Cosmopolis | Il capolavoro di Don DeLillo | C’è uno spettro che si aggira per il mondo, lo spettro del capitalismo

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Oggi voglio parlarvi di un DeLillo relativamente recente.
Cosmopolis è un libro piccolo e denso di quella sensazione angosciante che solamente le pagine del noto scrittore americano possono permettersi di trattenere tra le righe, senza mai cadere nella banalità.
Come in ogni opera di DeLillo lo stile è estremamente ben strutturato, ma la filosofia\matematica è la vera ed indiscussa protagonista della storia raccontata in Cosmopolis.
Nel libro viene ricreato l’universo mentale di Eric, un giovane miliardario, impegnato in una costante teorizzazione del mercato della speculazione in borsa. Il mondo che Eric vive nella sua testa è lo specchio del mondo che sarà a breve. È un concetto complicato a dirsi, ma semplice a leggersi.
Le teorie di Eric, da sempre controverse, sono riuscite ad arricchirlo a dismisura, facendone un giovane miliardario privo di valori.
-C’è uno spettro che si aggira per il mondo, lo spettro del capitalismo.- è la frase che domina la descrizione di una società economica annichilita nella sua filosofia tendente all’ironia.
L’anti odissea di questo giovane miliardario che decide di tagliarsi i capelli, nonostante l’universo gli stia consigliando di restarsene a casa, utilizzando Manhattan come angelo annunciatore, lascia sgomenti sin dalle prime righe.
Come ogni postmoderno, Delillo riesce ad entrare non solo nella mente di ogni personaggio, bensì ad addentrarsi nella mente dello spettro del capitalismo che con la sua retorica miliardaria domina una sorta di nuova materia accademica che solamente pochi eletti riescono a vedere.
Recensire un libro di Don DeLillo è tremendamente difficile, perchè ci si trova a dover partorire parole riguardanti uno dei più grandi generatori di storie emozionanti ed intense del pianeta.
Vi consiglio di approcciare questo magnifico autore partendo proprio da Cosmopolis, per arrivare poi al suo capolavoro assoluto “White Noise”.

 

 

Recensione a cura di Ferdinando de Martino.