Escobar e Narcos | La venerazione del male allo specchio | di Ferdinando de Martino

benicio

Sulla figura di Pablo Escobar sono stati realizzati una serie di prodotti noti e meno noti, oggi noi parleremo di due differenti visioni inerenti al mondo del re del narcotraffico.

Innanzitutto spegniamo le sterili e puerili critiche ai film di genere, perchè una pellicola è e rimane una storia e se qualcuno viene influenzato da un film a tal punto da diventare un narcotrafficante o il novello Vallanzasca, il problema sta nella testa dell’individuo in questione e non in una troupe cinematografica che ha lavorato giorno e notte per la realizzazione di un prodotto d’intrattenimento.

Il film dell’italiano Andrea Di Stefano mi ha deluso enormemente. È da quando in entourage si vociferava della produzione di un film sulla figura di Pablo Escobar con Del Toro come protagonista, che avevo iniziato a pregustare un capolavoro visivo.

Purtroppo ho trovato “Escobar Paradise lost” un film tremendo.

Capisco benissimo il concetto di decentralizzazione di una storia per raccontare un personaggio attraverso la vita e le vicissitudini di un altro nucleo, ma tenere lontano Del Toro dall’inquadratura per quasi l’intera durata del film, mi è sembrata una mossa non da dilettante, bensì da finto-intellettuale.

Benicio è stato grande e magistrale in ogni senso, ma la sua assenza non ha retto per niente il ritmo drammatico della storia. Il film risulta piatto e sterile.

Per quanto riguarda Narcos, il discorso è completamente diverso. Il livello degli attori è altissimo, i dialoghi possono essere definiti perfetti, anche nella traduzione in altre lingue, perchè per volere dell’emittente sono stati mantenuti nella loro lingua madre.

Wagner Moura è stato fantastico e ha regalato al publico un personaggio con cui empatizzare nel bene e nel male, senza cadere mai nel cliché.

Il progetto “Narcos” è dettagliato e documentaristico e dalla terza stagione parlerà del cartello di Cali, confermando uno stile decisamente “true-story” romanzato.

Togliere carattere ai personaggi negativi, semplicemente per non far empatizzare il pubblico con loro, equivale sempre a produrre un prodotto di serie B e, se vogliamo, anche moralista.

Se si vuole raccontare un mondo opulento, bisogna mostrare l’opulenza e per mostrare la cattiveria, devi farmi vedere la cattiveria, altrimenti mi ritrovo davanti al televisore con un bagaglio di domande irrisolte che mi lasceranno perplesso e amareggiato.

Il voto di Narcos è 10, mentre quello di Escobar è 5.

Buona visione.

Ferdinando de Martino.