Perché, allora, parlare dell’istinto in questo libro se l’intento è quello di spiegare la “filosofia” da bar? Semplice: perché l’istinto può portare a delle scoperte molto interessanti, dal punto di vista filosofico.

Chiunque abbia bazzicato l’ambiente dei bar, è consapevole del fatto che, prima o poi, qualcuno finirà col raccontare al barman i propri problemi. È un dato di fatto. Può trattarsi di un problema sentimentale, di una sconfitta sportiva, un licenziamento e via dicendo… tutti, prima o poi,  finiscono col raccontare i propri drammi al loro oste di fiducia.

Ci si siede al bancone, si ordina qualcosa di virile o simil-virile e si dà il via ad un monologo incentrato sul mondo e sulla sfiga, entrambi elementi che sembrano essersi messi d’accordo contro il malcapitato.

All’interno di questa equazione c’è un’incognita: lo sgabello. Eh si, perché gli sgabelli dei bar ballano sempre. Mettetevi nei panni d’un povero cristo, uno che ha perso il lavoro dopo aver perso la fidanzate e dopo aver scoperto di non poter più pagare le rate della macchina; pensate alla sfiga tremenda, trovi un barista con cui sfogare il tuo odio verso il mondo e lo sgabello su cui sei seduto non ne vuole proprio sapere di star fermo.

L’istinto ha portato, almeno nel sottoscritto, a sviluppare una sorta di senso di ragno (alla spiderman), atto a testare col sedere uno sgabello, prima di sedersi. In pratica, si finge di appoggiarsi qua e la, fino a quando non si trova lo sgabello meno traballante.

Un giorno, questo mio istinto di sopravvivenza alcolica, mi aiutò a sviluppare il teorema del triangolo o “il gioco dell’istinto”.

Mi trovavo in un bar, pronto a chiacchierare con una barista niente male, quando appoggiando il sedere per testare la stabilità di uno sgabello, notai qualcosa di strano. Quello era decisamente lo sgabello più stabile dell’intero pianeta. Come diavolo era possibile? Semplice. Abbassando lo sguardo, mi si aprì un mondo.

Duemila anni e passa di evoluzione, ecologismo, software incredibili, nanotecnologia, bombe atomiche, penicillina, porno gratuito e davvero il mondo ancora non aveva capito qual era la soluzione al traballamento generale di sedie e tavolini di tutto l’intero pianeta?

L’uomo, lo stesso animale che aveva inventato la ruota, non riusciva a trovare soluzioni migliori dell’utilizzo di un libro,  per impedire alla gamba di un tavolo di rovinare una cena?

Incredibile. Davvero incredibile.

La soluzione a questo dramma da taverna è estremamente banale. In un futuro prossimo, potremmo risparmiare tonnellate e tonnellate di legname, dando vita ad una nuova politica del risparmio sulle gambe dei tavolini, degli sgabelli e delle sedie; perché il numero ottimale di gambe per una sedia, sgabello o tavolo che sia è tre.

Pensateci bene, se le gambe di una sedia fossero tre, non avrebbe importanza nemmeno la misura di queste, in quanto risulterebbe impossibile far ballare una qualsiasi struttura, appoggiata su tre gambe.

Senza il mio istinto non avrei mai capito questa stronzata. Infatti, sebbene il numero tre sia molto importante sotto svariati aspetti, uno su tutti è sicuramente quello che ne fa il primo numero in grado di costituire una maggioranza ed una minoranza all’interno di un gruppo, non è questo il punto centrale del mio ragionamento.

Il teorema del triangolo, serve esclusivamente a spiegare che il ruolo dell’istinto è di basilare importanza in ambito filosofico, perché l’istinto, essendo un tutt’uno con la paura e con le nostre memorie ataviche, spesso ci può fornire in maniera del tutto gratuita lo spunto per interpretare meglio ciò che ci circonda.

Insomma, il bar è solamente un metro di misura, mentre l’istinto è ciò che può smuovere i pensieri, proprio quando avevamo deciso di alleggerire il peso del ragionamento. L’istinto, in questo caso, è una sorta di assicurazione sull’utilizzo del pilota automatico.

Se solo ci fosse un modo semplice e razionale per capire quando il nostro cervello inizia a remarci contro, focalizzandosi esclusivamente sul problema,  senza cercare una soluzione apparente, tutto sarebbe più facile. Pensare meno e affidarsi totalmente all’istinto non è una soluzione, in quanto istinto e ragionamento viaggiano di pari passo, un po’ come l’apollineo e il dionisiaco.

Applicare il ragionamento a ciò che l’istinto ci mostra è l’unica strada che può portare a mirabolanti scoperte come, ad esempio, quella del teorema del triangolo.

Letture consigliate dall’infernale:

Ferdinando de Martino

Scia di sangue in alto mare | UN ESORDIO SPETTACOLARE.

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Navigare nel cyberspazio è un po’ come gironzolare in un vecchio mercatino di libri e dischi usati, la differenza è che i prodotti che puoi trovare nel mondo virtuale sono spesso nuovi.

Dio solo sa quanto ami la produzione indipendente del web e oggi voglio parlarvi di un prodotto eccezionale, realizzato da due autori giovani e promettenti: Cristian e Veronica Papillo.

Questo romanzo è un gioiellino della letteratura italiana e va a dimostrare che nel nostro paese c’è ancora qualcuno in grado di scrivere un libro senza aver fatto prima il D.J., l’attore o il Grande Fratello.

SCIA DI SANGUE IN ALTO MARE è un giallo, è un thriller psicologico, è un noir e anche un libro con delle forti tendenze erotiche, insomma, è tutto ciò che dovrebbe essere un buon libro.

Come molti di voi sapranno, sono un amante della costruzione dei personaggi e in questo lavoro ho riscontrato una capacità di struttura del personaggio impressionante.

Ogni comparsa, protagonista o personaggio ricorrente è descritto nei minimi dettagli caratteriali in maniera concisa e mai prolissa. Per uno scrittore questa capacità è traducibile in un semplice termine: talento.

L’universo creato da Veronica e Cristian è un universo cupo e ironico, dove nulla è ciò che sembra e l’amore rappresenta ancora una via di fuga dalla realtà.

Pagina dopo pagina, questi due autori faranno a pezzi le vostre elucubrazioni, stravolgendo la storia e giocando con la visione d’insieme come se alle loro spalle avessero almeno una decina di romanzi. Credetemi, trovare delle perle come questo libro nel web, restituisce a noi avidi lettori di letteratura con le palle, una nuova speranza.

Pur essendo in promozione col mio ultimo libro, non posso fare altro che consigliarvi la lettura di questo straordinario romanzo d’esordio.

Attualmente sono riuscito a mettermi in contatto con gli autori e spero di riuscire ad intervistarli per analizzare il loro lavoro al microscopio.

Sono estremamente curioso di scoprire come siano riusciti questi coniugi a partorire un libro così ben strutturato al primo colpo, perché sin dalle prime pagine l’impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi davanti ad una coppia di autori ultra-navigati.

 

 

Ferdinando de Martino.