Come nasce uno scrittore | VOGLIA | di Salvo Barbaro

Giro in macchina da più di un’ora senza meta. Mi annoio. Lo stereo in sottofondo balza tra una canzone ed un’altra e sembrano annoiarsi anche i cantanti che si alternano.
Avellino in questo periodo è deserta, non c’è un’anima viva. Le persone, alla prima occasione, si catapultano nelle spiagge più vicine in cerca di un po’ di refrigerio, al riparo dall’estate che ormai incombe.
Sudo anche con l’aria condizionata a palla. Sono quasi le quattro del pomeriggio e non ho voglia di tornare a casa per sorbirmi le solite isterie dei miei che non approvano nulla di quello che faccio.
Mi fermo all’unico bar aperto: una sorta di bugigattolo illuminato a festa, con le luci che ti accecano più del dovuto.
Entro e ordino un caffè al giovane barista, alto, secco e stempianto. Avrà avuto su per giù vent’anni, ma ne dimostra almeno. Mi scruta nervosamente perché l’ho interrotto dalla sua “emozionante” lettura di un quotidiano locale.
Sbuffa, si alza dalla sedia e inizia a lavorare alla macchina del caffè. Mi porge delicatamente la tazzina piena e bevo quella poltiglia nera, orribile, che appena tocca la mia lingua mi viene da vomitare. Poggio un euro sul bancone e il mio sguardo cade sul giornale.
-Posso? – chiedo al simpaticone.
Lui annuisce e si risiede fissando il vuoto.
Leggo passando da una pagina all’altra, annoiandomi anche di questo. Poi, ecco, gli occhi si soffermano su degli annunci molto particolari: QUARANTENNE ANNOIATA IN CERCA DI FACILI EMOZIONI. TELEFONARE POMERIGGIO, ZONA AVELLINO CENTRO.
La mia vena alla testa inizia a pulsare, le mani sudano e prendo, in un nano secondo, la “malsana” decisione di telefonare. È un periodaccio sessualmente parlando: vado avanti ad estenuanti seghe mentali e fisiche.
Segno il numero sul cellulare, esco dal bar senza neanche salutare e chiamo la quarantenne.
-Pronto?- la voce di lei è sensuale.
-Ciao. – faccio io emozionato.
-Dimmi amore…cercavi me?
-Si, ho letto l’annuncio e vorrei, come dire, vorrei vederti!- dico tutto d’un fiato.
-Allora, sono 100 euro e faccio tutto!
-Come sei?
-Sono alta uno e settanta, quarta di seno e un culo perfetto!
-Wow! – faccio io, -In che zona sei?
-Sono in via De Concilii, il palazzo accanto alla scuola, conosci?
-Certo! Sono qui vicino!
-Allora quando volevi venire?
-Beh…ora!
-Ok, mi preparo e quando sei al portone richiamami e ti apro!
-Ok!
Riattacca. Sono arrapato e curioso. La mia curiosità mi fa fantasticare, penso che dalla voce sia davvero una gran gnocca.
Al primo bancomat prelevo la somma pattuita e mi avvio a piedi a destinazione. Arrivo davanti al palazzo, prendo il cellulare e faccio lo squillo alla “signora”.
-Ti apro! Primo piano! Prima porta destra!
Il portone si apre. L’androne è buio, non si riesce a vedere niente. Salgo le scale con quella paura mista a eccitazione. Ho l’affanno e subito sono al primo piano. Davanti a me tre porte. Non capisco niente.
All’ improvviso sento un rumore di chiavi che girano nella toppa.
-Ehi, ehi, dico a te! Eccomi, vieni!
Mi giro e magicamente una di queste si apre. Mi avvicino.
-Ciao amore! Deluso?
La scruto. La osservo dalla testa ai piedi e in un lampo l’eccitazione di prima svanisce in un secondo.
Di fronte a me un tricheco vestito con la langerie nera e tacchi a spillo.
Resto immobile e senza fiato.
-Allora? Che c’è?- fa lei visibilmente scocciata.
-No, no, forse ho sbagliato!- dico, mentre la porta si chiude alle mie spalle.
-Non ha sbagliato!- mi dice.
-Scusa, e che mi sono dimenticato che…, anzi ho avuto una chiamata! Devo scappare! Scusa, ti pago, ma scusami!
Nella mia testa immagino il suo “protettore” che esce da una stanza con una spranga di ferro deciso a rompermi il cranio.
-Vaffanculo stronzo!- fa lei semplicemente.
Mi apre la porta e fuggo via a gambe levate tra l’imbarazzo e lo schifo.
Arrivo al portone sudato e disidratato. Fuori dal palazzo un’afa tremenda. Dentro di me il gelo e il vuoto.

Salvo Barbaro.

2 Commenti

  1. Francesca

    Bentornato! Così si fa!

  2. Paola Marino

    Il tuo racconto mi ha fatto venire in mente episodi goliardici di anni fa , quando insegnavo in istituti professionali e ragazzi esuberanti telefonavano per divertirsi, alla ricreazione, ad inserzioniste a loro volte altrettanto esuberanti, nelle forme e nelle prestazioni che offrivano.Le inserzioniste riconoscevano subito che le voci erano di ragazzi e l’ilarità era reciproca, anche perché i ragazzi erano altrettanto scaltri da individuare che dall’altro capo del telefono, c’erano inserzioniste non giovanissime. Salvo invece viene frastornato ed ingannato dalla voce sensuale della quarantenne che vanta forme a dir poco prosperose , annoiata in cerca di emozioni, quasi quanto lui , così come in quell’arsura estiva, senza via di scampo, sembrano annoiati perfino i cantanti che si alternano con i loro brani musicali nella sua autoradio quasi a dire :” Qui non c’è musica!”,
    non c’è ritmo, vita, solo arsura. Perfino il bar nel quale Salvo prende il caffè è un bugigattolo e vomitevole il caffè. Ed in questo climax ascendente di sensazioni sgradevoli, ecco che si inserisce la via di fuga: l’ escort che in realtà altro che sirena, è un tricheco con tacchi a spillo! Ma Salvo fantastica , riversa il suo ego sognatore nella realtà: da qui nasce l’inganno che altro non è che una proiezione di ciò che si desiderava con tutto se stesso . Lo scontro con la realtà, perfetto continuum di quella dell’inizio, è ben evidenziato dal contrasto finale tra l’esterno , caratterizzato dall’afa e dal sudore e dalla disidratazione del corpo di Salvo e l’interno, che fa avvertire al protagonista solo il gelo e il vuoto della propria vita . Come sempre niente dal punto di vista linguistico è superfluo, ma ben s’armonizza con la storia.

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