Dissidente romantico, anarchico cyberpunk o giornalista? JULIAN ASSANGE.

Julian Assange, all’anagrafe Julian Paul Assange 1973 Townswille, è una delle personalità più discusse del pianeta. C’è chi ha proposto il suo nome per la nomina a premio nobel per la pace e chi lo considera alla stregua dei terroristi più beceri, ma chi è veramente Assange?

Personalmente credo che Assange, oltre ad essere uno degli Hacker più influenti del mondo, sia il miglior giornalista dalla dipartita di Indro Montanelli. L’impegno da militante e capo redattore di WikiLeaks ha regalato al mondo una ventata di realtà ai limiti del surreale.

Chiunque decida di gettarsi nel mondo della stampa elettronica, dovrebbe avere una foto di questo personaggio come santino, alla sinistra del computer.

Il dissidente romantico, l’anarchico cyberpunk che con il suo operato ha fatto  chiudere i battenti ad una banca islandese, per poi mettere in ginocchio la credibilità dell’esercito statunitense, sputtanando infine uno sceicco somalo, mandante di una serie di omicidi politici, ha senza dubbio dei grossi meriti nel settore giornalistico.

Ma la leggenda di WikiLeaks non ha certo bisogno che un blogger e scrittore da strapazzo ne racconti le gesta; preferirei, infatti, soffermarmi sulla figura di Assange e sul suo modo di operare.

Ricordo a tutti i lettori dell’Infernale che al momento Jiulian Assange, vive relegato a Londra, nell’ambasciata dell’Ecuador, impossibilitato a metter piede sul territorio britannico.

Assange, non è un pirata informatico in cerca di fama e denaro, in quanto Wikileaks non è un sito sovvenzionato da pubblicità o governi e il massimo che ha fatto guadagnare al suo Cofondatore è una serie di arresti e la detenzione in  un’ambasciata.

Julian assange è sì un dissidente, un anarchico e un hacker che a soli sedici anni riuscì a violare la sicurezza dei computer della nasa; ma più di ogni altra cosa  è un giornalista, o se vogliamo… l’unico giornalista del nostro pianeta.

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Sono pronto a prendermi tutte le responsabilità della mia affermazione, in quanto il lavoro del giornalista dovrebbe essere quello di mostrare la realtà al mondo, facendosi cavaliere al servizio della VERITÅ.

Ora voglio porre ai miei lettori alcune domande.

Chi mostrò al mondo le torture recate ai danni dei prigionieri iracheni? Chi mostrò al mondo quel terribile ed epocale -Keep shooting- ai danni di un gruppo di civili, tra cui un padre di famiglia e due bambini iracheni? Assange oppure la stampa?

(il video a cui si fa riferimento si chiama “collateral murder” facilmente reperibile in rete o su WikiLeaks)

Chi ha mostrato al mondo i documenti interni che hanno fatto crollare i truffatori della Kaupthing bank, Assange o la stampa?

Chi ha mostrato al mondo le atrocità di decine e decine di esecuzioni prive di regolari processi da parte del governo del Kenya, Assange o la stampa?

Quando il New York Times pubblicò venti articoli, inerenti ai 91.000 documenti dell’esercito americano sulla guerra in Afganistan, chi pubblicò 76.000 articoli non revisionati sull’intera faccenda? Assange o la stampa?

Chi dobbiamo ringraziare per essere tutti a conoscenza del disastro nucleare di Natanz in Iran, la stampa o Assange?

E ancora i messaggi dei cercapersone dell’undici settembre, resi pubblici nel 2009, ammontati a circa mezzo milione. E ancora, ancora e ancora.

La domanda che voglio porvi adesso è: chi è il vero pirata dell’informazione?

Assange… o la stampa?

Ferdinando de Martino

1 Commento

  1. Claudio de martino

    Interessante giudizio ottimo il parallelo con Montanelli: chissà cosa avrebbe fatto con tutte quelle informazioni in mano? Con un computer al posto della sua minuscola LETTERA 22 i cui tasti hanno battuto le verità storiche dai Greci al 2001.

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