SORCI VERDI | il postmodernismo di J Ax.

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Ero molto scettico riguardo a Sorci verdi, non perché pensassi che J Ax non fosse all’altezza di un late show, ma per via della refrattarietà della RAI verso ciò che si può dimostrare troppo fuori dagli schemi.

Nel libro “Il rap spiegato ai bianchi” vengono spiegate le motivazioni che spingono questo genere musicale ad incarnare alla perfezione lo spirito del postmodernismo letterario, ecco, in questo articolo mi piacerebbe spiegare perché Sorci verdi è uno show postmoderno.

Partiamo dal suo conduttore J Ax. Alessandro rappresenta tutto ciò che a me piace in un artista e prima che tutti voi v’incazziate tirando su i vostri occhialini da hipster che ignorano anche la derivazione culturale del termine hipster, lasciatemi spiegare le motivazioni di questa mia affermazione.

J AX E SHERLOCK HOLMES.

Alessandro Aleotti (J Ax) è un onnivoro culturale. Posso affermare ciò, in quanto fan degli Articolo 31 da “È natale ma io non ci sto dentro.”. Gli onnivori culturali sono delle bestie rare e non fanno altro che nutrirsi in maniera compulsiva di tutto ciò che stuzzica vagamente la loro attenzione. Questo meccanismo di apprendimento sviluppa una sorta di deficit dell’attenzione verso tutto ciò che secondo il fruitore di contenuti, non è utile alla sua sfera vitale. Questo concetto è espresso alla perfezione in “Uno studio in rosso”, primo libro dedicato alle avventure di Sherlock Holmes.

Il nutrimento artistico di J Ax, tocca diverse branche dell’arte, dalla letteratura al cinema, dalle serie t.v. al gossip e dai titoloni di giornali ai videogiochi. Il denominatore comune è “l’ignoranza”, intesa come l’ignorare tutto il resto. Questa non è una cosa negativa, ma un semplice bilanciamento mediatico, in quanto tutti gli altri presentatori ignorano gli argomenti appena citati, argomenti che se non fosse per J Ax non sarebbero mai arrivati in televisione.

Prendiamo il linguaggio. Molti abbonati Rai avranno sicuramente pensato più di una volta, guardando il programma -Ma che cazzo ha detto questo?- e sarebbe molto semplice criticare Ax per questa motivazione, se non fosse che molte persone si ritrovano a dire -Ma che cazzo dicono questi?- ogni volta che si ritrovano davanti alle trasmissioni di Bruno Vespa. Il fatto è che questi “outsider” non sono mai stati presi in considerazione come reale fetta di mercato a cui vendere un programma. J Ax è riuscito in questa impresa, avendo portato uno snob petulante ed arrogante come il sottoscritto a guardare un programma Rai in seconda serata, capendo finalmente il linguaggio usato da un presentatore.

Non mi riferisco alla retorica del “bella zio”, quanto più al linguaggio schiettamente postmoderno di una persona attuale. Il linguaggio del postmodernismo si colloca nell’attualità costante di ciò che è o era moderno nell’immediato presente e prossimo futuro, perché in quanto figli della nostra epoca sarebbe ridicolo non sapere cosa vuol dire “trolling” o essere, come dice Ax “dei tecnoanalfabeti”.

Ci siamo sorbiti decenni e decenni di presentatori di format riciclati dagli anni cinquanta e non ci siamo mai lamentati, limitandoci a spegnere quella scatola maledetta, accendendo i nostri computer per decidere come, quando e cosa guardare per il nostro intrattenimento.

Può sembrare molto stupido ma avere un J Ax in televisione, un J Ax puro che ha dato vita ad un Show di anarcocapitailsmo come solo South Park era riuscito a fare prima d’adesso, può risollevare anche questa morale becera che ancora si cova verso chi in Italia ha le braccia tatuate e, magari, decide di pensare con la propria testa e non con quella dei nonni dei suoi nonni.

Ho rivisto molto di ciò che amo in Sorci Verdi, da Bill Hicks a Letterman, senza mai sfociare nella parodia dei grandi Show americani. Prendere ciò che è buono e, soprattutto, sano e farne un qualcosa di personale è da sempre la strategia mediatica che apprezzo più di tutte la altre.

Da umile scrittore non posso che fare i complimenti a J Ax per il lavoro svolto nella stesura di uno show che ha riportato un dissidente dell’intrattenimento televisivo come il sottoscritto a pigiare il due sul telecomando.

Sono anche io un abbonato Rai ed esigo Sucide Girls e satira mediatica in televisione.

 

P.S.

Ho scritto questa recensione perché al contrario di Wired, non sono un morto di visualizzazioni pronto a sparare merda su di una trasmissione solo perché i miei lettori si aspettano che io lo faccia. Siamo Blogger… non giornalisti.

 

 

Ferdinando de Martino