Come nasce uno scrittore | INCONTRO | di Salvo Barbaro

01 febbraio 2013

Sono quasi le nove del mattino e mi sveglio in preda alla mia “solita” agitazione. Mille domande e migliaia di dubbi attanagliano di continuo la mia testa: sto facendo la cosa giusta? Venire a Firenze è stata una scelta sbagliata? Avellino mi manca, ma al diavolo, chissenefrega e poi devo lavorare, voglio lavorare. Giulia è la donna giusta per me?
Mi guardo intorno, osservo la mansarda in cui dormo, mi sta stretta, mi manca l’aria e non riesco a respirare. Mi alzo velocemente e vado a farmi una doccia. Sono solo, i miei zii sono usciti per andare a lavoro, è un venerdì, guardo fuori dalla piccola finestra del bagno e noto che il tempo è bigio, una giornata come al solito brutta e fredda. Sospiro e mi giro verso il corridoio. Mi affaccio alle scale che portano giù al piano inferiore. Ho un po’ paura, paura di tutto.
Poi nella testa mi si accende la famosa lampadina… quello che mi manca davvero è un caffè zuccherato e decisamente forte. Lo preparo, lo bevo con soddisfazione e mi vesto perché il pranzo al ristorante mi attende. Sbuffo prendendo dal comodino il mio cellulare e sul display c’è un messaggio di Giulia: oggi vengo a pranzo da te e porto un mio amico, buona giornata!
Rispondo semplicemente Ok e penso tra me e me, -Un amico? Ma chi è? Io devo lavorare e lei mi porta un suo amico…mah!
Mi chiudo la porta alle spalle, salgo in macchina e mi dirigo a lavoro.
Monotonia, imprecazioni e puzzo di fritto misto a salse conservate male in frigo. Corro tra i tavoli e non ci penso, tra le solite facce da ebeti e i clienti che mi inebriano il cervello con le stesse e medesime domande “intelligenti”, tipo -Ma quest’acqua è refrigerata?-, -Il coupon vale anche a pranzo?-, -Sei di Avellino vero? Napoli è bellissima!
Abbandono la voglia di ammazzare qualcuno quando la porta del ristorante all’improvviso si apre. Giulia sorridente che stringe la mano a un bambino con i capelli biondo cenere, caschetto e frangetta perfettamente pettinata. Occhioni celesti e viso vispo e furbo. Sembra un puttino, bello come il sole.
Sorrido e incredulo vado incontro ai due lasciando per un attimo la commissione che dovevo fare: portare un calice di vino rosso a un mezzo rincoglionito che si sente chissà chi, con il viso da grande intellettuale che usa il suo affusolato mignolo come un ottimo stuzzicadenti.
-Ciao Salvo, questo è Vieri!
-Piacere Vieri, io mi chiamo Salvatore.- faccio imbarazzatissimo.
Il piccolo sicuro di sé, dice -Ciao, ho fame, voglio le patatine con il ketchup e la Fanta!
-Ok, ok, sedetevi lì.- e indico un tavolo per due, in disparte in fondo alla sala.
-Arrivo subito.- faccio, girandomi e ritornando al tavolo dell’educato.
Sbrigo subito la faccenda e ritorno immediatamente da loro. Non m’importa niente degli altri tavoli, il mio interesse è solo ed esclusivamente per loro. Prendo la comanda e allontanandomi li osservo. Sono uno spettacolo, chiacchierano, sorridono, possiedono una loro unica intimità.
Vieri mangia con gusto le sue patatine imbrattandosi gioiosamente le labbra, tipico della spensieratezza dei bimbi. Giulia mangia la sua capricciosa molto lentamente perché il piccolo non le dà tregua un attimo: si alza, gioca con le posate, si guarda dietro, avanti e ai lati, ride, beve velocemente l’aranciata. E poi parla, chiacchiera, parla, parla e parla ancora.
Vederli, oggi, mi ha proprio riempito il cuore. Ogni tanto vado al loro tavolo per chiedere se tutto va bene, Giulia mi sorride, mentre Vieri non mi degna di una risposta.
Poi dopo un’oretta circa si alzano e il piccolo mi viene incontro mentre sono intento a sparecchiare, -Cameriere noi andiamo via! Ciao!
Mi giro, gli sorrido e noto che si sta infilando il piumino in modo molto strano: infila il braccio destro nell’apposito buco da davanti, poi con un gesto veloce e repentino se lo porta dietro la testa. Faccio per aiutarlo, -Vieri aspetta ti aiuto!
Lui mi guarda in cagnesco, si ferma e mi fulmina con lo sguardo dicendomi freddo -FACCIO DA SOLO!-, per poi voltarsi e andare via.
Resto come uno stoccafisso, saluto con un cenno della mano Giulia e li osservo oltrepassare la porta del ristorante.
Sei grande Vieri. Grazie Giulia per avermi presentato la tua vita.

Salvo Barbaro.

1 Commento

  1. Roberta

    Complimenti….”cameriere”
    Questo racconto ha un “sapore” speciale…un sapore che sa di vera emozione!

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