Non facciamo ridere William | scriviamo con la testa | di Ferdinando de Martino

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Abbiamo perso la bussola da troppo tempo e non ci rimane che l’eco lontana di un tempo in cui gli scrittori avevano anche le palle e non solo le parole.

Lo scrittore non dovrebbe mai guardare indietro, esattamente come non dovrebbe guardare avanti; il compito di chi scrive è e sempre sarà, quello di perpetuare il momento.

Oggi voglio parlare di vuotezza, partendo da un personaggio che di vuoto non aveva niente: William S. Burroughs.

Lo scrittore che nella foto qui sopra, assieme a Ginsberg, riesce a mettere in secondo piano anche un giovane e bellissimo Leonardo Di Caprio che si nota appena dietro le sue spalle.

Leo ha gli occhiali sulla testa, il colorito pallido-anni 90 e l’atteggiamento di chi non passerà mai una notte da solo, eppure tutti guardano Burroughs. Perchè? Uno scrittore andrebbe letto e non guardato, esattamente come una modella andrebbe guardata e non letta.

L’attenzione è focalizzata su di lui, esattamente come l’obbiettivo della macchina fotografica e l’ammirazione di Leonardo Di Caprio.

Il caso vuole che Leonardo Di Caprio sia diventato un mostro sacro della recitazione e un attivista rompicoglioni di proporzioni bibliche, quando potrebbe tranquillamente passare le sue giornate a bere tequila dal ventre piatto di Rihanna.

Ecco, come ha fatto la vuotezza di Hollywood a perdere il suo ascendente ammaliante sul giovane Leo? Io credo che il vecchietto della foto sia parte integrante di questo percorso.

Burroughs era tutt’altro che un vegano ambientalista… stiamo pur sempre parlando di un uomo che ha ucciso la moglie con un colpo di fucile, mentre fatto di amfetamine cercava di colpire una mela sulla sua testa. Tuttavia l’attenzione e l’ammirazione della classe artistica americana ha sempre idolatrato questo buffo personaggio-scrittore-tossicomane.

Io credo che la risposta al grande interrogativo si possa notare nel sorriso pitturato sul volto di Di Caprio. Un sorriso del genere dovrebbe appartenere all’ambito -Ehi… oggi ho rimorchiato Kate Moss.-, invece in Leonardo Di Caprio rappresentava un semplice -Sono qui con una delle menti più brillanti del secolo, solamente perchè grazie al mio bel visino sono riuscito ad arrivare al tavolo di un bel cervello. Forse è arrivato il momento di coltivare anche la mia materia grigia.

Sono sicuro che la frequentazione di questo vecchietto, corteggiato da tutti i campi artistici abbia influito su moltissimi artisti per la pienezza della parola… anche quando viene relegata al mondo dell’astrattismo.

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Abbiamo bisogno di queste facce, non per riscrivere la storia del mondo, ma per poter imparare da qualcuno, in un periodo storico in cui non sono gli allievi a mancare, ma i maestri.

Continuando in questo baratro di niente mischiato a reality-show, mischiati a loro volta col nulla, finiremo per far ridere Burroughs.

Bisogna fare come Leonardo Di Caprio, smettiamo di coltivare il nostro bel visino, ingrassiamo un po’ e iniziamo ad ascoltare William, nel caso ne trovassimo uno.

Ferdinando de Martino.