Può Britney Spears farci capire il pensiero di Nietzsche ? | di Ferdinando de Martino

Immaginatevi un incontro di pugilato. Da una parte abbiamo l’industria musicale, mentre dall’altra abbiamo un tizio coi baffi folti e matto come un cavallo.
L’industria musicale sostiene di forgiare talenti e di anticipare i trend con lungimiranza, proprio mentre dall’altro lato del ring il ginnico Nietzsche si sta scaldando per dimostrare, a suon di pugni metaforici, che l’industria musicale non fa altro che seguire il flusso di una serie di eventi che si manifestano e si manifesteranno perennemente in maniera ciclica.
Vi siete mai trovati davanti ad osservazioni come -Un tempo avevamo i Beatles e adesso ci ritroviamo Justine Bieber?
Se la risposta è sì, siamo sulla strada giusta per comprendere uno dei concetti più interessanti della filosofia dell’ottocento.
Premetto di non voler insultare i gusti musicali di nessuno, sebbene credo che la differenza tra Bob Dylan e Justin Bieber sia lapalissiana. In caso contrario, mi dispiace molto per le vostre orecchie.
Non esiste una vera e propria motivazione atta a giustificare il successo di certe pop star. Possono essere brave a saltellare sul palco, dimenando gli addominali e in certi casi possono avere anche un gran bella voce, ma non sono questi elementi a decretarne il loro successo a tavolino.
Il fatto è che non è spiegabile nemmeno il successo di Dylan, perchè il semplice consenso delle folle non può decretare la beatificazione di una rockstar da sotto un palco, in quanto quella rockstar deve arrivare sul palco per essere beatificata.
Se alla rockstar togli il palco o il canale YouTube, il pubblico perde il suo potere beatificante.
Il centro della questione è: perchè nascono i Dylan e i Bieber?
Li sentite? Sono i pugni di Nietzsche che si colpiscono tra loro, prima di sferrare il primo montante.
Al suono del gong parte il primo attacco: in un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
Questo meraviglioso ed elementare concetto decreta una delle leggi più affascinati della filosofia ottocentesca.
L’esempio più semplice che possiamo fare è quello di un mazzo di carte o di una moneta.
Immaginate di aver pescato da un mazzo di carte il due di denari. Rimettete dentro la suddetta carta, mischiate nuovamente il mazzo e pescate una seconda volta.
Fingiamo che sia uscito l’asso di coppe.
Continuando questo giochetto all’infinito, per una semplice questione matematica, prima o poi il due di denari e l’asso di coppe verrano estratti nuovamente dal mazzo, proprio perchè in un sistema finito (come il mazzo di carte), con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
Quindi in un sistema finito come quello dell’industria musicale, durante il naturale scorrere degli eventi, avremo un susseguirsi di Bob e Justine.
Bob Dylan dovrà nascere ancora, proprio perchè è nato una volta. Bob Dylan è nato quanto Mozart ha visto per la prima volta un clavicembalo, quando Ray Charles ha capito che si poteva vedere anche con gli occhi del suono; è nato quando Hendrix ha guardato una chitarra, domandandosi -Cosa si può fare di diverso?
Bob Dylan è nato quando il primo uomo ha iniziato a cantare e continuerà a nascere finché il tempo rimarrà infinito.
La stessa identica cosa vale per Justine. Bieber è nato quando un produttore musicale ha guardato i volti sbarazzini degli ’N Sync e ha detto -Con questi copriamo tutto il mercato di persone che non hanno mai sentito la bella musica.
Vi siete mai chiesti perchè per l’industria musicale è così importante la fascia 14/15?
Semplice… perchè è più facile fare il lavaggio del cervello a persone che non hanno cultura in un campo specifico e l’unico modo per impedire ad un individuo di farsi una cultura musicale è quella di propinargli l’esca giusta al momento giusto.
Gli ’N Sync o i Take That potevano vendere solamente a chi non aveva mai sentito un pezzo degli Aerosmith. Perchè? Andiamo… chi comprerebbe mai un disco degli ’N Sync dopo aver sentito un pezzo qualsiasi di Tyler e soci?
Bieber è nato quando sono nate le Spice Girls, quando sono nati i Tokyo Hotel e quando i Blue scalavano le classifiche di tutto il mondo.
Molti potrebbero storcere il naso, ma quando io penso alla musica che ascoltavo dieci anni fa, mi congratulo con me stesso, mentre la maggior parte di voi dovrà scendere a patti con il fatto che dieci anni fa cantava -Dan blu da bi di da bi da e da bi di da bu da e da bi di da bu da.
Capito il senso dell’eterno ritorno?
Quando dal mazzo di carte esce un Bieber, viene partorito un testo che recita -Dan blu da bi di e da bu da e da bi di e da bu da e da bi di e da bu da.-, mentre quando esce un Dylan, ci ritroviamo un -Daltonici presbiti, mendicanti di vista, il mercante di luce, il vostro oculista ora vuole soltanto clienti speciali che non sanno che farne di occhi normali.
In parole povere: Nietzsche aveva predetto l’andamento del mercato discografico mondale.
Cosa centra Britney Spears in tutto questo? Adesso ve lo spiego.
Proprio la biondina più amata d’America, passata da ragazza della porta accanto a calva consumatrice di crack, ha espresso il concetto dell’eterno ritorno in uno dei suoi testi più acclamati: Ops… l’ho fatto di nuovo.

Visto? Tutto torna e tutto tornerà e Britney lo farà di nuovo e di nuovo e di nuovo…

 

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Ferdinando de Martino