21 dicembre 2015
Come al solito la sveglia suona ad interrompere il “tranquillo e beato sonno”, sono le sette in punto, è un lunedì e mi alzo assonnato ma stranamente riposato. Sono seduto sul letto e guardo molto attentamente nel vuoto, pensando e ripensando a cosa avevo potuto sognare la notte precedente. Non ricordo, come spesso succede, non ricordo cosa ho sognato, però avverto una particolare sensazione nello stomaco e nella testa. Spremo le meningi ma… niente, poi all’improvviso un caldo abbraccio mi copre le fredde spalle. È Giulia che s’è svegliata insieme a me e mi bacia il collo dicendomi -Buongiorno amore mio!
Mi giro, l’abbraccio anch’io e la bacio, poi mi interrompe dicendomi –Lo accompagni te Vieri a scuola?
La guardo negli occhi e le dico -Davvero?
Sono stupito e anche molto orgoglioso di quello che le mie orecchie hanno sentito. Non l’ho mai fatto e subito a raffica le faccio tre quattro domande di preoccupazione, -Ma devo accompagnarlo fino in classe o lo lascio all’ingresso? C’è qualcuno che lo prende oppure c’è il rischio che può uscire fuori da solo? Lo dico alla custode che sono il tuo compagno oppure faccio lo gnorri?
Sono emozionato e molto agitato.
-Salvatore, tranquillo, non devi dire nulla, Vieri farà tutto da solo.
-Ok.- le faccio, mentre mi alzo e corro a farmi una doccia.
Dopo circa una mezz’ora di preparativi e raccomandazioni, trovo Vieri già sull’uscio della porta che mi aspetta, pettinato di tutto punto con quegli occhioni azzurri color mare
-Salvo dai sbrigati!
Che bello, penso, è la prima volta che un bambino si fida di me, Elena è ancora uno scricciolo che dorme, mangia e defeca, mentre Vieri è un ometto responsabile. Usciamo dalla porta, -Hai preso la merenda, hai controllato se mamma ha messo tutto nello zaino, i colori, l’astuccio, i quaderni?
Lui mi guarda e mi dice semplicemente –Salvo ti vedo agitato, tranquillo mamma ha messo tutto.
Decisamente sembra lui l’adulto ed io il bambino, uno a zero per lui.
Saliamo in auto e con la verve che lo contraddistingue inizia lo show di domande e parole a raffica, -Lo sai che Filippo ieri ha preso dieci? Lo sai accanto a chi sono seduto? Salvo… all’Alice! Lo sai che amo la Sofia? Lo sai che domani ho la verifica? Salvo ma la mamma mi ha messo la Camilla per merenda!
Una mitragliatrice, cinque minuti di monologo senza nemmeno darti il tempo di ragionare e rispondere. Siamo quasi arrivati e lui di sana pianta mi dice -Salvo ma te che lavoro fai?-, eccola la fatidica domanda che tutti gli adulti disoccupati non vorrebbero mai sentire da un bambino. Lo guardo, gli accarezzo la testa e gli rispondo sinceramente -Sono disoccupato, Vieri!
Lui mi fa -Ah disoccupato, bene e scusa Salvo, ma che vuol dire?
Sorrido e gli dico -Ho perso il lavoro, lo sto cercando. Per il momento sono a casa.
Lui, guardando il mondo da fuori il finestrino, risponde -Bene, mi fa piacere che non hai lavoro così sei a casa con noi, poi lo troverai, tranquillo!
È emozionante come un bimbo di sette anni ti conforti, ti renda parte della sua vita anche se non sei il suo papà biologico.
Siamo arrivati, lo accompagno e nella mia mente rimbombano le parole di Giulia, -Non cercare di baciare Vieri all’ingresso di scuola perché si vergogna e non lo farà mai.
Lo lascio andar via dicendogli un semplice ciao, lui si gira, correndo mi abbraccia e mi bacia, -Ciao papà, buon “non” lavoro!
Il cuore mi batte all’impazzata, mi giro verso la porta gonfio in petto ed esco sollevato tre metri da terra.
Arrivo alla macchina, sta iniziando a piovere, accendo la radio e ascolto Radio Dj dove Fabio Volo sponsorizza il suo nuovo libro di “grande successo”.
Penso -Cazzo, anche lui scrive? Ma porca puttana!-, spengo la radio e ritorno a casa con la testa che frulla.
Salvo Barbaro.