Sempre gli stessi giochi.
Palline che rimbalzano conto i muri.
Tornano in mano solamente per scappare, come
gatti di plastica.
Ho criptato le mine un po’ per nasconderle e
un po’ per evitare che qualcuno possa calpestarle volontariamente.
Hanno usato la siepe, il mare, la vita. Materie, materie, materie.
Abbiamo materie per ogni concezione, anche per quelle che non riusciamo a concepire.
La tangenziale vorrebbe essere stuprata. Indossa la sua corazza di velluto e chiede venti a botta,
I.V.A. ignorata. Anche lei cripta qualcosa, forse le emozioni.
La matassa diventa incolore e trovarne il capo potrebbe diventare un esperimento cieco.
La siepe è stata accorciata da un giardiniere messicano. Lunghi baffi e naso grosso.
Così muore la poesia, sotto la falce di un professionista del settore.
Li senti? Sono i rintocchi del nostro monastero. Sono le luci del tempio in cui
i santi si scambiano le spade in segno pace, gettando due gocce di limone nei cucchiai.
Buon appetito mondo -Il pranzo è servito.
Quest’anno il grande OM uscirà da una ghetto blaster.
Napalm e poesia. Metrica e razionalizzazione.
Un giorno falceranno anche il server della nostra immaginazione.
Ferdinando de Martino.