Mine | poesia

dalì-15-2

Sempre gli stessi giochi.

Palline che rimbalzano conto i muri.

Tornano in mano solamente per scappare, come

gatti di plastica.

Ho criptato le mine un po’ per nasconderle e

un po’ per evitare che qualcuno possa calpestarle volontariamente.

Hanno usato la siepe, il mare, la vita. Materie, materie, materie.

Abbiamo materie per ogni concezione, anche per quelle che non riusciamo a concepire.

La tangenziale vorrebbe essere stuprata. Indossa la sua corazza di velluto e chiede venti a botta,

I.V.A. ignorata. Anche lei cripta qualcosa, forse le emozioni.

La matassa diventa incolore e trovarne il capo potrebbe diventare un esperimento cieco.

La siepe è stata accorciata da un giardiniere messicano. Lunghi baffi e naso grosso.

Così muore la poesia, sotto la falce di un professionista del settore.

Li senti? Sono i rintocchi del nostro monastero. Sono le luci del tempio in cui

i santi si scambiano le spade in segno pace, gettando due gocce di limone nei cucchiai.

Buon appetito mondo -Il pranzo è servito.

Quest’anno il grande OM uscirà da una ghetto blaster.

Napalm e poesia. Metrica e razionalizzazione.

Un giorno falceranno anche il server della nostra immaginazione.

 

 

Ferdinando de Martino.