COME NASCE UNO SCRITTORE ? | Coccoli e stracchino | di Salvo Barbaro

Sudo, sparecchio, corro avanti e indietro, il caldo mi arroventa, mi sbatte alle corde come un pugile stremato. Però sorrido, o meglio devo essere sorridente con i clienti-lavoratori-muratori che affollano il ristorante di mio zio già da mezzogiorno. Lavoro da un mese esatto e davvero mi sembra tutto tranquillo, monotono sì, ma il tempo scorre veloce. A pranzo il movimento è discreto, abbordabile, ma è la sera il clou, il casino, una vera e propria mandria di persone che si presentano con il solo intento di mangiare la pizza con un coupon, pretendendo d’esser trattati come clienti abituali.
Coupon: parola fino a quel momento decisamente sconosciuta nei miei modesti dizionari culinari. Prendi prenotazione su internet, scegli il menù di pizza, paghi e arrivi al ristorante con questo pezzo di carta a testimoniare l’avvenuto pagamento.
Pizza a scelta tra margherita, quattro stagioni, cotto e funghi + bibita + mini bruschette al pomodoro per due, per un misero totale di venti euro. Non ci capisco un bel niente e questo mi fa incazzare come una bestia. Perché non prenotare direttamente sul posto e ordinare come tutte le persone normali di questo pianeta? Poi il viso, le espressioni del volto dei maschi che portano a cena le loro mogli, fidanzate, amanti e si presentano alla cassa come ebeti dicendo al proprietario -Questo è il coupon, però pago il supplemento dolce per la signora eh? Crede sia tirchio io.- e si voltano indietro guardando la malcapitata di turno.
Si siedono al tavolo più lontano della sala, sempre vicino al bagno, con un “bel” puzzo da far andar fuori di cervello. Lui tutto altezzoso e fiero, lei con l’espressione da -chi cazzo me l’ha fatto fare di venire qui stasera?-
Sorrido sotto i baffi, divertito e faccio come sempre -Che preferite, signori, vino, acqua gasata, naturale o birra?
Lui alza lo sguardo, mi scruta e tira fuori dalla tasca il famoso foglio -Senti, qui c’è scritto birra piccola per due e prendiamo birra piccola per due! Mi sono messo già d’accordo con il proprietario per il dolce!
-Va benissimo.- gli faccio, pensando che una birra piccola al sottoscritto, con questo caldo, non arriva nemmeno alle bruschette.
I due si guardano attorno, lui sicuramente le sta dicendo -Carino questo posto.- e lei non dice A, ma elargisce un sorriso malinconico a conferma della frase. Pizza, birra tenuta stretta, calda e sgasata fino al dolce, senza nemmeno ordinare un’acqua piccola per non andare fuori budget. Minuti trascorsi nel locale circa un’ora, lui sempre parlante, lei muta, vestita di tutto punto per la serata, circa due ore prima orgogliosa del “maschione” che aveva accanto, ora decisamente delusa. Sicuramente l’indomani lo manderà a cagare.
Io mi diverto, osservo le facce, i movimenti della “famosa” gente del nord e devo dire assolutamente nessuna differenza con noi terroni, anzi. Però la figura di merda è sempre dietro l’angolo.
Siamo quasi a fine serata, entra una coppia habitué del posto. È la prima volta che li vedo, salutano mio zio affettuosamente, si dirigono ad un tavolino riservato. Saluto, loro nemmeno ricambiano ma mi guardano con insistenza.
-Sei nuovo te?- mi chiede lui.
Rispondo -Si.- e lui mi fa -Bene allora ti dico subito che prendiamo: come antipasto coccoli, crudo e stracchino, e una pizza divisa in due, birra media per me e acqua per la signora.
Annuisco, finisco di scrivere e vado in cucina a consegnare il foglio. Mi avvicino al cuoco e gli dico sottovoce -Scusa Francesco, ma il cocco qui a Firenze viene servito con il crudo e lo stracchino?
Francesco mi guarda e scoppia in una fragorosa risata -Ma che cazzo dici Salvatore, coccoli, no cocco, coccoli sono la pasta della pizza fritta. Poveri noi, sei proprio terrone.- mi fa.
-Ah ok, allora sistemo il foglio perché ho scritto cocco!
Figura di merda, sudore e viso stanco.

Salv Barbaro.